Commento al Vangelo di domenica 17 settembre 2017 – Enzo Bianchi

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Perdonare fino a settanta volte sette

Terminiamo la lettura del quarto dei cinque grandi discorsi di Gesรน nel vangelo secondo Matteo, detto anche discorso ecclesiale o comunitario, perchรฉ in esso sono contenuti insegnamenti riguardanti la vita dei discepoli viventi in comunitร , nelle chiese. Viene innanzitutto riferito il contesto dellโ€™insegnamento di Gesรน contenuto nella sua parabola. Avendo egli enunciato le esigenze della correzione fraterna e del perdono reciproco (cf. Mt 18,15-20), Pietro solleva una questione alla quale Gesรน risponde subito in modo perentorio, ma poi rivela โ€œin propositoโ€ (diรก toรปto) cosa accade nel regno dei cieli, quale comportamento lโ€™azione di Dio ispira ai discepoli. Questa pagina รจ un insegnamento decisivo nella vita ecclesiale, e dobbiamo confessare che noi cristiani la leggiamo spesso e volentieri, ma poi non riusciamo a metterla in pratica quando siamo coinvolti in dinamiche analoghe.

Pietro dunque si avvicina a Gesรน e gli chiede: โ€œSignore, se il mio fratello pecca contro di me, quante volte dovrรฒ perdonargli? Fino a sette (numero di pienezza e totalitร ) volte?โ€. Domanda comprensibile: si puรฒ perdonare senza tenere conto del numero di volte in cui il perdono viene rinnovato? Se uno continua a compiere lo stesso male contro di me, fino a quante volte posso perdonarlo? Certamente Pietro non dimentica che nella Torah sta scritto che Lamech, il sanguinario figlio di Caino, canta la ripetizione della vendetta fino a sette e poi fino a settanta volte sette (cf. Gen 4,23-24). Pietro รจ giร  misericordioso, perchรฉ in veritร  non รจ facile perdonare sette volte lo stesso peccato allo stesso offensore. Ma Gesรน gli risponde con autoritร : โ€œNon ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte setteโ€, cioรจ sempre, allโ€™infinito! Senza se e senza ma, il discepolo di Gesรน perdona senza calcolare il numero delle volte. Di fronte a una tale dichiarazione lโ€™ascoltatore resta stupefatto, forse anche esterrefatto, perchรฉ non รจ facile nรฉ comprendere nรฉ assumere questo atteggiamento. Ciรฒ che Gesรน chiede non รจ forse troppo? รˆ possibile per lโ€™essere umano perdonare sempre?

Allora Gesรน spiega quelle sue parole cosรฌ nette attraverso una parabola che, come sempre sulla sua bocca, รจ rivelazione, รจ un alzare il velo su Dio e sulla sua azione. Il racconto, che mette in scena un re e due servi debitori, si sviluppa in tre atti, seguiti da un commento conclusivo di Gesรน(v. 35):

il re e il debitore nei suoi confronti (vv. 23-27);
il primo debitore e un fratello a sua volta debitore verso di lui (vv. 28-31);
il confronto definitivo tra il re e il primo debitore (vv. 32-34).

Un re vuole fare i conti con i suoi servi, ed ecco che gliene viene presentato uno il quale รจ debitore verso di lui di una cifra enorme, iperbolica: diecimila talenti, cioรจ cento milioni di denari (tenendo conto che un denaro corrisponde alla paga media giornaliera di un operaio), impossibile da rimborsare per un servo! Di fronte alla prospettiva della vendita dei suoi familiari come schiavi e della prigione per sรฉ, questโ€™uomo si inginocchia davanti al re e lo supplica: โ€œSii grande di animo con me (sii paziente con me, makrothรฝmeson) e ti restituirรฒ ogni cosaโ€ (ciรฒ che รจ impossibile!). Di fronte a tale disperazione e sofferenza il re, โ€œmosso a viscerale compassioneโ€ (splanchnistheรญs), preso cioรจ da un sentimento di misericordia, lo lascia andare e gli condona il debito. Siamo in presenza di un re che esige lโ€™osservanza della legge ma che, di fronte, a chi soffre perchรฉ non puรฒ ottemperare alla giustizia, fa regnare la misericordia e non piรน la legge. Egli ha un cuore capace di lasciarsi ferire dal male patito dal suo servo.

