Enzo Bianchi – Commento al Vangelo del 5 Giugno 2022

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Il dono di Gesรน รจ lo Spirito santo

Carissimi fratelli e sorelle, noi celebriamo la festa della Pentecoste, il mistero dellโ€™effusione dello Spirito santo, dono di Cristo risorto alla sua chiesa. รˆ il dono pasquale per eccellenza, รจ la pienezza dellโ€™evento pasquale, e per questo Luca colloca questo evento nel cinquantesimo giorno dopo la Pasqua, nella festa delle Settimane, la festa che ricordava la pienezza della liberazione dallโ€™Egitto del popolo di Israele. Israele era stato liberato dalla schiavitรน, ma questโ€™opera di liberazione si รจ compiuta solo nellโ€™ora dellโ€™alleanza, con il dono della Legge, lโ€™ora delle nozze tra il Signore Dio e il suo popolo al Sinai.

Ma sempre per la stessa ragione il vangelo di Giovanni colloca lโ€™evento della Pentecoste a compimento del giorno pasquale, il giorno che per il quarto vangelo รจ il giorno uno della nuova creazione, quando Gesรน appare in mezzo ai suoi e alita su di loro il suo soffio, lo Spirito santo. Dunque noi in questo giorno ritorniamo con consapevolezza al mistero della Pasqua, perchรฉ la discesa dello Spirito santo sulla chiesa รจ inscindibile dalla resurrezione da morte di Gesรน. Proprio nellโ€™effusione dello Spirito santo da parte di Gesรน ai suoi discepoli sta infatti il senso e il termine di tutta la missione che il Figlio aveva ricevuto dal Padre.

รˆ sempre Luca che ricorda a questo proposito una parola di Gesรน. Gesรน, volendo ricapitolare la sua venuta da Dio in mezzo a noi, tutta la sua missione, ha esclamato: ยซIo sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e quanto desidero che si accendaยป (Lc 12,49). Ecco il giorno dellโ€™accensione di questo fuoco, della discesa dello Spirito santo che fa dei discepoli una cosa nuova, li costituisce corpo stesso di Cristo, fa dei discepoli il tempio di Dio: non sono piรน dei discepoli alla sequela di un maestro, non sono piรน degli ascoltatori di un profeta, sono membra di quel corpo glorioso risorto da morte che ormai รจ in Dio ed รจ vivente per sempre. รˆ proprio lo Spirito santo che รจ sempre allโ€™opera: grazie allo Spirito santo il Figlio aveva potuto prendere carne nel grembo della vergine Maria, e ora รจ proprio lo Spirito santo che nella Pentecoste plasma ancora il corpo di Cristo, scendendo sui discepoli e rendendoli membra del corpo del Signore.

In Gesรน cโ€™era una vera ansia di donare lo Spirito santo, cโ€™era una vera impazienza di poter nello Spirito santo attirare tutti a sรฉ per farne il suo corpo, cโ€™era una volontร  precisa di compiere tutta lโ€™opera datagli dal Padre per consumare quellโ€™incontro nuziale con lโ€™umanitร , facendola sua fidanzata e sua sposa. Sovente penso a questo desiderio di Gesรน, un desiderio che dominava la sua missione, e lo confronto con la nostra scarsa attenzione allo Spirito santo, la nostra rara invocazione, la nostra astenia, la nostra debolezza. Come รจ possibile vivere il nostro rapporto con il Signore Gesรน senza desiderare ardentemente di essere in lui, di essere membra del suo corpo? Questo รจ veramente il nostro peccato: vogliamo stare dietro al Signore, vogliamo essere suoi discepoli, ma non abbiamo una passione fino a voler essere la carne del suo corpo, il corpo del Signore nella storia. Per questo noi non sappiamo dire con efficacia: Gesรน il Signore; non sappiamo dire a nessuno: ยซHo Kรฝrios estinยป, ยซรˆ il Signore!ยป (Gv 21,7). Ogni volta che lui รจ accanto a noi, che รจ in noi e ci parla, essendo poveri dello Spirito santo, non siamo in grado nรฉ di riconoscerlo nรฉ di indicarlo agli altri.

