La presenza di Anna nel tempio completa quella di Simeone. Anche lei è anziana e dal racconto che Luca fa della sua vita, ne ha passato la maggior parte di questa nel tempio a lodare Dio e ad attendere.
Anna attende una liberazione (la traduzione CEI riporta “redenzione”) e così quando incontra Gesù comincia a parlarne a quanti attendono con lei la liberazione di Gerusalemme (che sta a indicare “tutto il popolo di Israele”).
C’era un’attesa che durava da secoli, l’attesa di essere liberati politicamente. C’era da sempre un desiderio di comunione, di pace, di giustizia che risuonava nei salmi, nei profeti, nei poveri. Ma ciò che fa di Anna una profetessa non è solo l’attesa e neanche la forza di parlarne ad altri. È la capacità di mettere insieme il desiderio del suo cuore con la realtà che il suo Dio gli mette davanti: un bimbo.
Anna vede in quel bimbo, presentato dai genitori, il segno che da sempre attendeva: il liberatore, la Luce nella notte. La Sapienza che accompagnerà Gesù nella sua crescita in lei ha già portato frutto e ha parlato.
Alla fine dell’anno chiediamo anche noi questa Sapienza per poter rileggere quest’anno che sta per concludersi con le sue promesse mantenute e disattese, le sue attese felici e frustranti, le liberazioni e le delusioni per poter anche noi lodare Dio e raccontare agli altri i suoi doni.
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Commento a cura di: Leonardo Angius SJ

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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato
