Ma io, da che parte sto? Questa รจ la domanda che mi sovviene dopo avere letto questo vangelo e averlo ruminato camminando in giardino.
Sappiamo che, secondo i rabbini, un malato poteva essere guarito di sabato solo in caso di pericolo di morte. Al riguardo tutte le leggi erano da osservarsi scrupolosamente. A meno che ci si trovasse di fronte ad un caso in pericolo di vita.
Ma una legge siffatta, come qualsiasi legge, sta dalla parte dellโuomo o sta dalla parte di chi? Un poโ tutte le leggi religiose hanno un punto di partenza in Dio misericordioso e compassionevole. Purtroppo, nello scorrere del tempo, queste stesse leggi diventano autoreferenziali, sono fine a se stesse e non piรน a servizio dellโuomo ma solo alla compagine strutturale della societร . Sappiamo quanto sia importante che lโuomo impari a sostare e a riposare, ad avere uno stacco dalla corsa quotidiana sempre piรน frenetica e che, in questo stacco, possa anche incontrare Dio.
Ma un uomo morto che incontro puรฒ avere con Dio? Ma un uomo paralizzato che non puรฒ essere guarito in giorno di sabato, lโunico giorno in cui incontra il Signore che puรฒ guarirlo, cosa dovrebbe mai pensare?
Allora: รจ compito nostro salvaguardare la legge o salvare lโuomo?
Facciamo degli esempi.
La legge medica dice che รจ meglio operare unโanca non troppo presto perchรฉ poi, non durando per sempre la protesi, bisognerebbe operarla di nuovo. Una persona a 50 anni si blocca, fa fatica a camminare, รจ dolorante. Dovrebbe aspettare almeno dieci o ventโanni, se guardasse alla legge medica. Ma quei 10/20 anni come li passa? E soprattutto, dopo 10/20 anni sarร ancora vivo? Avrร avuto altri problemi? La legge o la persona?
La legge dice che una persona divorziata e risposata รจ scomunicata. Parola forte ma che, anche se negata dal dire, รจ nei fatti. Uno che รจ in tale situazione non puรฒ accedere alla comunione, รจ scomunicato. Sappiamo tutti che รจ cosa inconcepibile questa. Tanto รจ vero che si dice che le persone in questa situazione debbono essere accolte nella comunitร cristiana e debbono avere un loro posto. Ma allora: sono scomunicate oppure no?
Tutti sanno che se si vuole stare sul mercato bisogna darsi da fare e sgomitare a piรน non posso. Gli stessi tutti sanno che questo modo di essere e di fare รจ disumano, ci abbruttisce ogni giorno sempre piรน e non aggiunge unโunghia di sicurezza in piรน: tanto lo sai che il pesce piรน grosso si mangia, prima o poi, quello piรน piccolo.
Forse la domanda di Gesรน non risulta ora tanto oziosa: โรจ lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?โ. ร lecito essere sul mercato bene o male? Essere nella comunitร scomunicanti o compassionevoli? Essere in un ospedale con un poโ di umanitร nel cuore?
Ma io da che parte sto? Forse anche questa domanda ora non risulta essere piรน una domanda oziosa.
Pensiamo a cosa puรฒ volere dire vivere o morire, nelle nostre giornate. Sappiamo che la scelta non รจ tra morire e vivere ma tra morire e amare, perchรฉ il vivere contiene il morire come fatto quotidiano di sapienza? La nostra capacitร di compassione รจ coltivata e alimentata oppure siamo ancora schiavi dei massimi sistemi? Abbiamo bisogno di una teologia perfettina o cerchiamo una teologia amante di Dio e dellโuomo? Siamo sensibili alla vita e ai combattimenti e bisogni che porta con sรฉ, oppure ci basta che tutto rientri in uno schema che ci vada bene e poi tutto il resto vada ben a farsi benedire?
Gesรน ha scelto e per questo si รจ meritato subito una bella condanna a morte. Non ha avuto tentennamenti: la compassione per la persona prima di tutto e sopra tutto. Non solo: la legge รจ inverata dal bene della persona, diversamente viene squalificata e necessita di essere reinterpretata.
La provocazione รจ chiara: vogliamo stare dalla parte delle persone lasciandoci sempre interrogare dalla loro concreta sofferenza? Oppure preferiamo avere sempre delle risposte chiare e nette che con le persone hanno sempre meno a che fare?
Egli stese la mano: โla sua mano fu guaritaโ. Essi tennero consiglio โcontro di lui per farlo morireโ.
AUTORE: p. Giovanni Nicoli
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