Ma ecco la scena simmetrica. Questโ€™uomo perdonato, radicalmente salvato insieme alla sua famiglia, esce libero, per vivere in pienezza di libertร  e di relazioni; e subito incontra un suo compagno, anzi precisamente un suo con-servo (syndoรบlos), debitore nei suoi confronti di una cifra modesta, cento denari, lโ€™equivalente della paga di poco piรน di tre mesi di un lavoratore nella campagna. Appena lo vede, lo afferra al collo e lo soffoca intimandogli di saldare il debito. Lโ€™altro lo supplica con le medesime parole da lui usate in precedenza: โ€œSii grande di animo con me (sii paziente con me) e ti restituirรฒโ€. Ma egli non accetta, perciรฒ lo fa gettare in prigione fino al momento della restituzione del debito. Nella prima scena il re perdona al servo, nella seconda il perdonato non perdona al fratello!

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La differenza di comportamento tra i due creditori รจ messa in luce dalla terza scena. Quando il re viene a sapere dagli altri servi ciรฒ che ha fatto il servo da lui perdonato, lo fa chiamare e lo apostrofa: โ€œServo cattivo, io ti ho condonato tutto quel debito perchรฉ tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietร  (eleรชsai) del tuo con-servo, cosรฌ come io ho avuto pietร  di te?โ€. Ecco rivelato il fondamento di ogni azione di perdono: lโ€™essere stati perdonati. Il cristiano sa di essere stato perdonato dal Signore con una misericordia gratuita e preveniente, sa di aver beneficiato di una grazia insperata, per questo non puรฒ non fare misericordia a sua volta ai fratelli e alle sorelle, debitori verso di lui in modo certo meno grave. In questa parabola โ€“ lo ripeto โ€“ non รจ questione di quante volte si deve dare il perdono, ma si tratta di riconoscere di essere stati perdonati e dunque di dover perdonare. Se uno non sa perdonare allโ€™altro senza calcoli, senza guardare al numero di volte in cui ha concesso il perdono, e non sa farlo con tutto il cuore, allora non riconosce ciรฒ che gli รจ stato fatto, il perdono di cui รจ stato destinatario. Dio perdona gratuitamente, il suo amore non va mai meritato, ma occorre semplicemente accogliere il suo dono e, in una logica diffusiva, estendere agli altri il dono ricevuto.

Comprendiamo cosรฌ lโ€™applicazione conclusiva fatta da Gesรน. Le parole che egli pronuncia sono parallele, identiche nel contenuto, a quelle con cui chiosa la quinta domanda del Padre nostro โ€“ โ€œRimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitoriโ€ (Mt 6,12); lโ€™unica, non lo si dimentichi, da lui commentata.

Se voi perdonerete agli altri le loro colpe,
il Padre vostro che รจ nei cieli perdonerร  anche a voi;
ma se voi non perdonerete agli altri,
neppure il Padre vostro perdonerร  le vostre colpe.

(Mt 6,14-15)ย 
ย  ย  ย 
Cosรฌ anche il Padre mio che รจ nei cieli farร  a voi
se non perdonerete di cuore,
ciascuno al proprio fratello.

(Mt 18,35)

Niente perdono da parte di Dio a noi, se noi non perdoniamo gli altri. O meglio, se non siamo ministri di questa misericordia ricevuta da Dio, che ci perdona sempre e ci ha perdonati una volta per tutte attraverso Gesรน Cristo, egli ritira il suo perdono, come lโ€™ha ritirato al servo inizialmente perdonato. Sarebbe una smentita del Dio che si professa e si proclama, lโ€™essere da lui perdonati e poi non perdonare gli altriโ€ฆ La chiesa รจ una comunitร  di perdonati che perdonano, per questo al suo cuore cโ€™รจ lโ€™eucaristia, in cui si vive la remissione dei peccati a parte di Dio affinchรฉ siamo a nostra volta ministri di perdono e di misericordia nella chiesa stessa e nella compagnia degli uomini, nel mondo.

