Un cieco che sa ascoltare
Nel cammino verso Gerusalemme, Gesรน giunge a Gerico. E mentre riparte, insieme anche ai discepoli e a una folla numerosa, Marco fa entrare in scena un cieco che mendicava ai lati della strada. Di lui si ricorda il nome: Bartimeo, che significa โfiglio di Timeoโ. Significa forse figlio dellโimpuro (se si ritiene che si tratti di un termine aramaico)? O figlio di Onorato (se si ritiene che il nome sia di origine greca: si pensi al dialogo platonico Timeo)? In questo secondo caso si tratterebbe di un patronimico pesante da portare e che stride clamorosamente con la condizione di mendicitร di questโuomo.
Lโazione che porta allโincontro tra Bartimeo e Gesรน nasce da unโannotazione che potrebbe apparire periferica: โSentendo che era Gesรน Nazareno, (Bartimeo) cominciรฒ a gridare โฆโ (Mc 10,47). Se questa รจ la premessa che rende possibile lโincontro, questo si conclude con il riferimento alla fede di Bartimeo. Dietro a quel โsentendoโ (akoรบsas) dobbiamo pertanto intravedere la struttura narrativa della fede. Le narrazioni evangeliche presentano lโinsorgere della fede in Gesรน in persone che entrano in contatto con lui a partire da una voce carpita, da un sentito dire, da una chiacchiera. Vediamo esemplificato nella vicenda di Bartimeo ciรฒ che i vangeli narrano di altre persone: una donna emorroissa tocca il lembo del mantello di Gesรน โavendo udito parlare di luiโ (Mc 5,27); una prostituta entra nella casa di Simone il fariseo e si avvicina a Gesรน con gesti di affetto โavendo saputo che Gesรน si trovava in casa di Simoneโ (Lc 7,37).
E di entrambe Gesรน sottolineerร la dimensione di fede (Mc 5,34; Lc 7,50). Sempre emerge la dimensione relazionale della fede che รจ anzitutto fiducia, lโumanissima fiducia nella persona di Gesรน che conduce la persona a gesti e parole coraggiose di apertura e affidamento: il cieco Bartimeo grida e balza verso Gesรน nella convinzione di poter trovare guarigione (Mc 10,47-50). La fiducia porta a vincere gli ostacoli dallโopposizione e dai rimproveri della folla che lo volevano zittire (Mc 10,48). E Gesรน svela la fiducia che ha mosso Bartimeo e che gli consente di rendere operante la potenza di Dio che lo abita: โLa tua fede ti ha salvatoโ (Mc 10,52).
La fede in Gesรน sorge in un contesto vitale differente per ciascuno a dire che, se la fede รจ โcomuneโ (Tt 1,4), essa si personalizza in storie differenti e sempre nuove: la storia di una lunga malattia nel caso dellโemorroissa, la vergogna di una donna che si prostituisce nel testo lucano, la penosa condizione di un cieco costretto a mendicare nel caso di Bartimeo. ร negli anfratti dellโesistenza quotidiana, solamente accennati nei testi evangelici, che si radica la storia della fede di ciascuno e la sua struttura narrativa. Senza quelle voci che, nella condizione di angoscia e bisogno di queste persone si trasformano in trasmissione di una notizia potenzialmente salvifica, lโaccesso alla fede in Gesรน non sarebbe stato possibile.
Anche alla luce di quanto appena detto, appare evidente che il nostro testo evangelico, piรน che un racconto di miracolo, presenta un cammino esemplare di fede. Del resto, per Marco il cieco guarito รจ il tipo del discepolo, come รจ il tipo del catecumeno che, dopo essersi spogliato degli abiti (simbolicamente, dellโuomo vecchio: Mc 10,50), conosce lโimmersione battesimale scendendo nel buio delle acque e riemergendo da esse alla luce che gli consente di vedere chiaramente per camminare nella vita nuova tracciata da Gesรน Cristo (il battesimo era chiamato anticamente โilluminazioneโ: cf. Mc 10,52). Il cammino di fede nasce dallโascolto (Mc 10,47), diviene invocazione e preghiera (Mc 10,47-48), discernimento e accoglienza di una chiamata (Mc 10,49), incontro personale con il Signore (Mc 10,50-52a), e infine, sequela di Cristo (Mc 10,52b). Questo cammino implica un dinamismo spirituale per cui lโuomo passa dalla stasi alla mobilitร , dallโemarginazione alla comunione, dalla cecitร alla fede. La salvezza poi, che consiste nella relazione con Gesรน, viene esperita dal credente non tanto come stato a cui si perviene e in cui ci si installa, ma come cammino in cui si persevera. Al termine dellโepisodio, Bartimeo รจ un discepolo che seguiva Gesรน โlungo la stradaโ (Mc 10,52).
I discepoli e la folla che si situano tra Gesรน e il cieco divengono simbolo della comunitร cristiana che ha ricevuto dal Signore il mandato di farsi ministra della sua chiamata (Mc 10,49: โChiamatelo!โ), ma rappresentano anche la possibilitร per la comunitร cristiana di divenire ostacolo allโincontro degli uomini, in particolare dei piรน emarginati e demuniti, come Bartimeo. Molti infatti sgridavano il cieco per farlo tacere (Mc 10,48). E cosรฌ rivelano di essere loro i ciechi: credono di vederci, di sapere chi รจ Gesรน e come devono comportarsi coloro che lo seguono, credono di difendere Gesรน zittendo il cieco che grida. Ma la sequela di Cristo e lโascolto della parola del Signore sono autentici se non sono scissi dallโascolto del grido di sofferenza dellโuomo.
