Giuseppe, Il Sogno e L’Opera di Dio
Il commento di don Fabio si concentra sulla Quarta Domenica di Avvento, in particolare sul Vangelo di Matteo, capitolo primo, e sulla figura di Giuseppe.
Don Fabio esplora l’adesione di Giuseppe al piano di Dio e l’importanza di accogliere l’opera divina, che spesso si manifesta in modo inatteso, come nel caso della gravidanza di Maria per opera dello Spirito Santo. La riflessione invita a leggere gli eventi della vita non solo a un livello biologico o di causa-effetto, ma a riconoscere il piano invisibile di Dio che interviene nella realtà.
Viene enfatizzato il ruolo di Giuseppe come padre e custode, il cui compito è dare un nome e riconoscere l’identità del figlio, fungendo da modello per l’accoglienza, la cura e la protezione dell’opera di Dio nella storia.
Continua dopo l’audio.
Ascolta “don Fabio Rosini – Commento al Vangelo di domenica 21 Dicembre 2025” su Spreaker.La lezione inaspettata di San Giuseppe:
3 verità controintuitive per la vita di tutti i giorni
Forse anche tu conosci bene quella sensazione di frustrazione, quel senso di smarrimento che si prova quando i piani costruiti con cura vengono improvvisamente sconvolti da un evento imprevisto. È l’esperienza profondamente umana di perdere il controllo della propria narrazione. Eppure, in un tempo che ci invita all’attesa e alla speranza, una delle lezioni più potenti su come navigare questi momenti non viene da un manuale di self-help, ma da un’antica storia raccontata nel Vangelo di Matteo: il sogno di Giuseppe. La sua vicenda, apparentemente lontana, nasconde una saggezza sorprendente per le nostre sfide quotidiane. Scopriamo insieme tre verità controintuitive che questa storia può rivelarci, trasformando il modo in cui guardiamo alla nostra stessa vita.
- Pubblicità -
1. La tua vita ha due livelli: quello che vedi e quello che non vedi.
Ogni evento della nostra esistenza può essere letto su due piani distinti. Il primo è il livello superficiale, quello che la fonte definisce “piattamente biologico”: la semplice catena di causa ed effetto, la spiegazione logica e visibile dei fatti. È il piano su cui Giuseppe si muove all’inizio, quando si trova di fronte a un fatto che sfida ogni logica e convenzione: la donna che ama porta in grembo una vita non sua. Da questa prospettiva, le sue soluzioni sono plausibili, umane, dettate dalla necessità di risolvere un problema.
Ma fermarsi a questa lettura dei fatti, per quanto logica, significa ignorare una seconda e più decisiva dimensione della realtà. È il “qualcos’altro” che la fede e la vita interiore ci rivelano: il piano del progetto di Dio, il seme vivente che Lui ha messo nella realtà e che attende di essere visto. Il sogno di Giuseppe è l’immagine di questo sguardo interiore, capace di andare oltre l’apparenza per scorgere il potenziale divino nascosto. Spesso corriamo il rischio di vedere solo la superficie delle cose, mancando così il significato più profondo.
Quante volte corriamo in rischio di vedere solamente piattamente la superficie delle cose e di non volgere lo sguardo verso l’invisibile, verso il recondito, verso il nascosto…
È proprio quando si impara a vedere questo seme segreto che avviene una trasformazione. È a quel punto che si diventa padri.
- Pubblicità -
2. La vera grandezza non è realizzare i tuoi piani, ma accogliere un piano più grande.
Nella storia di Giuseppe, come spesso accade nelle nostre, è Dio che “prende l’iniziativa”. Lo fa in modi imprevisti, che non rientrano nei nostri schemi e che spesso ci appaiono come difficoltà insormontabili. Di fronte a questa realtà inattesa, la prima reazione di Giuseppe è cercare le proprie soluzioni, provare a districarsi dal problema con i propri mezzi.
Eppure, la sua grandezza non si manifestò nella sua abilità di risolvere il problema, ma nel suo coraggio di abitarlo. Anziché imporre il suo piano, sceglie di fidarsi e di “entrare nella storia” che Dio gli sta presentando. Questo atto di accoglienza lo trasforma, perché accettare l’opera di Dio richiede un coraggio immenso, soprattutto quando questa assume una forma incomprensibile agli occhi del mondo. Ci insegna che la nostra esistenza è spesso gravida di un progetto divino, e il nostro compito non è forzarlo dentro i nostri schemi, ma saperlo accogliere, anche e soprattutto quando è diverso da ciò che avevamo pianificato.
Tante volte la vita è gravida di un’opera di Dio e noi dobbiamo saperla accogliere accogliendo la differenza rispetto alla nostra pianificazione di quel che Dio vuole fare con noi.
3. Hai un “ruolo paterno”: dare un nome e un senso a ciò che nasce.
La vicenda di Giuseppe ci svela una verità fondamentale: Dio ha bisogno di noi per realizzare la sua opera nel mondo. Non siamo spettatori passivi, ma co-protagonisti essenziali della sua storia.
In un certo senso Dio ha avuto bisogno di Giuseppe come Dio ha bisogno di tutti noi. Se noi accogliamo la sua opera, la sua opera diventa quel che è veramente, perché è in noi, è per mezzo di noi.
L’atto paterno fondamentale di Giuseppe è “dare il nome” a Gesù. Questo gesto non è una semplice formalità, ma significa riconoscerne l’identità, l’importanza e la nobiltà. Significa dichiarare al mondo: “Tu sei salvezza, sei un’opera di Dio, non sei nato per caso”.
Questo “ruolo paterno” è una chiamata universale. Ognuno di noi ha il compito di “dare un nome” a ciò che incontra, affermandone il valore. È un compito urgente, specialmente verso chi sta crescendo: dire ai giovani di oggi che sono una salvezza, che sono un’opera di Dio, che non sono nati per caso; che c’è chi li accoglie, chi gli vuole bene, chi ci tiene a loro, chi li difenderà, chi li nutrirà, chi li crescerà. Questa è l’essenza della nostra vocazione paterna: diventare persone capaci di accogliere, nutrire e custodire l’opera di Dio ovunque la troviamo.
Conclusione
La lezione di San Giuseppe ci invita a una rivoluzione dello sguardo. Ci insegna che il nostro vero scopo non si trova nell’ostinata realizzazione dei nostri piani, ma nella capacità di guardare oltre la superficie degli eventi, riconoscere un disegno più grande e accettare con coraggio il nostro ruolo unico all’interno di esso. È così che un imprevisto smette di essere un ostacolo e si trasforma nell’inizio della nostra vera storia. Accettare questo invito non significa rassegnarsi, ma diventare co-autori della propria salvezza.
Qual è l’opera “imprevista” di Dio che la tua vita sta gestando in questo momento, e sei pronto ad accoglierla come ha fatto Giuseppe?
[testo non di don Fabio]
Qui tutti i commenti di don Fabio Rosini
Commento di don Fabio Rosini al Vangelo di domenica 21 dicembre 2025 – Anno A, dai microfoni di Radio Vaticana (dove potete trovare il file audio originale utilizzato nel video).
