Gesรน ci parla della parabola del seme quando ormai si avvicina l’ultima festa di Pasqua che vivrร con i suoi discepoli. La sua definitiva glorificazione sul legno della croce รจ ormai vicina. Egli, ora, ci invita a guardare proprio verso quella croce, per comprenderne appieno il significato. Gesรน รจ il Figlio di Dio; potrebbe rinunciare a quel sacrificio, che invece accoglie pienamente e liberamente. Accoglie il sacrificio della sua stessa vita! La sola Incarnazione non basta; bisogna che Lui stesso ci indichi la strada da percorrere fino al dono della vita. Cosรฌ Gesรน ci spiega il significato della sua morte e resurrezione attraverso l’immagine del seme che solo se muore non rimane solo e puรฒ portare molto frutto.
Cosรฌ รจ per noi, chiamati a โmorireโ in tutte quelle dinamiche interiori che non ci consentono di costruire e vivere relazioni autentiche con noi stessi, con i fratelli, con Dio. Potremmo chiederci: questo deve necessariamente essere un percorso di sofferenza? Nella prima lettura di oggi, l’apostolo Paolo ci offre un’interessante chiave di lettura: โCiascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza nรฉ per forza, perchรฉ Dio ama chi dona con gioiaโ. Ogni dono di sรฉ รจ davvero gratuito se compiuto nella libertร del proprio cuore, l’unica che puรฒ garantirci gioia autentica. Senza questa libertร non puรฒ esserci una vera fedeltร a Cristo, cioรจ rischiamo di non agire secondo il cuore di Cristo.
In altre parole, la parabola del seme ci insegna che possiamo vivere le โmortiโ necessarie alla sequela di Cristo non come uno sforzo della volontร o come una rinuncia fatta di tristezza e frustrazione, ma come la cosa piรน naturale e desiderabile, quella che ci consentirร di โportare molto fruttoโ. Il โfruttoโ, che poi porteremo nella nostra vita sfugge persino alle nostre logiche, รจ un mistero conosciuto da Dio, ma del quale possiamo essere certi perchรฉ Gesรน ci ha detto: โSe uno serve me, il padre lo onorerร โ.
Per riflettere
Oggi rifletterรฒ su tutte le โmortiโ a me stesso che posso realizzare nella libertร del mio cuore, per essere umilmente fedele a Cristo.
Preghiera finale
Nelle tue mani, Signore, mi metto e mi abbandono.
Lavora, oggi e sempre, l’argilla che io sono, perchรฉ nelle tue mani
mi metto come il fango si lascia modellare dalle mani del ceramista. [โฆ]
Chiedi, comandami, cosa vuoi che io faccia? Che cosa vuoi che smetta di fare?
Animato o scoraggiato, approvato dagli altri o tra le incomprensioni e le critiche,
volente o nolente, quando mi vada bene ogni cosa o nulla del tutto,
mi resta solo dire, sull’esempio di nostra Madre:
si faccia di me secondo la tua volontร .
(ispirata da G. Lagrange)
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AUTORE: Consiglio Diocesano di Azione Cattolica di Pisa, Beatrice Granaroli
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per lโEvangelizzazione e la Catechesi



