don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 10 Aprile 2022

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โ€œQuando Gesรน fu vicino a Gerusalemme, alla vista della cittร , pianse su di essaโ€ฆโ€ (Lc 19,41)

Eโ€™ cosรฌ complesso e intenso il tempo che attraverso la domenica delle Palme inizia per noi cristiani, che ho preferito rimanere per un istante su unโ€™altura poco distante dalla cittร . Da questo scorcio, ci dice il vangelo, Gesรน alla vista di Gerusalemme scoppiรฒ in pianto. Non so cosa vedesti Gesรน. Non so quale profilo della cittร  ti colpi il cuore. Non piangevi certo per la bellezza del paesaggio, ma per lโ€™occasione sprecata che quella gente e quella cittร , e con essi gran parte della storia, si erano perse, correndo dietro cose inutili.

Vorrei dirti qualcosa, ma non so cosa dirti. Vorrei giustificare quella gente, giustificare me, ma non esiste giustificazione davanti alle cose serie della vita. Certe cose o le vivi o non le vivi. E non ci sono attenuanti.
Vorrei che non accadesse mai che fosse troppo tardi per cambiare. Ma non cโ€™รจ dato tutto il tempo. Cโ€™รจ dato solo il tempo necessario, e se superiamo quella soglia, allora avremo perso in eterno lโ€™unico treno che ci avrebbe portati a qualche parte di vero.

Tu piangi, e attraverso quegli occhi carichi di lacrime giร  lavi le mani insanguinate di chi ti metterร  in croce.
Vedi la cittร  da fuori e lโ€™ultima vista di Gerusalemme sarร  da fuori, da un altra altura, il Golgota.
Tu muori fuori. Dopo che tutti prendono le distanze da te. E mi domando se in questo tempo tu sei dentro o ti abbiamo fatto fuori anche noi dai recinti delle nostre case, dalle nostre famiglie, dalle nostre amicizie, dai nostri templi.

Da fuori tu sei un Dio innocuo. Dentro, invece, sei un Dio scomodo. Vedi Gesรน, ti difendiamo appeso ai muri delle nostre aule, ma forse lo facciamo per non inchiodarti dentro di noi, dentro le nostre scelte, dentro i nostri ragionamenti, dentro le nostre vite. Sui muri, come nella campagna di Gerusalemme, tu sei sopportabile.

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Dentro invece, pretendi troppo. Pretendi che diventiamo noi stessi. E si sa che diventare se stessi significa morire a ciรฒ che si รจ ora per rinascere nuovi. Ma la morte non รจ mai piaciuta a nessuno.

NUOVO COMMENTO DELLA DOMENICA