Lazzaro ha saputo sia essere sia avere.
Il brano di oggi ci illumina sulla preoccupazione del vero ricco del vero povero. โC’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla tavola del riccoโ.
Un giorno mio amico mi raccontรฒ che รจ passato nella via in cui si sedeva un mendicante nellโangolo di un palazzo, questo gli chiese una moneta, gliela diede, perรฒ per educazione, si fermรฒ anche per scambiare due parole con lui. Quando gli chiese il suo nome, il mendicante si mise a piangere e poi disse che tante persone passano davanti a lui perรฒ nessuno ha mai avuto lโintuizione di chiedere come si chiamava, perchรฉ era ormai conosciuto come il mendicante dellโangolo del palazzo, mentre lui aveva il nome proprio e si chiamava Giovanni.
Nella logica del mondo a volte la nostra identitร รจ definita in base a ciรฒ che possediamo: io sono ciรฒ che ho. Quindi possiamo ipotizzare che forse per questo motivo il ricco della pericope odierna non ha nessun nome. Il suo nome coincide con la sua ricchezza. Invece il povero non ha nulla, ma conserva il suo nome.
โQuando muore, lโuomo non porta nulla con sรฉโ, dice il Salmista; nellโaltra vita si va solo con ciรฒ che siamo. Per questo lโepisodio del ricco e Lazzaro, riportato nel vangelo di oggi, รจ drammatico e fa molto riflettere: โStando nell’inferno tra i tormenti, levรฒ gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietร di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perchรฉ soffro terribilmente in questa fiamma.
Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui รจ consolato, tu invece sei in mezzo ai tormentiโ. Qui il peccato del ricco non รจ la ricchezza in sรฉ ma piuttosto la sua mancanza di solidarietร nei confronti del povero Lazzaro, che ha saputo sia essere che avere.