Da questa pagina il cristiano deve innanzitutto imparare a discernere il vero volto di Dio, quello che Gesรน ci ha narrato (exeghรฉsato: Gv 1,18), e saper sovrapporre questo volto ultimo e definitivo sugli altri che le Scritture stesse ci hanno consegnato. Non bisogna infatti nascondere che talvolta nelle Scritture appare tratteggiato un Dio che castiga e non esaudisce chi chiede pietร , un Dio che non reitera il perdono. Un esempio su tutti, che รจ una smentita letterale del Nome del Signore consegnato a Mosรจ (cf. Es 34,6-7), si trova allโ€™inizio della profezia di Naum: โ€œUn Dio geloso e vendicatore รจ il Signore, vendicatore รจ il Signore, pieno di collera. Il Signore si vendica degli avversari e serba rancore verso i nemici. Il Signore รจ lento allโ€™ira, ma grande nella potenza e nulla lascia impunitoโ€ (Na 1,2-3).

Ma Gesรน ci consegna lโ€™ultima e definitiva narrazione di Dio. Per noi cristiani la misericordia di Dio รจ il tratto essenziale per conoscerlo ed รจ lโ€™azione con cui Dio stesso ci mette in comunione con sรฉ: รจ il modo in cui Dio rivela la sua onnipotenza! Non รจ facile accettare questo volto di Dio, perchรฉ tutte le religioni hanno sempre predicato un Dio che fa giustizia, che punisce il male commesso, che nella sua onnipotenza castiga. Non รจ facile perchรฉ noi umani abbiamo dentro di noi un concetto di โ€œgiustizia umanaโ€ e pretendiamo di proiettarlo su Dio. Ma Gesรน ci ha rivelato il volto di Dio come volto di colui che

ci ha amati mentre gli eravamo nemici,
ci ha perdonati mentre peccavamo contro di lui,
ci รจ venuto incontro mentre noi lo negavamo (cf. Rmย  5,8.10).

Ecco perchรฉ Gesรน ci chiede addirittura lโ€™amore verso i nemici (cf. Mt 5,43-47), novitร  del comandamento dellโ€™amore del prossimo (cf. Mt 19,19; 22,39; Lv 19,18) esteso fino al nemico. In obbedienza al Signore Gesรน, dunque, lโ€™amore e il perdono del cristiano siano gratuiti, senza calcoli nรฉ restrizioni, โ€œdi cuoreโ€. Se il cristiano perdona facendo calcoli, svaluta quel perdono che proclama a parole. Perdonare lโ€™imperdonabile: questa lโ€™unica misura del perdono cristiano!

p. Enzo Bianchi

Fonte: Monastero di bose

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XXIV Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

Mt 18, 21-35
Dal Vangelo secondoย Matteo

In quel tempo, Pietro si avvicinรฒ a Gesรน e gli disse: ยซSignore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrรฒ perdonargli? Fino a sette volte?ยป. E Gesรน gli rispose: ยซNon ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli รจ simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poichรฉ costui non era in grado di restituire, il padrone ordinรฒ che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e cosรฌ saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirรฒ ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciรฒ andare e gli condonรฒ il debito.
Appena uscito, quel servo trovรฒ uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirรฒ”. Ma egli non volle, andรฒ e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perchรฉ tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietร  del tuo compagno, cosรฌ come io ho avuto pietร  di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finchรฉ non avesse restituito tutto il dovuto.
Cosรฌ anche il Padre mio celeste farร  con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratelloยป.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 17 – 23 Settembre 2017
  • Tempo Ordinario XXIV
  • Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo A
  • Salterio: sett. 4

Fonte: LaSacraBibbia.net

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