don Alessandro Dehò – Commento al Vangelo del 12 ottobre 2025

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Tutti e dieci furono guariti, ma non è quello il miracolo.
Miracolo, miracolo vero, è quando uno di loro, “vedendosi guarito”, inizia un itinerario di incontro con il Padre.

Miracolo vero sono quegli occhi che si aprono a guardarsi, finalmente, a riconoscere come il divino si è manifestato in lui esattamente nel limite della lebbra. Negli spazi di morte. (E noi ancora a stare a distanza dalle nostre lebbre, a nasconderle, impedendo così a noi stessi di aprire gli occhi, di farci miracolo).

Miracolo vero è che quell’uomo “tornò indietro”, e non fu solo un cammino fisico, tornò indietro a ringraziare la vita che l’aveva portato fin lì, certo non santificare l’errore umano che l’aveva emarginato, senza giustificare l’ingiustificabile, ma stupendo per la capacità di Dio di manifestarsi esattamente tra le pieghe della lebbra, tra le ombre di una morte portata addosso come vergogna.

Miracolo vero è una voce che riesce a lodare “Dio a gran voce”, miracolo è non incagliarsi nel risentimento contro la religione che ci ha estromesso, contro le leggi che ci hanno bandito, contro le persone che non ci hanno capito.

Miracolo, miracolo vero, è una gratitudine così incontenibile che non solo non ci si accanisce più contro chi ci ha fatto del male ma si ringrazia Dio che ha assunto il limite umano per portarci a Lui.

Miracolo vero, ma questo può dirlo solo il lebbroso, è arrivare a ringraziare perfino la lebbra, perché senza quella sciagura quell’uomo non sarebbe mai riuscito a prostrarsi davanti al Signore.

Miracolo vero è tornare indietro, camminare tra le macerie con il cuore grato di chi ha conosciuto il Signore che, svuotandosi si è reso presente a partire dal nostro male.

Miracolo, miracolo vero è sentire che ciò che conta davvero nella nostra vita è fare esperienza diretta, profonda, vitale del Cristo. Ma del Cristo crocifisso alle nostre debolezze, alla lebbra che ci portiamo al cuore, un Cristo crocifisso all’esclusione, all’ingiustizia, alla malattia, perfino alla morte.

Così vero dramma è guarire senza averlo incontrato, attraversare indenni la vita, svuotare di senso le ombre fino a estromettere il vero volto di Cristo dalla nostra storia. Dalle nostre ferite.

Vero dramma è non saper riconoscere il volto di Dio lebbroso, il volto di Dio escluso, il volto di Dio crocifisso, il volto di Dio.

Per gentile concessione dell’autore don Alessandro Dehòpagina Facebook

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