Commento alle letture del Vangelo del 7 agosto 2016 – Carla Sprinzeles

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[ads2]Molte volte abbiamo paragonato la nostra vita, alla vita intrauterina nel grembo della madre, il nostro atteggiamento dev’essere quello dell’attesa, non di un’attesa passiva, ma proprio come una madre attenta a ciรฒ che succede e sempre pronta a essere nelle migliori condizioni a favore del nuovo nascituro.
L’incontro con Dio, richiede l’atteggiamento piรน umile: la pazienza dell’attesa.
Cosรฌ erano invitati a essere anche i figli di Israele, dei quali ci parla la prima lettura, nel ricordo della liberazione d’Egitto: sono invitati a mantenere desta la fede nelle promesse di Dio su cui si fonda la loro sicurezza.

SAPIENZA 18, 6-9
Il testo della prima lettura รจ tratto dal libro della Sapienza.
Presenta la liberazione dall’Egitto come una iniziativa personale del Signore.
E’ lui che ha guidato Israele alla libertร  e ha contrassegnato la sua presenza in quella notte con due singolari manifestazioni: la “colonna di fuoco” ripetutamente menzionata nei testi dell’Esodo, che costituรฌ nelle ore notturne una luce potente capace di squarciare le tenebre e diventare “guida di un viaggio sconosciuto”; la nube – qui poeticamente indicata come “un sole inoffensivo” – che proteggeva il popolo in cammino dai morsi infuocati del sole.
L’intervento del Signore ha provocato due esiti contrapposti: da un lato “la rovina dei nemici”, cioรจ la morte per l’Egitto con la terribile strage dei primogeniti e lo sprofondamento nelle acque del mare; dall’altro la “salvezza dei giusti” non nel senso morale ma inteso come coloro ai quali รจ stata promessa da Dio la salvezza. Oggi sappiamo che non รจ riservata a un popolo solo, ma รจ universale.

In quel contesto fu celebrata la prima Pasqua: il testo la propone a tre generazioni.
La prima generazione รจ quella dei patriarchi ai quali “quella notte” era stata “preannunciata” attraverso i “giuramenti” perchรฉ credendo ad essi “avessero coraggio”.
La seconda รจ costituita dalla generazione di israeliti che hanno vissuto l’ultima fase del soggiorno in Egitto, dichiarati”giusti”, una qualifica che appare un po’ strana se si pensa che le tradizioni del Pentateuco, danno un giudizio piuttosto negativo su Israele al tempo della liberazione dall’Egitto, ma che perfettamente in sintonia con la tradizione sapienzale.
Viene ricordato come questa generazione prese parte alla celebrazione pasquale – compiuta “in segreto” nelle proprie case durante la notte della partenza – obbligandosi ad accettare il dono divino dell’alleanza, a osservare la Legge, a condividere “beni e pericoli” del cammino.
Poi c’รจ la generazione dell’autore del libro della Sapienza “glorificasti noi, chiamandoci a te”: essa puรฒ prendere parte all’evento e viverlo spiritualmente attraverso il memoriale liturgico, dove la storia passata diventa storia e esperienza presente.
L’evento della liberazione infatti non solo รจ rielaborato dalla fede israelitica in numerosi libri dell’Antico Testamento, ma costituisce l’oggetto di un perenne memoriale e di rendimento di grazie nei ricorrenti riti e feste liturgiche.
Nella liturgia e nei libri sacri il popolo di Israele viene esortato incessantemente a confidare con la medesima saldezza dei padri, protagonisti dell’Esodo, nel Dio che mantiene la parola data.

LUCA 12, 32-48
Siate pronti, siate svegli, ci dice il Signore. Che cosa significa?
Sgombrarci da ciรฒ che ci appesantisce: “vendere ciรฒ che abbiamo”, cioรจ condividere.
La paura di mancare ci spinge ad accumulare cose inutili; perchรฉ non “venderle”, darle a chi ne ha piรน bisogno di noi?
“Non temere, piccolo gregge, perchรฉ al Padre vostro รจ piaciuto darvi il suo regno”.
La nostra societร  ci addormenta con i suoi beni da acquistare e da consumare e, quando siamo ricolmi di cose, dobbiamo salvaguardare ciรฒ che possediamo, avere sempre di piรน, sempre meglio.
Sorge allora la violenza per guadagnare piรน del collega, per difendere ciรฒ che continuiamo a chiamare “beni”, mentre ci addormentano e ci avvelenano il cuore.
Nell’ingordigia dei beni di consumo il servo comincia a percuotere i servi, a mangiare, a bere e a ubriacarsi di attivismo, di sogni, di prepotenza.
La saggezza monastica dice invece che tutto ciรฒ che non รจ necessario รจ inutile.
Come uno che digiuna รจ piรน leggero e ha meno bisogno di dormire, un cuore che non ha troppo da pensare per difendere o aumentare i suoi possessi รจ piรน libero per amare, relazionarsi, trovare la felicitร , entrare nel regno.

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Perchรฉ Gesรน ci chiede di vendere tutto e di condividere il ricavato?
Per proteggere la nostra libertร , per poterci mettere “a capo dei suoi averi”, che sono la pace, la gioia, l’amore del Padre, la misericordia del suo Spirito.
Il possesso รจ il contrario del “coltivare e custodire l’Eden”, che il Creatore aveva affidato all’uomo, perchรฉ ognuno potesse avere quello che gli occorreva.
Dov’รจ il nostro tesoro?
Nell’apparenza, che morirร  con noi o nella gioia dello stare bene insieme?
I beni materiali assopiscono l’attenzione all’interioritร .
“Essere pronti con la cintura ai fianchi e le lucerne accese” significa restare svegli al bisogno del prossimo, attenti alla voce interiore che suggerisce dove sta il vero bene.
Tenere la lucerna accesa รจ vedere chiaramente come comportarsi per obbedire alla vita che non muore, รจ riferirsi costantemente alle parole del Maestro per essere pronti a esprimere la sua presenza in ogni evento.

Il simbolo della cintura poi, che nell’antichitร  stringeva il lungo vestito in modo da poter lavorare i campi, esprime l’attivitร  costante a servizio del Bene, come il Padre “che opera sempre” per guarire, perdonare, dare vita.
Ricco per il mondo รจ colui che nuota nella sua ricchezza, ricco per Dio รจ colui che รจ aperto alla fiducia che conduce a Dio e condivide i suoi beni con gli altri.
Ricco รจ chi รจ libero dai vincoli dell’avere, del possedere.
Il tesoro sul quale si fonda e arricchisce l’esistenza รจ la fiducia, la sicurezza della presenza di Dio, che รจ Padre che si prende cura di lui.
L’errore fondamentale per il cristiano รจ pensare che “il padrone tarda a venire”.
Il problema oggi รจ l’indifferenza dilagante nei confronti del parto della nostra identitร  di figli di Dio, non avviene da solo, si puรฒ anche abortire…non dobbiamo costruirla noi, ma essere attenti vigili al soffio dello Spirito che ci conduce, liberamente a partorire l’immagine di Dio in noi!
Dio รจ presentato come un Signore che serve “passerร  a servirli”, infatti Gesรน si รจ incarnato, si รจ donato, si รจ presentato come colui che serve!

Amici, non dobbiamo affannarci troppo, ma essere attenti allo Spirito, essere svegli, consapevoli, non lasciarci addormentare dai beni materiali, essere attenti ai bisogni del nostro prossimo e metterci a servire come ha fatto Gesรน.

A cura di Carla Sprinzeles | via Qumran

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XIX Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

[ads2] Lc 12, 32-48
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesรน disse ai suoi discepoli:
ยซNon temere, piccolo gregge, perchรฉ al Padre vostro รจ piaciuto dare a voi il Regno.
Vendete ciรฒ che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perchรฉ, dov’รจ il vostro tesoro, lร  sarร  anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverร  ancora svegli; in veritร  io vi dico, si stringerร  le vesti ai fianchi, li farร  mettere a tavola e passerร  a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverร  cosรฌ, beati loro!

Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perchรฉ, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomoยป.
Allora Pietro disse: ยซSignore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?ยป.
Il Signore rispose: ยซChi รจ dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterร  a capo della sua servitรน per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverร  ad agire cosรฌ. Davvero io vi dico che lo metterร  a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverร  un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirร  severamente e gli infliggerร  la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontร  del padrone, non avrร  disposto o agito secondo la sua volontร , riceverร  molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrร  fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverร  poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarร  chiesto; a chi fu affidato molto, sarร  richiesto molto di piรนยป.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 07 – 13 Agosto 2016
  • Tempo Ordinario XIX, Colore verde
  • Lezionario: Ciclo C | Anno II, Salterio: sett. 3

Fonte: LaSacraBibbia.net

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