
Queste parole risuonano decise anche oggi, alle nostre orecchie. Pietro non scarica le accuse su qualcuno o su qualche gruppo in particolare; non accusa solo i giudei (talora queste parole sono state usate in modo distorto a sostegno dellโavversione verso gli ebrei); lโapostolo accusa tutti, cominciando da sรฉ, e poi gli altri, anche i romani e coloro che erano presenti a Gerusalemme.
Nessuno si รจ opposto allโingiustizia che si stava perpetrando contro quel giusto. Tutti sono stati corresponsabili, chi per paura, chi per indifferenza, chi per tradimento, chi per distrazione. E, alla fine, per lo stesso motivo: salvare se stessi e restare nella propria tranquillitร . Lโunico che non ha salvato se stesso รจ stato Gesรน, per questo Dio รจ intervenuto e lo ha strappato dalla morte. La resurrezione รจ tutta di Dio. Nostra รจ invece la responsabilitร per la morte di quel giusto; nostra รจ anche la responsabilitร per la morte di tanti giusti ancora nei nostri giorni. Ecco perchรฉ ย notano gli Atti ย gli ascoltatori di Pietro al sentire il Vangelo della resurrezione โsi sentirono trafiggere il cuoreโ.
Anche ai loro occhi apparve infatti lโenorme distanza tra lโindifferenza del loro comportamento e lโintervento appassionato di Dio che libera dalla morte Gesรน. Prima di quegli ascoltatori, Pietro stesso si era sentito trafiggere il cuore nel petto quando udรฌ il canto del gallo che gli ricordรฒ il tradimento. Ugualmente i due tristi discepoli di Emmaus si sentirono โardere il cuore nel pettoโ mentre quello straniero, aggiuntosi nel cammino, spiegava loro le Scritture. Il Vangelo tocca il cuore e lo โriscaldaโ, ma non quando ci sentiamo buoni, sensibili, religiosi, bensรฌ quando avvertiamo la nostra distanza da Dio, lโunico buono, quando sentiamo il bisogno di aiuto per non soccombere nella nostra debolezza.
In un mondo in cui si รจ fatto piรน raro il senso della grandezza di Dio e piรน frequente invece il senso della buona considerazione di se stessi, lโascolto del Vangelo ci fa scoprire il nostro vero volto. Ed รจ proprio la coscienza della debolezza e della cattiveria che ci spinge a chiedere: โCosa dobbiamo fare?โ. Non รจ una domanda formale; รจ la disponibilitร a cambiare il cuore. Quegli ascoltatori non dicono: โCosa debbono fare gli altriโ, bensรฌ cosa ciascuno di loro deve fare.
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La risposta รจ nel Vangelo: seguire Gesรน, il pastore buono. Il Vangelo parla di un recinto per le pecore. Cโรจ chi vi entra per vie traverse: costui si insinua come un ladro e un brigante nella notte della paura e della debolezza, per portarsi via il cuore dei discepoli, per fiaccare la loro vita. Puรฒ trattarsi di un discorso, di una persona, di unโabitudine o di una qualsiasi altra cosa che perรฒ rapina il cuore dei discepoli. Cโรจ invece chi entra nel recinto per la porta: รจ il pastore delle pecore, il โguardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voceโ.
Nelle prime apparizioni Gesรน ha trovato le porte del cuore dei discepoli chiuse per la paura e lโincredulitร . Ora la porta si apre, il pastore entra e chiama le sue pecore una per una: รจ la parola del Risorto che chiama per nome Maria mentre sta piangendo davanti al sepolcro; รจ la parola che chiama Tommaso perchรฉ non sia piรน incredulo ma credente; รจ la parola che chiede a Pietro, โSimone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?โ, per tre volte. ร una voce diretta che chiede una risposta altrettanto diretta.
Non รจ una voce estranea. ร la voce dellโamico. Essa non conduce in un altro recinto, magari piรน bello e confortevole; toglie invece ogni recinzione, ogni barriera per porre davanti ai nostri occhi lโorizzonte illimitato dellโamore. Dice Paolo: voi siete liberi da tutto per essere schiavi di una cosa sola, dellโamore. Verso tale amore Gesรน ci conduce. Egli cammina innanzi a noi e ci porta verso questo pascolo verde: โSono venuto perchรฉ abbiano la vita e lโabbiano in abbondanzaโ. Chi lo segue sarร salvo, troverร pascolo e โnon soffrirร mai la fameโฆ non soffrirร mai la seteโ (Gv 6,35).
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IV Domenica del Tempo di Pasqua
- Colore liturgico: Bianco
- At 2, 14. 36-41; Sal.22; 1 Pt 2, 20-25; Gv 10, 1-10
Gv 10, 1-10
Dal Vangelo secondo Giovanni
1ยซIn veritร , in veritร io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da unโaltra parte, รจ un ladro e un brigante. 2Chi invece entra dalla porta, รจ pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perchรฉ conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perchรฉ non conoscono la voce degli estraneiยป. 6Gesรน disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. 7Allora Gesรน disse loro di nuovo: ยซIn veritร , in veritร io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarร salvato; entrerร e uscirร e troverร pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perchรฉ abbiano la vita e lโabbiano in abbondanza.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 07 – 13 Maggio 2017
- Tempo di PasquaVII, Colore – Bianco
- Lezionario: Ciclo A | Salterio: sett. 4
Fonte: LaSacraBibbia.net
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