Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 23 Novembre 2022

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In questo breve brano di Luca il senso di precarietร  del discepolo raggiunge il suo massimo livello. Non basta il crollo del tempio, non bastano carestie, epidemie e guerre: le incomprensioni e le persecuzioni toccano anche la sfera piรน intima e apparentemente piรน rassicurante dell’esperienza umana: i legami familiari e parentali. Chi sceglie di seguire Cristo rischia di essere consegnato agli avversari perfino dai genitori e dai fratelli per essere gettato in prigione e anche ucciso a motivo di questa sequela.

Insieme all’annuncio della persecuzione, Gesรน rassicura โ€œnemmeno un capello del vostro capo andrร  perdutoโ€: affermazione del tutto incoerente per chi racchiude l’esperienza umana nel solo perimetro della vita terrena, ma che diventa comprensibile nella prospettiva della vita eterna. Il chicco di grano deve marcire sotto terra per portare frutto.

La persecuzione e la morte, quindi, non sono una conclusione, ma un passaggio che porta alla vita. Un passaggio che puรฒ essere fecondo, come si dice oggi โ€œun’opportunitร โ€. Perchรฉ in quel frangente, quando ogni certezza umana viene meno e la vulnerabilitร  รจ al suo massimo grado, si ha occasione di dare testimonianza della forza di Cristo. Non la testimonianza di discorsi forbiti o di parole convincenti, che il Signore invita a non cercare nemmeno davanti ai tribunali e ai governanti, perchรฉ รจ lo Spirito a dare parola e sapienza.

La testimonianza non consiste nel tentativo di convincere l’altro della giustezza delle proprie convinzioni (che sarebbe una forma di autoaffermazione piรน nociva che utile alla diffusione del Vangelo), ma nel lasciare, vivendo o anche morendo, che lo Spirito compia la sua opera.

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per lโ€™Evangelizzazione e la Catechesi

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I commenti di questo mese sono curati da Luisa Prodi