Noi abbiamo ascoltato la lettera ai Romani che attesta che lo Spirito abita in noi; la testimonianza della discesa dello Spirito negli Atti degli apostoli; la missione dello Spirito santo secondo le parole di Gesรน nel quarto vangelo. Sono testi ricchissimi, che di volta in volta abbiamo giร  commentato per poter sempre di piรน conoscere il mistero della Pentecoste. Perciรฒ in questo mio commento voglio soltanto fermarmi sul racconto lucano della Pentecoste, e neppure commentarlo in modo preciso e analitico, ma semplicemente voglio evidenziare due espressioni, due parole che stanno nel brano della discesa dello Spirito negli Atti degli apostoli (2,1-11).

Innanzitutto lโ€™annotazione, che non vuole essere solo una precisazione della situazione, una collocazione dellโ€™evento della Pentecoste, ma in realtร  una annotazione che qualifica la discesa dello Spirito: ยซMentre il giorno della Pentecoste stava per compiersi, i Dodici, Maria e gli altri discepoli si trovavano tutti insieme nello stesso luogo (epรฌ tรฒ autรณ)ยป. รˆ importante mettere lโ€™accento sullo stesso luogo per dire lโ€™unitร , per dire la presenza della comunitร  dei discepoli, ma ciรฒ che รจ ancora piรน importante รจ che questa espressione ยซ nello stesso luogo,ย epรฌ tรฒ autรณ, in realtร  indica il frutto di unโ€™azione da parte dello Spirito di Dio che chiama, raduna, attira da quella condizione di dispersione e di paura in cui si trovavano i discepoli i giorni successivi la morte del Signore.

Qui cโ€™รจ un aspetto decisivo della comunitร  cristiana, radunata dal Signore. Lโ€™essere radunata รจ la realtร  essenziale per la comunitร  cristiana: i fratelli, le sorelle non sono nello stesso luogo in forza di una convergenza gli uni verso gli altri, non sono nello stesso luogo in forza di sentimenti, di affinitร , di affetti, ma perchรฉ radunati dal Signore. Se mancasse questa attrazione del Signore, meglio allora che la forza centrifuga separi dagli altri quelli che vorrebbero restare uniti solo per ragioni personali e umane, non in obbedienza alla forza del Signore. Quella comunitร  su cui scende lo Spirito santo era il risultato del raduno dei figli di Dio dispersi e Gesรน aveva dato la sua vita fino alla morte in croce proprio in vista di questo raduno: creare la comunitร  dei figli di Dio, attirarli tutti a sรฉ. Ecco perchรฉ quelli che sonoย epรฌ tรฒ autรณ, nello stesso luogo radunati, lo sono per lโ€™eucaristia che rende visibile il mistero di un corpo compaginato dallo Spirito santo, il corpo di Cristo composto dai credenti in lui e vivificato dallo Spirito. Dunque comunione dello Spirito santo.

Lโ€™altra espressione cui rivolgo lโ€™attenzione รจ la molteplicitร  di quelle fiammelle di fuoco che si posavano su ciascuno dei discepoli. Cโ€™รจ un solo soffio, un solo Spirito, un solo vento che scende su unโ€™unica assemblea, una comunitร  costituita da quelli che stavano insieme nello stesso luogo; ma quando i discepoli ricevono lo Spirito, ognuno di loro riceve una lingua di fuoco, una fiammella, e ogni fiammella รจ diversa dalle altre. Unitร  di un corpo ma nello stesso tempo diversitร , originalitร  e libertร . Tensione di comunione ma massima personalizzazione del mistero di Cristo nella vita di ogni credente. Tutti battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, tutti abbeverati a un solo Spirito, dice lโ€™apostolo Paolo (cf. 1Cor 12,139, ma ciascuno con un rapporto originale con il Signore attraverso lo Spirito santo che personifica, distingue, mai contristando lโ€™unitร . Cosรฌ ciascuno dei discepoli รจ invitato, contro ogni tentativo di omologazione, ad essere nella libertร  capace di amare, ad essere capace di accogliere nella libertร  lโ€™amore dellโ€™altro. รˆ proprio questa condizione di libertร  che consente anche la sinceritร , consente la conoscenza dellโ€™attrazione del Signore e non di altre attrazioni, che permette la comunitร  di coloro che sono radunati nello stesso luogo sotto la potenza dello Spirito santo.

Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi