Lampade che illuminano e indicano il giusto cammino della vita
Commento al Vangelo a cura del Card. Angelo Comastri – Vicario Emerito di Sua Santità per la Città del Vaticano – Arciprete Emerito della Basilica Papale di San Pietro.
La Famiglia: Lampada e Culla dell’Umanità
In questo video, il Cardinale Angelo Comastri descrive la famiglia tradizionale come l’unico pilastro capace di orientare correttamente l’esistenza umana. Critica aspramente le tendenze ideologiche moderne che cercano di sovvertire i ruoli naturali di padre e madre, difendendo invece il primato biologico e spirituale dell’unione stabile tra uomo e donna.
Attraverso una narrazione toccante di abbandono e rinascita, viene mostrato come solo l’amore familiare possa salvare gli individui dalla disperazione e dal vuoto interiore. Nel video cita inoltre numerosi santi e figure storiche per dimostrare che la grandezza morale di un individuo affonda quasi sempre le radici nell’esempio ricevuto dai genitori. In conclusione, la Chiesa viene presentata come l’ultima custode di una verità antropologica essenziale per la felicità e la stabilità delle future generazioni.
Trascrizione del video
Lampade che illuminano e indicano il giusto cammino della vita. Oggi, festa della Santa Famiglia, vorrei farvi notare un fatto: la Chiesa cattolica è rimasta sola, dico sola, a difendere la famiglia. Eppure, la famiglia è un bene che appartiene a tutta l’umanità e, fin da quando è iniziata la storia, è stata sempre riconosciuta come la culla dove sboccia la vita da un padre e da una madre uniti da uno stabile amore. Del resto, anche chi non crede deve riconoscere che nel “libro della vita” c’è chiaramente scritto che la vita umana deve nascere da un padre e da una madre. Ogni cellula umana, infatti, contiene 46 cromosomi: 23 provenienti dalla mamma e 23 provenienti dal papà. Questo è un fatto indiscutibile e immodificabile, così come è immodificabile il fatto che bisogna mangiare convogliando il cibo attraverso la bocca e non attraverso le orecchie. È evidente, pertanto, che chi vuole sconvolgere il libro della vita è pazzo, è malato di una pericolosissima presunzione con conseguenze inimmaginabili.
Prendiamo atto che, se ancora possiamo usare il nome “sposo” e “sposa” e non quello fluido di “compagno” e “compagna”, dobbiamo ringraziare la Chiesa cattolica. E se ancora possiamo usare il nome bellissimo di “padre” e di “madre” e non quello annebbiato di “genitore 1” e “genitore 2”, dobbiamo ringraziare la Chiesa cattolica. Infatti, oggi è in atto un progetto diabolico che vuole modificare la struttura fondamentale dell’umanità, presumendo di sostituirsi a Dio e di capire più di Dio. Questa presunzione avrà conseguenze drammatiche perché nessuno potrà mai capire più di Dio. Aveva ragione il filosofo tedesco Martin Heidegger quando nel 1970 esclamò: “Nessuna epoca ha saputo meno della nostra che cosa sia l’uomo”. Cioè, oggi non sappiamo più chi siamo, siamo letteralmente sbandati; e a che serve essere arrivati sulla Luna se non sappiamo più vivere con saggezza sulla Terra? Per aiutarvi a prendere coscienza dell’importanza insostituibile della famiglia, vi racconto una storia che mi ha colpito profondamente.
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Nel pomeriggio del 4 maggio 2015, ho celebrato la Santa Messa allo stadio Olimpico per 50.000 persone. Mi avevano chiesto di parlare della famiglia; accettai molto volentieri e raccontai il ruolo decisivo della famiglia nella vita di Giovanni XXIII, di Giovanni Paolo II e di Madre Teresa di Calcutta, e conclusi citando queste parole di Massimo D’Azeglio: “Tutti siamo fatti di una stoffa nella quale le prime pieghe, quelle ricevute dalla famiglia, restano per sempre“. L’esperienza lo conferma. Dopo alcune settimane, ricevo una lettera da un giovane che aveva partecipato alla messa: chiedeva di incontrarmi. Ci siamo incontrati e mi ha raccontato la sua storia a dir poco impressionante. Mi ha confidato: “Siamo due fratelli. Quando io avevo 2 anni e mio fratello ne aveva 7, la mamma ci ha abbandonato per andare con un altro uomo. Dopo poco ci ha lasciato anche mio padre ed è andato con un’altra donna. Il nonno, padre di mio padre, non ha retto al dolore e si è suicidato. Siamo cresciuti con la nonna paterna”.
“Quando io avevo 15 anni e mio fratello ne aveva 20, dopo tantissime ricerche siamo riusciti a sapere dove viveva la nostra mamma. L’abbiamo raggiunta in una città del sud e, con tanta trepidazione, abbiamo suonato il campanello alla porta di casa. È venuta la mamma ad aprirci la porta. Non la conoscevamo, ma abbiamo avuto ugualmente un tuffo al cuore. Gli abbiamo detto: ‘Siamo i tuoi figli, volevamo conoscerti e abbracciarti’. La mamma è rimasta molto sorpresa; non ci ha dato neppure la mano, ma ha concluso: ‘Ormai vi ho cancellato dalla mia memoria, andate da vostro padre‘. Ci siamo scusati e siamo tornati indietro come due cani bastonati”. Sentite ora le conseguenze, sempre nel racconto del figlio: “Avevamo deciso di suicidarci insieme, ma la misericordia del Signore ci ha fatto incontrare una meravigliosa famiglia del Rinnovamento nello Spirito Santo. Ci hanno accolto in casa e ci hanno amato come due figli. E ora siamo qui, siamo sereni e preghiamo per la nostra mamma che non è stata mamma e per nostro padre che non è stato padre. Tutti e due abbiamo formato una famiglia e abbiamo messo Gesù al centro della nostra vita e siamo sereni, siamo felici. Una famiglia che non era la nostra famiglia ci ha salvato“.
È una storia che fa tanto riflettere. A questo punto voglio farvi notare che tutti i santi, che sono i veri modelli di vita, affondano le radici negli esempi ricevuti in famiglia. San Giovanni Bosco è rimasto precocemente orfano di padre, ma ebbe una mamma straordinaria (Mamma Margherita) che supplì alla mancanza del padre e preparò il figlio alla grande missione di educatore di giovani. Non si stancava di dire: “Dopo Dio, debbo tutto alla mia mamma”. Come sono belle queste parole! Ma oggi quanti figli possono ripeterle? Santa Teresa di Lisieux, nel primo quaderno dei suoi ricordi, scrive: “Sono nata in una terra santa: erano i miei genitori“. Le radici della vita dei figli affondano sempre nella famiglia. San Pio X, quando fu nominato cardinale dal Papa Leone XIII, volle visitare la mamma che era inferma. Baciò l’anello della mamma e disse: “Mamma, io non porterei l’anello del vescovo se tu prima non avessi portato con dignità il tuo anello di sposa“. Parole sacrosante e vere anche oggi.
San Giovanni XXIII dichiarò con tanta sincerità: “Eravamo tanto poveri, ma com’era bella la mia famiglia: era piena di Dio”. Se ogni figlio potesse dire così, il mondo sarebbe molto diverso. San Giovanni Paolo II, tra i momenti più belli della sua vita, ricordava la notte nella quale scoprì il padre a pregare in ginocchio accanto al letto. Da Papa confidò: “La preghiera di mio padre è stata ed è per me una sorgente di forza e di fiducia”. Madre Teresa di Calcutta un giorno affermò: “Non ci sarebbe mai stata Madre Teresa di Calcutta senza l’esempio dei miei genitori”. Capite quanto è importante la famiglia? Ecco allora l’augurio e l’invito che vi consegno: siate belle e sante famiglie! Così sarete lampade che illuminano la vita dei figli e indicano loro il giusto cammino della vita. Signore, donaci tante famiglie così.
