FINALMENTE A CASA
I. Rimango sempre un po’ perplesso quando, parlando della morte con persone anche molto anziane, mi accorgo che molte non ne vogliono sentire parlare. Si fanno gesti scaramantici, si cambia discorso, si rifiuta perfino di nominarla.
E questo non riguarda solo chi non crede: succede anche tra persone religiose, talvolta persino tra sacerdoti.
Qualcuno dice che è giusto così, perché la morte fa schifo, perché va sempre rifuggita.
Eppure la morte è l’unica cosa davvero certa, l’unica realtà che non fa sconti a nessuno. Nemmeno l’uomo più ricco del mondo può comprarla o rimandarla all’infinito.
II. Proprio per questo colpiscono e affascinano le parole di Simeone nel Vangelo di oggi, parole che noi sacerdoti ripetiamo ogni sera nella Compieta: “Ora lascia, o Signore…”.
Simeone non chiede di prolungare la vita, non domanda “ancora un anno”, come spesso fanno tanti. Non chiede salute, sicurezza, beni. Chiede solo di poter andare in pace.
Perché? Perché sente di aver compiuto la sua missione. Ha visto il Signore. Ha fatto ciò per cui era stato chiamato.
La sua vita non è stata inutile, non è rimasta incompiuta.
III. Che bello se anche noi, quando saremo molto vecchi, potessimo dire lo stesso. San Francesco la definisce “sorella morte”.
Se potessimo consegnarci al Signore con serenità, lasciandoci prendere da Lui quando vorrà, ringraziando per il bene ricevuto, anche per quello che abbiamo riconosciuto solo col tempo.
- Pubblicità -
Allora la morte non sarà più qualcosa da scongiurare, ma una soglia da attraversare.
Dopo aver camminato a lungo su questa terra, sentiremo finalmente di essere arrivati vicino a casa, dove c’è Qualcuno che ci aspetta da sempre.
