Luciano Manicardi – Commento al Vangelo di domenica 12 Giugno 2022

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Comunione che si comunica

Il mistero della Trinitร  divina, al centro della celebrazione odierna, sottolinea che il Dio che si comunica allโ€™umanitร  nello Spirito e nel Figlio Gesรน Cristo รจ ilย Dio che รจ comunione e comunicazione in sรฉ stesso. La Trinitร , che esprime il โ€œcomeโ€ dellโ€™unitร  di Dio e la esprime in termini di comunione interpersonale, fonda il fatto che noi possiamo parlare di Dio solo in termini di comunione. Se Dio รจ comunione nel suo stesso essere, se lo Spirito รจ Spirito di comunione e se Cristo รจ โ€œpersona comunitariaโ€ inscindibile dal suo corpo che รจ la chiesa, allora la comunione รจ la natura stessa della chiesa:ย la chiesa di Dio o รจ comunione o non รจ.

Dalla Trinitร  divina discende anche la visione dellaย persona umana come relazionale: nella Trinitร  ogni persona รจ per lโ€™altro e la persona umana si realizza nella relazione con lโ€™altro. E discende la concezione dellโ€™intangibilitร  e inalienabilitร  della persona umana: come i nomi delle tre persone trinitarie non sono confusi nรฉ interscambiabili, cosรฌ la persona umana รจ un valore in sรฉ, รจ un fine e non un mezzo, รจ una grandezza non sacrificabile a interessi sociali o pubblici o di altro tipo.

Noi associamo spesso il termine Trinitร  a quello di mistero. Che significa che la Trinitร  รจ un mistero? Si parla di mistero quando qualcuno o qualcosa si dischiude a noi a partire dal suo intimo, dalla sua veritร  profonda, dal suo cuore, dalla sua interioritร . Le porte del mistero si aprono solo dallโ€™interno: non si puรฒ penetrare in esso dallโ€™esterno, e men che meno con violenza. Al tempo stesso, un mistero, come il mistero divino, quando si apre e consegna allโ€™uomo, non cessa di essere mistero. Piรน si entra nel mistero, piรน esso si approfondisce e diviene affascinante. Cosรฌ รจ per il mistero trinitario. Afferma Kallistos Ware: โ€œIl mistero, nel vero senso teologico del termine, รจ aperto alla nostra comprensione umana, ma questa rivelazione non puรฒ essere esaustiva, perchรฉ concerne le profonditร  della โ€˜tenebra divinaโ€™. Ciรฒ che รจ detto della natura trinitaria di Dio nella Scrittura, nelle definizioni dei Concili e dai Padri della chiesa, deve certamente essere accolto come vero, ma non esprime e non puรฒ esprimere la veritร  nella sua integralitร  vivente e trascendenteโ€.

Ora, il mistero trinitario si radica nellโ€™elementare affermazione biblica del rivelarsi di Dio. Il Dio biblico si manifesta sovranamente e liberamente allโ€™uomo, e perciรฒ precede e fonda ciรฒ che lโ€™uomo puรฒ dire ed esperire di lui. Di piรน, il Dio biblico, รจ ilย Dio che parla allโ€™uomo: colui che si relaziona con lโ€™uomo rivolgendogli la parola. Il rapporto dellโ€™uomo con Dio viene pertanto e da subito (fin dalla creazione) posto sotto il segno dellโ€™ascolto, dunque dello sviluppo dellโ€™interioritร  e della percezione dellโ€™alteritร , viene posto sotto il segno della distanza e non della fusione, della relazione e non dellโ€™immedesimazione, della comunione e non della confusione. Proprio il testo evangelico odierno mostra come Gesรน Cristo, veritร  di Dio, cioรจ rivelazione di Dio allโ€™umanitร , dice che il suo parlare ai suoi discepoli รจ parziale, incompleto, non totalizzante. โ€œMolte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il pesoโ€ (Gv 16,12). Cristo, Parola di Dio, ha in sรฉ una dimensione diย non dettoย che solo lo Spirito rivelerร  guidando il cammino dei discepoli nella storia. Per questo Gesรน formula la promessa dello Spirito di veritร  (Gv 16,13) e lo fa a partire dal suo sguardo che vede la debolezza dei discepoli, la loro incapacitร  a portare il peso delle parole che egli ancora avrebbe da dire. Laย condiscendenzaย e laย compassioneย del Figlio sono allโ€™origine della promessa dello Spirito il quale a sua volta รจ segno della condiscendenza e della compassione divina. Il testo suggerisce che nello Spirito santo la vulnerabilitร  di Dio incontra la debolezza umana. Eย la venuta dello Spirito diventa il cammino dellโ€™uomo: โ€œQuando verrร  lo Spirito della veritร  egli vi guiderร  verso tutta la veritร โ€ (Gv 16,13). La venuta dello Spirito orienta il cammino dellโ€™uomo verso Cristo, e verso il Cristo che รจ โ€œla via, la veritร  e la vitaโ€ (Gv 14,6). Colui che รจ la veritร  รจ anche la via: la comunicazione della vita divina allโ€™uomo grazie allo Spirito diviene cosรฌ cammino quotidiano sempre da riprendere ascoltando e interiorizzando la Parola di Dio che conforma il credente al Figlio.

