Enzo Bianchi commenta il Vangelo di domenica 31 luglio 2016

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Fate attenzione e guardatevi da ogni cupidigia!

Gesรน era considerato dalla gente un rabbi, un maestro autorevole nellโ€™interpretare le sante Scritture, tra le quali la Torah, la Legge. Molte volte venne dunque interrogato da vari ascoltatori riguardo a temi in discussione nel giudaismo del tempo, ma anche su questioni quotidiane.

[ads2]Il vangelo secondo Luca testimonia che durante il suo viaggio verso Gerusalemme gli venne posta, tra le altre, una domanda molto concreta riguardo alla spartizione dellโ€™ereditร , affinchรฉ egli dirimesse la contesa tra due fratelli. La Legge stabiliva che alla morte di un soggetto proprietario di beni immobili, cioรจ terra e casa, lโ€™ereditร  spettava al figlio maschio primogenito, cosรฌ che il patrimonio non fosse diviso, spezzettato (cf. Dt 21,17).

Tuttavia agli altri figli era riservata una parte dei beni mobili. Nel nostro caso, per lโ€™appunto, sembrerebbe che sia il figlio minore a chiedere a Gesรน di intervenire perchรฉ sia onorato il suo diritto, probabilmente non riconosciuto dal fratello maggiore. Era sempre possibile, anzi era la norma ideale che i fratelli condividessero lโ€™ereditร , mostrando in tal modo di riconoscere la fraternitร  come un bene (cf. Sal 132,1); ma non sempre ciรฒ avvenivaโ€ฆ

Di fronte a questa richiesta, formulata piรน come un comando che come una domanda, Gesรน non solo si rifiuta di esaudirla, ma in tono spazientito ribatte: โ€œO uomo (รกnthrope), chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?โ€. Parole che possono anche sorprenderci e sono di non facile interpretazione.

Perchรฉ Gesรน risponde in questo modo? Per dire con chiarezza che a lui non interessano questioni economiche? Per manifestare che la sua missione รจ spirituale? Per lasciare ai due fratelli la responsabilitร  di decidere e risolvere il conflitto? Io credo che Gesรน risponda in modo spazientito perchรฉ ha letto in quella pretesa non una sete di giustizia ma una brama di possesso. Lui che aveva detto di dare anche la tunica a chi ci toglie il mantello (cf. Lc 6,29), che raccomanderร  di condividere i beni con i poveri (cf. Lc 12,33; 18,22), come potrebbe essere uno che regola questioni di ereditร ?

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La brama, la cupidigia, quando sono presenti nel cuore umano, finiscono per alimentare i conflitti, per accecare gli occhi, che non riescono piรน a vedere nรฉ i fratelli nรฉ il prossimo. Ecco perchรฉ Gesรน prosegue con unโ€™ammonizione: โ€œFate attenzione (horรขte) e guardatevi (phylรกssesthe) da ogni cupidigia (pleonexรญa) perchรฉ, anche se uno รจ nellโ€™abbondanza, la sua vita non dipende da ciรฒ che egli possiedeโ€.

รˆ un avvertimento alla vigilanza continuamente rinnovata affinchรฉ la seduzione del possesso e dei beni, veri idoli, non impedisca al credente non solo il vero e autentico riconoscimento di Dio, ma anche una vita pienamente umana, che resta per ciascuno sempre un compito. Noi umani siamo preda di una facile illusione: credere che la pienezza della vita ci venga da ciรฒ che possediamo, dal denaro, dalla proprietร , e non da ciรฒ che siamo. Come scriveva quarantโ€™anni fa Erich Fromm, con parole tuttora attualissime: โ€œSi direbbe che lโ€™essenza vera dellโ€™essere sia lโ€™avere; che, se uno non ha nulla, non รจ nullaโ€.

Per imprimere meglio la sua ammonizione nel cuore e nella mente di chi lo sta ascoltando, Gesรน racconta una parabola. Cโ€™รจ un grande proprietario terriero la cui campagna prospera in modo straordinario. Il frutto รจ abbondantissimo, tanto che egli si trova impreparato: dove ammassare tutto il raccolto? Comincia allora a pensare a come poter sfruttare quellโ€™abbondanza e decide di demolire i vecchi magazzini, troppo piccoli, e di costruirne altri piรน grandi, per conservare in essi il grano e gli altri beni.

Ma a quel punto si considera anche soddisfatto, autosufficiente, sicuro di sรฉ, fino a poter dire a se stesso: โ€œOra che disponi di molti beni, per molti anni, riposati, mangia, bevi e divertiti!โ€. รˆ un programma di vita nel quale il suo io diventa lโ€™unico soggetto: โ€œIo farรฒ, io demolirรฒ, io costruirรฒ, io raccoglierรฒ, io dirรฒ a me stesso!โ€. E tutto il resto โ€“ raccolti, magazzini, e beni โ€“ sono accompagnati dallโ€™aggettivo possessivo โ€œmieiโ€.

Questo, in veritร , รจ un programma che non ci รจ estraneo, ma che forse รจ sopito nel profondo del nostro cuore, pronto a diventare desiderio e progetto non appena sembra che i nostri beni aumentino e possano darci sicurezza. In questa situazione non si riesce nemmeno a intravedere la possibilitร  della condivisione, a leggere che lโ€™abbondanza dei raccolti, o delle ricchezze da noi accumulate, รจ unโ€™occasione per distribuire quei beni inattesi ai poveri e a chi non ha questa fortuna. Questโ€™uomo, presente anche in noi, sa vedere solo i propri beni, in una solitudine della quale non รจ consapevole, accecato dalle proprie ricchezze, inebetitoโ€ฆ

Ma ecco arrivare per lui una sorpresa, che fa apparire lโ€™intero suo programma come grande stoltezza e stupiditร : giunge improvvisa la fine della sua vita, ed egli non potrร  portare con sรฉ nulla di ciรฒ che ha accumulato! Solo allora, troppo tardi, questo ricco si accorge che la ricchezza non dร  la felicitร , non assicura la vita autentica, ma solo addormenta, acceca, impedisce di vedere la realtร  umana.

Qui occorre ricordare la lezione del salmo 48, con il suo tagliente ma realissimo ritornello: โ€œLโ€™uomo nel benessere non capisce e non dura, ma รจ come gli animali avviati verso il mattatoio!โ€ (cf. Sal 48,13.21). Lo stesso salmo afferma che anche se lโ€™uomo si arricchisce e accresce il lusso della sua casa, quando muore non porta nulla con sรฉ (cf. Sal 48,17-18): il suo unico pastore e padrone รจ la morte (cf. Sal 48,15)โ€ฆ Sรฌ, ragionare e comportarsi in questo modo si dimostra folle, insensato, perchรฉ manifesta unโ€™illusione mortifera: quella che la ricchezza e la proprietร  di molti beni salvino, diano senso e significato alla vita. Spesso non lo ammettiamo, ma in realtร  lo pensiamo, e facciamo di questo criterio lโ€™ispirazione di molte nostre scelteโ€ฆ

Lโ€™ora della morte sarร  anche quella dellโ€™incontro con il giudice, Dio, il quale renderร  manifesto ciรฒ che ciascuno di noi ha pensato, detto e fatto nei giorni della sua vita terrena. Allora sarร  evidente la veritร  di ciรฒ che si รจ vissuto qui e ora: ovvero, dellโ€™aver tenuto conto o meno della volontร  di Dio che tutti gli esseri umani siano fratelli e sorelle e partecipino con giustizia alla tavola dei beni della terra, in quella condivisione capace di combattere la povertร . Ma chi ha accumulato per sรฉ con un folle egoismo, chi non si รจ โ€œarricchito presso Dioโ€, cioรจ condividendo i suoi beni, sarร  nella solitudine eterna. La vita umana non finisce qui, anche se spesso lo dimentichiamoโ€ฆ

p. Enzo Bianchi

Fonte: Monastero di Bose
Ogni settimana il commento al Vangelo di p. Enzo Bianchi

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XVIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

Lc 12, 13-21
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, uno della folla disse a Gesรน: ยซMaestro, diโ€™ a mio fratello che divida con me lโ€™ereditร ยป. Ma egli rispose: ยซO uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?ยป.
E disse loro: ยซFate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perchรฉ, anche se uno รจ nellโ€™abbondanza, la sua vita non dipende da ciรฒ che egli possiedeยป.
Poi disse loro una parabola: ยซLa campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sรฉ: โ€œChe farรฒ, poichรฉ non ho dove mettere i miei raccolti? Farรฒ cosรฌ – disse -: demolirรฒ i miei magazzini e ne costruirรฒ altri piรน grandi e vi raccoglierรฒ tutto il grano e i miei beni. Poi dirรฒ a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripรฒsati, mangia, bevi e divรจrtiti!โ€. Ma Dio gli disse: โ€œStolto, questa notte stessa ti sarร  richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarร ?โ€. Cosรฌ รจ di chi accumula tesori per sรฉ e non si arricchisce presso Dioยป.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 31 Luglio – 06 Agosto 2016
  • Tempo Ordinario XVIII, Colore verde
  • Lezionario: Ciclo C | Anno II, Salterio: sett. 2

Fonte: LaSacraBibbia.net

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