DIO SI RICORDA DELLA SUA FEDELTÀ VERSO DI ME
Lc 1,57-66
Giovanni, nato fra i miracoli,
ucciso nel buio di una galera,
nel silenzio terribile di Dio,
l’ultimo suo grido è soffocato
dalle musiche di un banchetto
di cortigiani.
Giovanni, che danzava nel ventre di sua madre, muore per la danza di una ragazzina senza pudore, muore per una stolta ragazzina dalla madre mercenaria.
Il sacerdote Zaccaria
perde la parola,
cade dal suo pulpito
perché non ascolta,
non si fida della parola dell’angelo, non crede all’inaudito:
domanda un segno per credere che l’annuncio sia vero.
Maria invece non domanderà
un segno, chiede solo di sapere come avverrà;
non il se, ma il come.
Maria ci chiama
a sconfinare in Dio.
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Chi non ascolta la Parola,
non saprà più parlare;
chi non accoglie la Parola,
non la può neppure dare.
Chi non ha fede nella Parola
è muto, vale a dire inespressivo,
non ha nulla da dire al mondo,
al senso profondo del vivere.
Ma l’incredulità di Zaccaria
non ha fermato il plano di Dio.
È bello pensare che
anche i miei difetti,
le mie incertezze,
non bloccano la storia di Dio.
La mia poca fede non ferma
la forza di vita che promana da lui.
E questo non è un semplice pensiero consolatorio,
ma un fatto teologico, rivelativo.
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Il nome Zaccaria significa:
«Dio si ricorda».
Di che cosa?
Della sua tedeltà verso di me,
non della mia verso di lui;
si ricorda delle sue promesse,
non della mia risposta incerta.
E così Zaccaria,
pur con la sua fede fragile,
diventa anch’egli il profeta
che intona un cantico
di benedizione,
riprendendo la prima parola
della sua donna:
«Benedetta tu,
benedetto il Signore».
Nonostante la sua poca fede,
è profeta e padre di profeta.
«Che sarà mai questo bambino?» (Lc 1,66).
Bellissima domanda.
Ogni bambino è porta del mistero,
entra nel mondo
con un passo di danza.
Ogni nascita è profezia,
i bambini danno ordini al futuro,
sono profezia biologica,
sillaba del Verbo.
Giovanni, Io-hannà
vuol dire dono di Dio.
Che sarà mai oltre
ad essere dono di Dio?
Nel loro cuore i genitori
sentono che il figlio
appartiene a una storia
più grande di loro,
è di Dio, del mondo,
della sua vocazione.
Ha un segreto, una profondità,
dove loro non arriveranno mai.
Io-hannà: dono di Dio,
poterlo dire,
imparare a dirlo al familiare,
al fratello, all’amico,
al povero:
tu sei dono di Dio,
il dono che Dio mi fa.
Profeta autentico
della silenziosa porta accanto.
Manda ancora profeti,
Signore;
manda uomini audaci,
profeti certi di Dio.
Uomini dal cuore in fiamme
e tu a parlare dai loro roveti!
Per gentile concessione di p. Ermes, fonte.
