Il pane, nutrimento basilare dellโuomo mediterraneo, diviene il segno della cura che Dio ha per lโuomo e del suo amore sovrabbondante nel racconto in cui venti pani dโorzo, โsecondo la parola del Signoreโ trasmessa dal profeta Eliseo, sfamano cento persone e ne avanza perfino (I lettura). Nel vangelo, cinque pani dโorzo e due pesci, mediante i gesti e le parole di Gesรน, sfamano cinquemila persone e anche in questo caso avanza molto cibo. Piรน che di moltiplicazione, occorre parlare di condivisione e di dono.
Lโiniziativa di sfamare le folle non viene dai discepoli (come nei sinottici), ma direttamente da Gesรน. Non รจ motivata neppure dalla compassione nei confronti di folle stanche o smarrite (come in Mc 6,34; 8,2; Mt 15,32). Il gesto di Gesรน รจ sovranamente gratuito: รจ unโazione, non una reazione. Nasce solo dal suo sguardo sulla folla in quel tempo prossimo alla Pasqua (cf. Gv 6,4). E cosรฌ il gesto appare rivelativo: sia in rapporto al Dio che nella Pasqua compirร il suo amore sovrabbondante per lโuomo donando il suo stesso Figlio per la vita del mondo, sia in rapporto allโuomo e alla sua fame non dovuta a particolari circostanze, ma fondamentale, costitutiva. Questa fame non รจ una disgrazia, ma la veritร umana ordinata alla veritร di Dio che la precede e la fonda e che รจ il desiderio di Dio di consegnarsi allโuomo per aver comunione con lui e perchรฉ lโuomo abbia la vita in abbondanza.
Il pane รจ il simbolo piรน adeguato per esprimere il bisogno dellโuomo e lโamore di Dio. Tutta la storia di salvezza puรฒ essere riassunta nel gesto con cui Dio โdร il pane a ogni creaturaโ (Sal 136,25). Realtร umanissima, il pane รจ simbolo di vita e riunisce in sรฉ il riferimento alla natura e alla cultura, alla terra, al lavoro dellโuomo, alla sua corporeitร , alla sua fondamentale povertร , alle dimensioni della convivialitร e dellโincontro, della socialitร e della comunione, insomma di tutto ciรฒ che dร senso alla vita sostentata dal pane. Il pane simbolizza tutto ciรฒ che รจ essenziale per la vita. Il gesto eucaristico di Gesรน (โprese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuรฌโ: Gv 6,11) indica sia lโeucaristia come luogo di incontro di Dio con lโuomo sotto il segno della gratuitร , dellโamore sovrabbondante ed eccessivo, del dono che non puรฒ essere contraccambiato, sia lโessenzialitร del ringraziamento che lโuomo รจ chiamato a fare prima di mangiare, di fronte a ogni cibo, come confessione di fede che la vita non viene da lui ma รจ dono. Nel momento dello sfogo dellโappetito basilare della creatura, il ringraziamento immette una distanza tra sรฉ e il proprio bisogno che restituisce lโuomo alla propria veritร confessando il Dio signore della vita. La folla coglie correttamente il gesto di Gesรน come segno che rivela qualcosa della sua identitร profonda (cf. Gv 6,14), ma ne trae conseguenze che Gesรน rigetta in modo netto. Sapendo che volevano farlo re, Gesรน si ritira in solitudine sulla montagna (cf. Gv 6,15). La sua regalitร รจ altra e apparirร nella paradossale gloria del Crocifisso. Gesรน rifiuta la logica mondana di re e governatori che chiede potere e legittimazione del proprio dominio in cambio di elargizioni di mezzi di sussistenza.
Gesรน si rifiuta di umiliare la fame โontologicaโ dellโuomo, il bisogno umano, sfruttandolo per sรฉ, e di attentare alla gratuitร di Dio, facendone mercato. Gesรน si ritira, โfa anacoresiโ, persino โfuggeโ, secondo alcuni testimoni della tradizione manoscritta (Gv 6,15). Fugge chi di un profeta vuole fare un re, chi da un gesto di amore e di rivelazione vuole trarre unโistituzione politica. Fugge chi lo applaude e lo acclama, fugge persino i propri discepoli, mostrando che a volte lโarte della fuga รจ lโunica possibilitร di salvaguardare la qualitร e la dignitร della propria vita e lโevangelicitร della propria fede. Gesรน fugge, ma non per isolarsi, bensรฌ per trovarsi insieme con il Padre. Fugge nella solitudine abitata della sua comunione con il Padre. Gesรน รจ โtutto soloโ (Gv 6,15). Ma dice altrove Gesรน: โIo non sono solo, perchรฉ il Padre รจ con meโ (Gv 16,32).
