Il Fine della Nostra Esistenza
Il commento di don Claudio per questa domenica, tratta della fine dell’anno liturgico. L’analisi si concentra sul tema escatologico, ovvero il fine dell’esistenza, proposto dai Vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca) nelle ultime domeniche, in particolare un brano di Luca che inizia con la profezia di Gesรน sulla distruzione del Tempio di Gerusalemme.
Il commento sottolinea come il discorso di Gesรน anticipi sia la caduta di Gerusalemme nel 70 d.C. sia la fine del mondo, fungendo da spartiacque prima del racconto della Passione e incoraggiando i discepoli alla perseveranza (hupomone) nonostante le difficoltร e le persecuzioni.
Vengono inoltre esaminate la prima lettura dal libro di Malachia, che annuncia il Giorno del Signore come un fuoco distruttivo per gli empi ma come un “sole di giustizia” per i timorati di Dio, e la Seconda Lettera di Paolo ai Tessalonicesi, che ammonisce i cristiani a non abbandonare il lavoro in attesa della fine imminente, ma a vivere responsabilmente.
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Trascrizione generata automaticamente da Youtube e rivista tramite IA.
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Ci abbiamo alla fine dell’anno liturgico. Siamo alla XXXIII domenica del tempo ordinario, penultimo di questo ciclo liturgico. E, come sempre, i brani di Vangelo alla fine dell’anno ci propongono il tema escatologico, cioรจ attirano la nostra attenzione sul fine (piรน che sulla fine), sul fine della nostra esistenza, sull’obiettivo verso cui stiamo andando.
Tutti e tre gli evangelisti sinottici (Matteo, Marco e Luca) hanno, prima del racconto della Passione, un discorso di genere apocalittico e di tema escatologico. E quindi, ogni anno nelle ultime domeniche liturgiche ci รจ proposto qualche brano tratto dai discorsi apocalittici dei sinottici. Appena iniziamo l’anno nuovo, con la Prima domenica di Avvento, si riprende lo stesso argomento, quasi per dire che fine e inizio coincidono, si toccano. Il punto di partenza diventa il punto d’arrivo. Il progetto originale di Dio si realizza alla fine.
Il lungo brano che ci รจ proposto in questa domenica, dal capitolo 21 del Vangelo di Luca, riassume il contenuto del discorso escatologico di Gesรน.
Parte dalla osservazione di alcuni discepoli sulle belle pietre del tempio di Gerusalemme. Gesรน annota amaramente che di quello che vedono non resterร pietra su pietra che non venga distrutto. Questo si riferisce alla caduta di Gerusalemme, la distruzione della Cittร Santa che avverrร effettivamente 40 anni dopo, nell’anno 70, ad opera delle legioni di Tito, generale romano.
Ma [il discorso] allude alla lunga anche alla distruzione di tutto quello che noi vediamo e che fa parte del nostro mondo, quello che chiamiamo la fine del mondo. Ma alla base c’รจ l’allusione piรน profonda, che รจ alla morte di Gesรน, cioรจ al dramma pasquale di morte e risurrezione. Gli evangelisti sinottici collocano questo discorso come spartiacque fra il racconto della vita pubblica di Gesรน e il racconto della Passione, Morte e Risurrezione.
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Gesรน non va incontro alla morte a occhi chiusi, ma tenendoli ben aperti, sapendo quello che comporta. Affronta la sofferenza e la morte sapendo che non รจ la fine e, attraversando quella notte oscura, riemerge alla luce della vita, alla risurrezione pasquale.
E dice in fondo ai suoi discepoli di fare la stessa cosa: di non spaventarsi, di non avere paura delle difficoltร che dovranno affrontare, di non lasciarsi ingannare da quelli che dicono di sapere quando e come finirร il mondo, di resistere nella professione di fede, nell’impegno del bene.
Gesรน insiste nel preannunciare situazioni difficili: guerre, terremoti, carestie, pestilenze. Non sono queste la fine del mondo. Ci saranno tante situazioni difficili, prima di tutto ci sarร la persecuzione dei cristiani. “Avrete difficoltร , sarete traditi e maltrattati addirittura dai vostri parenti”. Perรฒ, ogni situazione difficile, dice Gesรน, puรฒ diventare occasione di bene. “Vi arresteranno? Prendetela come una buona occasione per dare testimonianza al Vangelo“. Potrete parlare della vostra fede anche a quei giudici che vi interrogheranno in tribunale. “Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”.
In fondo, l’insegnamento รจ sull’upomone, che abbiamo tradotto con perseveranza. In greco, questa virtรน indica la capacitร di resistere sotto pressione. Nonostante ci siano delle forze che ti schiacciano, tu resisti, rimani fedele al Signore. E con questa tua costante fermezza salverai la tua vita.
La prima lettura ci propone un altro annuncio escatologico, tratto dal finale del libro di Malachia. “Malachia” non รจ propriamente un nome, ma vuol dire “il mio messaggero”. ร un profeta che chiude la raccolta dei 12 profeti.
E contiene, proprio nel finale, l’annuncio del Giorno del Signore, che arriverร come un forno. Sembrerร un caldo infernale per gli empi, i quali, come paglia, saranno distrutti da questo fuoco del Signore. Mentre per coloro che hanno il timor di Dio, il giorno sorgerร come un Sole di giustizia. Lo stesso Sole puรฒ essere una benevola fonte di calore oppure una infuocata fornace che ustiona.
Coloro che accolgono il Sole di giustizia sono gli Haredim. ร un termine tecnico che viene adoperato oggi in Israele proprio da quei gruppi che i giornalisti occidentali chiamano “ultra-ortodossi”. Loro si definiscono Haredim: “i timorati”, quelli che hanno il timor di Dio. E prendono questa parola proprio dal versetto di Malachia: “Per voi che avete timore del mio nome sorgerร con raggi benefici il Sole di giustizia”.
La tradizione cristiana ha chiamato Gesรน il Sole di giustizia. Abbiamo scelto di fare la festa della nascita di Gesรน nella festa della nascita del sole proprio perchรฉ riconosciamo che Gesรน รจ il Sole di giustizia. Stiamo aspettando il sorgere del sole. Stiamo aspettando che arrivi il Sole della giustizia. Il Sole che fa giustizia รจ Gesรน, ed รจ benevolo verso coloro che hanno il timore di Dio; altrimenti รจ una fornace che brucia.
“Il Signore giudicherร il mondo con giustizia,” ripeteremo pregando con le parole del Salmo 97. ร lo stesso Salmo che recitiamo tutti gli anni nella Messa del giorno di Natale. “Il Signore giudicherร il mondo con giustizia e i popoli con rettitudine. Il Signore viene a giudicare la terra”. Lo diciamo a Natale e lo diciamo in questa fine d’anno. Il Signore viene adesso, sta venendo, verrร alla fine dei tempi, e viene per fare giustizia. Quello che conta รจ che noi siamo dalla sua parte e lo accogliamo bene.
La seconda lettera che Paolo scrisse ai cristiani di Tessalonica fu motivata (l’abbiamo giร visto due domeniche fa) da una falsa predicazione di qualcuno che aveva ingannato la giovane comunitร dicendo che la fine รจ imminente. E qualcuno, sedotto da questi discorsi, lasciรฒ il lavoro: “Se tutto sta per finire, a cosa serve lavorare?”. E quindi interruppero le attivitร normali e si misero ad aspettare il giorno del Signore.
L’Apostolo li rimprovera. Li rimprovera perchรฉ hanno smesso di lavorare, perchรฉ hanno interrotto il loro impegno sociale e civile. “[Egli dice:] Sentiamo che alcuni di voi vivono in modo disordinato, senza far nulla, in continua agitazione”. “Noi,” dice l’Apostolo, “vi abbiamo dato l’esempio di persone che lavorano con le proprie mani”. E Paolo si guadagnava da vivere lavorando, intrecciando stuoie, tende. “Fatelo anche voi, continuate a lavorare”.
Fate bene quello che facevate prima nell’attesa che venga il Signore. Non fuggite in una realtร di sogno. Vivete bene la vostra situazione attuale nella continua attesa del Sole di giustizia. E quando sorgerร , ne avrete solo un beneficio.
