Fra i santi a Maria spetta un posto di privilegio. Madre del Figlio e Madre di Dio, in Maria, verginità e maternità sono inscindibili, fanno parte della sua missione, in quanto coopera alla venuta e all’opera del Salvatore, ed ha collaborato al compimento stesso dell’incarnazione redentrice. In Maria c’è prima di tutto un’accoglienza interiore e poi fisica che vede trasformare il suo grembo. Noi esaltiamo in lei la sua fede. Ci guidano in questa solennità tre passi, tra le dinamiche di accoglienza, una benedizione che conserva e custodisce lo stupore, davanti alla visita dell’angelo, davanti ai pastori, davanti alle profezie di Simeone.
Accogliere
Il poeta e frate David Maria Turoldo vede Maria come “anima mundi”, Madre immagine della Chiesa, un appello al silenzio e al canto, un ruolo e una missione nel cui nome è sintetizzata la sua cooperazione al disegno di Dio: Maria significa splendore, “irradiazione della bellezza di Dio in una creatura, la cui vita realizza in sé maternità e sponsalità”. Le festività del Natale del Signore ci immergono in una profonda straordinarietà degli avvenimenti accaduti in Maria. Contempliamo la disposizione interiore di chi serba dentro di sé, nel suo intimo, una rivelazione, che medita e gusta il Signore. Chissà se anche noi, dopo giorni di festa, di convivialità, di amicizia, di regali, di luci, di addobbi, siamo riusciti ad accogliere e conservare la buona notizia del vangelo che Maria non ha tenuto per sé ma ha donato all’umanità intera!
Custodire
“Proprio in questa solennità della Madre di Dio, Maria viene indicata solo con il suo nome e non come madre. Ciò che rende Maria Madre di Dio, è questa sua capacità a essere fino in fondo attenta a se stessa, tanto da dare a Gesù tutta la libertà di riconoscere e rivelarsi come il Figlio di Dio” (MDS). Maria si trova in un progetto più grande. Consapevole che “Dio ha voluto fare del suo grembo il suo fiordo” (Turoldo), intona il Magnificat, inno di un’anima naufragata nel mare di Dio, nelle meraviglie dell’Altissimo. Il primo giorno dell’anno civile noi celebriamo la parola Madre, che vuol dire vita, perché ha generato la vita; vuol dire accoglienza, custodia, benedizione. Maria custodisce dentro di sé un seme che piano piano cresce con la grazia di Dio, e danza e canta di gioia.
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Stupore
La cosa che ci serve per camminare nel tempo senza che il tempo ci schiacci è avere uno sguardo in grado di vedere e un cuore capace di stupore. Un popolo umile, di pastori, si riunisce attorno alla grotta, guarda e contempla il mistero dell’incarnazione, la Vergine con il Bambino, attraverso cui la benedizione . “La solennità della Madre di Dio, posta all’inizio di un nuovo calendario civile, ci propone di diventare liberi e creativi custodi del volto di Dio — più che del nostro — per poter restare dentro la custodia della sua benedizione. Assumere una vita capace di Dio, del resto, è l’unica vera speranza di poter accedere a un tempo (realmente) nuovo, perché vissuto come nuove creature: non più schiavi, ma figli” (PP).
Iniziamo un nuovo anno, pieno di imprevisti, cose belle e meno belle. Non sappiamo se sarà diverso dall’anno precedente. Non scoraggiamoci e lasciamoci accompagnare da Maria, la quale, pur non comprendendo tutto quello che le sta succedendo, conserva tutto gelosamente nel suo cuore e lo offre a Dio in un dialogo personale fatto di totale abbandono e fiducia. E’ la preghiera, il dialogo con Dio, che ci aiuterà ad affrontare passo dopo passo, giorno dopo giorno, il percorso della vita.
Buon Anno!
Per gentile concessione di don Vincenzo Leonardo Manuli
Link all’articolo del suo blog
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Don Vincenzo è nato il 7 giugno 1973 a Taurianova. Dopo la laurea in Economia Bancaria Finanziaria ed Assicurativa nell’Università Statale di Messina conseguita nel 1999, ha frequentato il Collegio Capranica a Roma dal 2001 al 2006. Ha studiato filosofia e teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma dal 2001 al 2006 retta dai padri gesuiti della Compagnia di Gesù. […]

