Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 29 Luglio 2021

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Ascolto e prassi

Due sorelle compaiono in questo vangelo, ed entrambe accolgono Gesรน, ciascuna a modo suo. Entrambe si puรฒ dire che diventano sue discepole, e due sono le esigenze del discepolato: lโ€™ascolto (shimmuaโ€˜) e il servizio (shimmush) del Maestro. Non lโ€™una senza lโ€™altra. Quale delle due ha la precedenza? Probabilmente รจ una domanda oziosa. Lโ€™ebraismo, come รจ noto, insiste molto sul fare: โ€œFaremo e ascolteremoโ€, dicono i figli dโ€™Israele sul Sinai, quasi anteponendo la prassi allโ€™ascolto (Es 24,7).

รˆ unโ€™istanza operativa che si esprime in mille cose da fare, in una moltitudine di precetti da mettere in pratica. Non basta escogitare, bisogna praticare. Anche per Gesรน la casa dellโ€™ascolto si costruisce sulla roccia della prassi. San Paolo, in voluta polemica con questo atteggiamento che gli appare legalistico, da parte sua insiste molto sulla virtรน della fede che giustifica indipendentemente dalle opere, ma sappiamo bene che una fede priva di opere รจ morta, si isterilisce (san Giacomo).

โ€œLa cosa principale non รจ lโ€™esegesi, ma la prassiโ€, insegnano i Rabbini nei Pirqรจ Avot, ma Rabbi โ€˜Aqiva, il piรน grande di loro, fa giustamente eccezione. Una volta โ€“ si legge nel Talmud (Qiddushin 40b) โ€“ nella casa di Nitza a Lod, ebbe luogo una discussione tra Rabbi Tarfon e Rabbi โ€˜Aqiva su quale fosse la cosa piรน importante, se lo studio (talmud) o la prassi (maโ€˜aseh). Contro il parere di Tarfon, che difendeva il punto di vista tradizionale, prevalse lโ€™opinione di โ€˜Aqiva: โ€œรˆ piรน grande lo studioโ€.

Ma la motivazione era proprio questa: โ€œPerchรฉ lo studio conduce alla prassiโ€. Anche il fare, senza una dovuta riflessione, si risolve in superficiale attivismo. Non รจ dunque possibile stabilire delle precedenze: ascolto e prassi sono necessari lโ€™uno allโ€™altra. Piรน che altro, รจ questione di sensibilitร  personale, di una maggiore o minore attitudine, o forse anche di una diversitร  di carismi nella comunitร  cristiana.

Non credo che Gesรน, incontrando queste due donne, faccia una preferenza o voglia istituire una nuova gerarchia di carismi allโ€™interno della chiesa. Non si tratta di anteporre una vita โ€œcontemplativaโ€ a una vita โ€œattivaโ€, come spesso si รจ inteso leggendo questo brano, sulla scorta di una distinzione filosofica e non biblica. Il carisma giovanneo non รจ piรน grande di quello petrino. Quello monastico, per esempio, non รจ superiore ai dovuti incarichi istituzionali, anzi รจ del tutto marginale rispetto ad essi. Gesรน non stabilisce una prioritร  tra le due sorelle, e non contesta Marta.

โ€œMarta, Martaโ€ รจ unโ€™espressione di grande affetto e di riconoscenza verso colei che lo ha ospitato e che si dร  un gran daffare per servirlo. A Marta (il cui nome significa โ€œSignoraโ€) Gesรน non toglie nulla in quanto padrona di casa, non rovescia le gerarchie familiari. Ma Gesรน difende Maria, probabilmente la sorella minore, dallโ€™accusa di essere una fannullona o di perdere tempo. Difende chi รจ piรน debole, perchรฉ il molto fare, in certi casi, puรฒ degenerare in una qualche forma di prepotenza. Lโ€™unica cosa necessaria รจ lโ€™amore per il Signore, sia che si ascolti la sua Parola, sia che lo si serva nei fratelli e nelle sorelle.

fratel Alberto


Fonte

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