Cosรฌ, il sofferente, e in questo caso, il cieco, diviene il maestro che puรฒ aprire gli occhi a coloro che credono di vederci. Molte sono le situazioni di cecitร dei discepoli. Vi รจ la cecitร per desiderio di primeggiare (cf. Mc 10,35-40): cecitร che produce una chiusura nel proprio progetto che diviene la lente che inficia la visione di tutto il resto e porta a scoprirsi anche in modo ridicolo davanti al resto della comunitร , come appare dai dieci discepoli che si sdegnarono di fronte alle pretese sfacciatamente avanzate da Giacomo e Giovanni verso Gesรน. Lโambizione rende ciechi. Inoltre vi รจ la cecitร per non-ascolto della Parola e incomprensione di Gesรน, per chiusura nellโostinatezza delle proprie convinzioni e durezza di cuore (cf. Mc 8,14-21, dove cโรจ la discussione dei discepoli sui pani a cui Gesรน reagisce dicendo: โAvete occhi e non vedete? Non capite? Non comprendete? Non vi ricordate?โ e quellโepisodio รจ seguito dal racconto di guarigione di un cieco: Mc 8,22-26). ร la cecitร di chi non sa ascoltare, vedere e comprendere da ciรฒ che vede e ascolta in Gesรน.
Vi รจ poi la cecitร per troppo zelo: in Mc 9,38-40 lo zelo diviene intolleranza verso chi opera guarigioni pur non facendo parte del gruppo dei discepoli, mentre in Mc 10,13-16 la cecitร si manifesta come intolleranza verso i bambini che si avvicinano a Gesรน. Vi รจ la cecitร per ristrettezza di orizzonti e meschinitร di vedute cosรฌ che si diviene scrupolosi osservanti dei dettagli della Legge dimenticando le cose davvero importanti e basilari (cf. Mt 23,23-24, dove scribi e farisei sono apostrofati come โguide ciecheโ che pagano la decima delle erbe piรน insignificanti acquistate al mercato e si dimenticano della realtร piรน gravi e importanti della legge come la misericordia e la giustizia). Vi รจ poi la cecitร di chi non ama il fratello (cf. 1Gv 2,11). Per quanto metaforicamente intesa, la cecitร produce effetti spesso disastrosi nella comunitร cristiana. Essa รจ allโorigine di molti mali comunitari, di tensioni, di conflitti, di giudizi reciproci. E quando non si vede piรน il proprio male, ma si proietta il male e la causa del male sempre e solo sugli altri, allora si esce dallโadesione alla realtร e dallโumiltร .
Insomma possiamo vedere sintetizzate nella cecitร due atteggiamenti che oscillano tra la stupiditร e lโacquiescenza inconsapevole. La stupiditร รจ la fiducia irragionevole posta in se stessi: chi rimprovera il cieco perchรฉ taccia, chi rimprovera i bambini perchรฉ non disturbino il Maestro, chi critica la donna perchรฉ ha sprecato il prezioso olio di unzione, chi non sa discernere che le decime sono meno importanti della giustizia e della misericordia, รจ in situazione di stupiditร . Che si manifesta come certezza indubitabile del proprio agire e parlare. Agire e parlare che รจ sempre contro un altro a nome di un terzo.
Contro il cieco in nome di Gesรน, contro i bambini in nome di Gesรน, contro la donna di Betania in nome dei poveri. Dove la radice della cecitร stupida รจ nellโestraniamento della persona da sรฉ, nellโinconsistenza di chi riesce ad agire solo a nome di altri. Al tempo stesso colpisce che coloro che hanno speso energie e zelo nel rimproverare Bartimeo, obbediscano poi immediatamente e senza fiatare quando Gesรน li smentisce apertamente dicendo loro: โChiamateloโ. Ecco allora che gli zelanti che stavano rimproverando, diventano i docili esecutori dellโordine, e dicono al cieco: โCoraggio! Alzati, ti chiamaโ. Con sconcertante cambiamento di tono e di attitudine essi, come se niente fosse, si adeguano a ciรฒ che Gesรน dice ma come se questo fosse solo un ordine da eseguire e non unโindicazione per scoprire il buio interiore che li abita e che impedisce loro di vedere.
Quando poi Bartimeo si sente chiamato da Gesรน, la disperazione che lo aveva spinto a gridare si muta in prontezza di risposta, in decisione nellโobbedire al Signore sbarazzandosi di tutto ciรฒ che poteva intralciare lโincontro con lui. Al contrario dellโuomo ricco che non ha saputo liberarsi della zavorra della ricchezza (cf. Mc 10,21), il cieco getta via il mantello su cui erano le monete ricevute in elemosina e cosรฌ mostra la sua disponibilitร a seguire il Signore nel cammino del dono di sรฉ. Esattamente come avverrร per Paolo, quando la chiamata del Signore lo renderร cosciente della sua cecitร (cf. At 22,11-13) e lo condurrร a gettare via tutto ciรฒ che prima costituiva per lui un guadagno per seguire Cristo in modo risoluto (cf. Fil 3,7-14).
A cura di: Luciano Manicardi
Per gentile concessione del Monastero di Bose



