Carlo Miglietta – Commento alle letture di giovedì 25 Dicembre 2025

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NATALE DEL SIGNORE

Letture: Messa della Notte: Is 9,1-3.5-6; Tt 2,11-14; Lc 2,1-14. Messa dell’Aurora: Is 62,11-12; Tt 3,4-7; Lc 2,15-20. Messa del Giorno: Is 52,7-10; Eb 1,1-6; Gv 1,1-18

Dio sulla mangiatoia

Le prime Letture delle messe odierne (Is 9,1-3.5-6; Is 62,11-12; Is 52,7-10) riecheggiano la grande gioia di questo Giorno Santo perché, come ci annunciano le seconde Letture (Tt 2,11-14; Tt 3,4-7; Eb 1,1-6), Dio stesso da oggi è in mezzo a noi nel suo Figlio Gesù Cristo. Ma per cogliere la sua Presenza, perché questo evento sia davvero “per me oggi”, perché anche noi possiamo dire di avere oggi “visto la sua gloria come di unigenito del Padre, pieno di grazia e di verità” (Gv 1,14), dobbiamo fare obbedienza ai segni che la Parola ci presenta.

Innanzitutto Gesù si pone fin dalla nascita tra gli ultimi, tra gli emarginati. Gli angeli proclamarono la sua povertà come segno messianico: “Oggi vi è nato… un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia” (Lc 2,11-12). Notiamo subito come Luca usi termini “crudi”: “brèphos” (Lc 2,12.16), che indica il feto da partorire o appena partorito, e “gennòmenon” (Lc 1,35), che designa il feto nel grembo materno.

Un Dio che si fa feto: quale povertà poteva essere più grande? “Dio non è il sommo padrone che possiede tutto. Dio è il più grande povero che non possiede nulla… Ha donato tutto eternamente e non può donare di più, perché questo dono lo costituisce nel suo essere persona fondato unicamente sulla carità” (M. Zundel). 

Ma notiamo anche che è così importante questa mangiatoia di cui parlano gli angeli, che in seguito viene denominata con l’articolo determinativo: “la” mangiatoia: “Andarono dunque senz’indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia” (Lc 2,16). La mangiatoia è il segno che viene dato a conferma dell’annuncio soprannaturale della nascita del Salvatore (Lc 2,11), così come alla notizia a Zaccaria della sua imminente paternità era stato dato il segno del mutismo (Lc 1,11-20), e alla proclamazione a Maria della sua divina maternità è dato il segno della gravidanza della vecchia Elisabetta (Lc 1,26-38).

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Il Vangelo, “facendo della mangiatoia il segno paradossale da cui riconoscere il Salvatore, rimanda ad un avvenire che non può essere che quello della croce, manifestazione suprema della debolezza e della miseria di colui che è divenuto, risuscitando, l’autore della nostra salvezza” (J. Dupont). È tra i poveri e con i poveri che troveremo il Signore. Non cogliere il segno della sua identificazione con gli ultimi significa mancarne la presenza: forse è perché spesso lo cerchiamo altrove che tra gli esclusi che le nostre celebrazioni natalizie tante volte non riescono ad essere vero, personale, sconvolgente incontro con lui.

Ma c’è un’altra sottolineatura da fare: tutta la vita di Gesù è inscritta tra due segni di “manducazione”: la “mangiatoia” su cui nasce a Betlemme (Betlemme tra l’altro significa proprio: “Casa del pane”!) e il “pane” e il “vino” in cui si identifica nell’Ultima Cena. Il Dio che celebriamo nel Natale e che si rivela nel luogo del cibo è il sostentamento anche per tutto il creato, rappresentato dagli animali della stalla.

Il Dio che si fa pane e vino nell’Eucarestia è il Dio che si fa nostro cibo, nostra sopravvivenza. È un Dio che si è donato totalmente a tutti, che si è interamente consumato per gli uomini e per tutto l’universo (Rm 8,18-30). La “mangiatoia” e l’Eucarestia sono il “segno” del suo amore, del suo offrirsi totalmente, del suo svuotarsi fino al sacrificio supremo, della sua autodonazione.

Anche noi talora diciamo: “Ti voglio così bene che ti mangerei”: il nostro Dio “si fa mangiare” totalmente (Gv 15,13). Commossi adoriamo il Signore, ripartendo dalla Grotta e dall’Eucarestia per “fare questo in memoria di lui” (Lc 22,19; 1 Cor 11,24-25), per diventare anche noi cibo per gli altri, esistenze che si spezzano e che sono “consumate” dagli altri, per farci “mangiare” anche noi dai fratelli. 

Il commento alle letture della domenica a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito è “Buona Bibbia a tutti“.

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