Anna non prende il bambino tra le braccia come Simeone, ma lo riconosce nel profondo e lo annuncia.
La sua è un’attesa lunga, segnata dal tempo e dalla perdita, vissuta nella fedeltà quotidiana di chi rimane nel tempio senza clamore, servendo Dio notte e giorno nella preghiera e nel digiuno. Ha attraversato gli anni senza vedere il compimento, eppure non se n’è andata, perché la speranza vera non scappa quando tarda la promessa.
Proprio per questo, quando il bambino arriva, Anna è pronta: non deve affrettarsi, non deve capire tutto, le basta riconoscere che Dio è fedele. La promessa di vita non si è realizzata secondo le attese umane, ma nel tempo di Dio, che matura lentamente e in profondità, formando cuori capaci di accogliere.
Anna non trattiene per sé la gioia dell’incontro, ma parla del bambino a quanti aspettavano la redenzione, perché chi ha imparato ad attendere sa anche testimoniare. Dopo questo momento luminoso, Maria e Giuseppe tornano a Nazaret, alla normalità nascosta della vita quotidiana, e lì il bambino cresce, si fortifica, diventa sapiente, lontano dal tempio e dagli sguardi, secondo i ritmi semplici dell’esistenza.
La salvezza non esplode nel clamore, ma si radica nel tempo, nella fedeltà silenziosa, nella grazia che opera mentre la vita sembra ordinaria.
- Pubblicità -
Anna ci insegna che la promessa di Dio si compie davvero solo per chi accetta di abitare l’attesa fino in fondo, fidandosi delle sue logiche e lasciando che la vita fiorisca quando è pronta.
Fonte: Il canale Telegram ufficiale di Animatori Salesiani: ogni giorno il Vangelo del giorno seguente sul tuo telefono e altri contenuti utili per il tuo cammino spirituale!
