Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. (Galati 2)
Mi aggrappo con tutto me stesso alla frase di Paolo ai Galati, non potrei attraversare la pagina di Vangelo di oggi senza queste parole, sento che Paolo mi fa da zavorra, sarei spazzato via dalle mie paure, dalla tentazione di cedere a chi propone un cristianesimo pacificato e anestetizzato. Mi aggrappo a Paolo come fosse un legno in alto mare durante la tempesta, mi aggrappo a lui perché l’apostolo si affida al maestro crocifisso al legno.
“Sono stato crocifisso con Cristo”, se così non fosse il dramma del crollo del tempio sarebbe insuperabile, senza la croce di Cristo sarebbe insostenibile stare a guardare le macerie di ciò che abbiamo sempre ritenuto eterno e sicuro. Sarebbe tremendo veder crollare le nostre sacre costruzioni fisiche o mentali o culturali se non ci fosse la croce di Cristo piantata su quel cumulo di pietre franate, sul Golgota del nostro passato. Ma è ancora più terribile oggi tentare di ricostruire ciò che è stato distrutto, tentare di rimettere pietra su pietra di nuovi pacificanti luoghi sacri dove dovrebbe regnare pace, gioia e giustizia, parrocchiali tradimenti del fuoco evangelico. Se tutto crolla è perché deve restare solo Cristo, il Crocifisso, se tutto crolla è perché a noi rimanga un’ unica opzione per salvare le nostre vite: farsi crocifiggere con lui.
“Quando dunque accadranno queste cose?” chiedono al Maestro, senza capire che stanno già accadendo, perché questa è nient’altro che la vita, senza comprendere che l’importante è lasciarle accadere, senza falsificare la realtà, senza spacciare per cristianesimo una vaga etica per benpensanti.
Sono accadute, stanno accadendo, sempre accadranno le guerre, a livello mondiale ma anche molto vicino a noi. Spesso siamo noi a far esplodere conflitti. Tanti invece li combattiamo nel nostro intimo. È la vita, è la vita vera, è la croce. Pensare di poter vivere in un mondo senza conflitti è solo pericolosa utopia, negazione del male: “non seguiteli”.
Ci saranno rivoluzioni, ci sono sempre state, cambieranno ancora i governanti e ancora le nostre attese saranno tradite, la salvezza non è ideologica, la salvezza non è politica, nemmeno e soprattutto nella chiesa, attendere che chi ci governi cambi le sorti del futuro è pericolosa illusione. La vita è questa, di rivoluzione in rivoluzione costante, salvare la vita è crocifiggersi al Cristo che non ha scelto la via della rivoluzione politica per portare il regno. Il suo regno non è di questo mondo, salvare la vita è non seguire i falsi testimoni che propinano un cristianesimo orizzontale.
La vita è segnata da terremoti, sempre, crolla ogni cosa continuamente, sotto le macerie rimangono affetti, ricordi, sicurezze, la terra trema ed è insicura, questa è la vita, forse perché non dobbiamo tenere i piedi sulla crosta terreste all’infinito. Falsi profeti teorizzano un Cristo che pacifica, che parla con la scienza, che è in dialogo con tutte le religioni, che dona senso alla vita e una sorta di benessere interiore, non seguiteli. Nel cuore del terremoto che sconvolse il Calvario, nell’attimo della sua morte, Cristo rimase appeso al legno, un grido di abbandono, la supplica di essere accolto dal Padre. Questa è la fede, farsi crocifiggere con lui.
Carestie e pestilenze, fame e paura di morire, abbiamo creduto per anni fossero aspetti del passato, invece non passa la mancanza, non passa la fragilità del nostro cammino sulla terra, siamo esposti continuamente alla morte, credere in falsi maestri che profetizzano abbondanza e spacciano per veri paradisi economici in nome del progresso o, all’opposto, seguire scaramantici predicatori che imputano a Dio di averci colpito con pestilente castigo è sempre e solo affidarsi a falsi profeti. Non seguiteli. Ma morire, imparare a morire, lasciarsi cambiare da carestie e pestilenze perché muoia il nostro narcisistico uomo vecchio e viva Cristo in noi, questa è la fede, questa è la salvezza che non ci farà perdere neppure un capello del nostro capo.
E così non ci sarà stupore quando ci perseguiteranno (ma deve essere persecuzione vera e non vittimismo alla moda!) magari dimenticandosi di noi, perché staranno ancora perseguitando Cristo in noi. Non ci sarà stupore quando metteranno le mani su di noi manipolando le nostre parole, accusando il nostro stile di vita, trattandoci da disadattati, perché staranno perseguitando Lui in noi.
Fino a quando opponiamo resistenza a questo, fino a quando pensiamo che ci possa essere un cristianesimo tranquillo, comprensivo, in dialogo con sistemi di potere, buono nelle sue istituzioni, noi non stiamo ancora seguendo Cristo, non gli abbiamo ancora fatto del tutto spazio in noi, non siamo ancora morti a noi stessi. Per questo siamo in cammino di conversione. Ci accorgeremo, credo, quando questo accadrà, perché ci farà male e vorremmo allontanare il calice, sarà il nostro Getsemani o, meglio, sarà il suo in noi.
Intanto non resta che perseverare, perseverare tenendo occhi, testa e cuore in Cristo, non in qualche idealismo divino astratto ma nelle sue piaghe, nel suo sangue, nel suo salvifico sacrificio. Con la perseveranza di non distogliere gli occhi dal Crocifisso saremo salvati. Sarà salvato tutto di noi. Ogni cosa sarà in Lui, noi saremo per Cristo, con Cristo, in Cristo. Non esiste altro modo per salvare la nostra vita. Per risorgere dai morti.
Per gentile concessione dell’autore don Alessandro Dehò – pagina Facebook