Lo Spirito che introduce nella vita divina รจ segno di unโ€™assenzaย (โ€œSe non me ne vado, non verrร  a voi il Consolatoreโ€: Gv 16,7) e espressione di unย silenzio, di un non-detto (cf. Gv 16,12): la vita spirituale del credente diviene dunque unย far abitare nel credente la presenza e la Parola del Signore grazie allโ€™accoglienza dello Spirito. La comunicazione di Dio allโ€™uomo avviene anche grazie al ritrarsi di Cristo e al suo silenzio. Del resto, anche la comunicazione intraumana avviene non solo con la parola e la presenza dellโ€™uno allโ€™altro, ma anche con il silenzio e la discrezione.

Che cosa ci dice, in estrema sintesi, il brano evangelico odierno? Che lo Spirito santo, lo Spirito della veritร , e il Figlio Gesรน Cristo, colui che รจ la veritร , la via e la vita, sono due, sono distinti, tanto che lo Spirito verrร  effuso quando il Figlio sarร  glorificato, ma sono anche โ€œunoโ€ nel loro agire. Vi รจ una fase, quella della presenza di Gesรน ai discepoli, in cui i discepoli non sono piรน in grado di ascoltare e portare e sopportare le parole di Gesรน (v. 12) e vi รจ il tempo in cui verrร  lo Spirito e guiderร  verso la piena veritร  parlando le parole di Gesรน, comunicando ai credenti le parole di Gesรน (vv. 13-15). Ma come lo Spirito era in Gesรน, durante il suo ministero terreno, cosรฌ lo Spirito interiorizzerร  nei credenti la presenza, le parole e lโ€™agire del Cristo glorificato.

Gesรน dunque, mentre sta per lasciare i suoi, vorrebbe ancora dire loro molte cose, ma pone un limite al suo dire. Mentre sta per andarsene, tralascia anche cose da dire. Saranno i discepoli a forgiare quelle parole mediante la loro apertura allo Spirito. Gesรน fa spazio ai suoi: se lo Spirito li guiderร  alla piena veritร , egli apre loro la strada: li ha amati, ha vissuto con loro, li ha istruiti. Ora si tira indietro e lascia loro come ereditร  lo Spirito della veritร , quello Spirito la cui azione รจ pratica ed esistenziale. Che Gesรน lasci come ereditร  lo Spirito, significa che lascia ai suoi discepoli la libertร  e la responsabilitร . Gesรน lascia la presa. Come il Dio creatore ha cessato di lavorare, ha messo un limite al suo fare che pure era bello e buono, e cosรฌ ha consentito allโ€™alteritร  di emergere e di espandersi, cosรฌ ora Gesรน mette un freno al suo dire, cosciente che i discepoli non saprebbero reggere il peso di tali parole. Gesรน parla delle parole come di un peso da portare. Il verbo grecoย bastร zein, รจ applicato nel NT al portare la croce, al portare una bara durante un funerale, al portare in grembo un figlio, fino al portare gli altri come peso e a portare i pesi gli uni degli altri. Le parole sono pesanti, e non solo le parole calunniose o cattive, ma anche le parole vitali che sono una pesante responsabilitร . E, sempre, le parole sonoย azioni, agiscono su chi le ascolta, lo deprimono o lo esaltano, lo consolano o lo rendono triste, lo inquietano o lo rassicurano, lo confondono o gli rendono piรน chiare le situazioni. Sรฌ, parlare รจ agire, รจ intervenire sugli altri e sul mondo. Le parole sonoย fatti, spesso molto piรน pesanti di veri e propri fatti e di gesti corporei. Ora, come potranno essere portate le parole che Gesรน si astiene dal dire? Saranno i discepoli stessi che dovranno crearle grazie alla loro creativitร  e al loro aprirsi allโ€™azione dello Spirito nella storia. Vivendo, essi diranno Gesรน; vivendo la croce diranno il volto di Gesรน crocifisso; vivendo la gioia nelle tribolazioni diranno la potenza dellโ€™evento pasquale; vivendo lร  dove รจ stato il loro Signore, lo racconteranno nel quotidiano; vivendo lโ€™amore, diranno ciรฒ di cui ha vissuto ed รจ morto Gesรน e consentiranno agli uomini di ascoltare e leggere lโ€™evangelo scritto nelle loro vite. Del resto, la necessitร  della scomparsa di Gesรน sta anche nel fatto che un uomo non รจ pienamente compreso se non alla fine della sua vita, se non anche con la sua morte, che รจ lโ€™ultima sua parola e lโ€™ultimo suo atto. E gli ultimi atti della vita di Gesรน saranno gli eventi della passione, morte e resurrezione, eventi che saranno al cuore della testimonianza interiore che lo Spirito attua nei discepoli. Eventi che la visione giovannea riconosce come โ€œgloriaโ€. Lo Spirito, comunicando (o โ€œannunciandoโ€, come traduce la Bibbia CEI: vv. 13.14.15) allโ€™uomo il mistero di Dio, glorifica il Figlio. E il credente glorifica il Signore accogliendo la comunicazione divina e facendosi dimora della sua presenza. E la glorificazione si manifesta comeย amore, amore di Dio e amore del credente โ€œChi mi ama, osserverร  la mia parola e il Padre mio lo amerร  e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di luiโ€ (Gv 14,23). Questa infatti, รจ lโ€™azione dello Spirito: far sรฌ che lโ€™amore con cui il Padre ha amato il Figlio e con cui il Figlio ha amato i suoi discepoli sia nei credenti nella storia, sia in loro ed essi stessi si amino di quellโ€™amore. Cosรฌ termina la preghiera al Padre del cap. 17: โ€œLโ€™amore con cui hai amato me sia in essi e io in loroโ€ (v. 26).

A cura di: Luciano Manicardi
Per gentile concessione del Monastero di Bose