Dio sveglia la nostra vita prostrata verso gli idoli
Non siamo cambiati: sono passati secoli, abbiamo tecnologie e continue novitร che rendono la nostra vita in apparenza piรน facile e scorrevole, ma il nostro cuore รจ rimasto quello di sempre, quello convinto che per stare bene basti possedere, che per essere felici bastino soldi e potere.
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ร la tentazione perenne dellโessere umano che pensa di poter comprare tutto, che tutto abbia un prezzo e che assicurarsi il denaro corrisponda a garantirsi una vita tranquilla e senza scossoni. Eppure le ricchezze, nellโAntico Testamento, sono sempre state il segno di una benedizione di Dio, di un premio per una vita onesta e fedele.
Allora forse il nocciolo di questa parabola non sono le ricchezze in sรฉ, ma lโuso che se ne fa, cosa esse diventano per lโessere umano, quale senso assumono. Gesรน infatti parla di โcupidigiaโ che significa bramosia, cioรจ quel desiderio ininterrotto e continuo di avere, di possedere, di godere.
Come se non ci fosse un domani. O meglio, come se il domani fosse esclusivamente nelle nostre mani. Come se il senso della nostra vita si esaurisse in questa sfrenato bisogno di accumulare denaro e sicurezze. Dimenticandoci degli altri, dimenticandoci di Dio.
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