Luciano Manicardi – Commento al Vangelo di domenica 11 Luglio 2021

1778

Con i modi del Signore

Lโ€™odierna pagina evangelica presenta lโ€™invio in missione dei Dodici da parte di Gesรน. Il testo presenta le disposizioni di Gesรน ai discepoli prima del loro invio (Mc 6,7-11), quindi uno stringato resoconto della loro attivitร  missionaria (Mc 6,12-13). Trova dunque realizzazione ciรฒ che era stato preannunciato al momento della costituzione del gruppo dei Dodici. Quando cioรจ, chiamati a sรฉ quelli che lui stesso voleva e aveva scelto (Mc 3,13), Gesรน โ€œne costituรฌ Dodici โ€“ che chiamรฒ apostoli โ€“, perchรฉ stessero con lui e anche per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demoniโ€ (Mc 3,14-15). Gli inviati a predicare e a far retrocedere il male curando e guarendo sono dunque coloro che Gesรน stesso ha chiamato. La missione non รจ frutto dellโ€™iniziativa personale, non รจ espressione del protagonismo del credente che si inventa avventuriero della fede o che intende โ€œsalvare il mondoโ€ con le sue buone ed eroiche intenzioni e disposizioni.

Il missionario รจ un chiamato: quindi devโ€™essere anzitutto una persona obbediente alla parola del Signore, disposto a rinnovare la propria chiamata giorno per giorno con lโ€™ascolto quotidiano della parola di Dio. La missione dice dunque riferimento fondante a Colui che invia, prima ancora che rapporto con i destinatari dellโ€™annuncio. Solo cosรฌ la missione potrร  essere sacramento della presenza e della venuta del Signore. Altrimenti sarร  una mera manifestazione del protagonismo umano che, anche quando si esprime con maniere spirituali o pastorali, รจ in realtร  profondamente mondano.

Il nostro testo specifica che i discepoli sono inviati โ€œa due a dueโ€ (Mc 6,7). Il missionario non รจ un avventuriero isolato. Non solo egli agisce in obbedienza a un mandato, a nome di una chiesa, ma svolge la sua missione insieme ad altri. Il testo suppone il fatto che in due ci si puรฒ proteggere meglio da pericoli. Qoelet suggeriva che รจ โ€œmeglio essere in due che uno soloโ€ (Qo 4,9). Inoltre essere in due dona saldezza alla testimonianza: nellโ€™AT una testimonianza, per essere valida, si deve basare su almeno due testimoni (Nm 35,30; Dt 17,6; 19,15). Ma soprattutto quel non essere soli, bensรฌ due (o piรน), รจ importante perchรฉ cosรฌ si puรฒ vivere la relazione, la comunione e la caritร . La vita insieme degli inviati, la loro caritร , la qualitร  della loro relazione, sono giร  testimonianza missionaria che rende presente Cristo a coloro che essi incontrano. La missione non consiste anzitutto in attivitร , in un fare per gli altri, ma in una relazione, improntata a comunione e caritร , tra gli stessi missionari. La fraternitร  degli inviati รจ la prima testimonianza che certifica la bontร  del loro andare e annunciare. Inoltre, essere insieme in un viaggio missionario produce tensioni, mette a dura prova la propria capacitร  di sopportazione, di accoglienza, di ascolto, di rispetto, e dunque รจ ciรฒ che puรฒ concretamente cambiare le persone. La relazione umana รจ elemento che aiuta il movimento di conversione reale del missionario: altrimenti, che credibilitร  puรฒ avere chi predica conversione agli altri e la trascura per sรฉ? Prima dimensione costitutiva dellโ€™invio in missione รจ dunque la fraternitร  che gli inviati sono chiamati a vivere.

Gesรน inoltre, โ€œdava loro potere sugli spiriti impuriโ€ (Mc 6,7). Che significa? Semplicemente che lโ€™inviato, restando legato al suo Signore con la fede e con lโ€™ascolto obbediente della sua parola, puรฒ lasciar agire in lui la potenza stessa del suo Signore e dunque, instaurando relazioni autentiche con chi incontra, spandere benedizione. Nulla di magico o di scontato in quel potere che Gesรน conferisce ai suoi: se infatti, questo invio รจ coronato da successo (โ€œEssi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano con olio molti infermi e li guarivanoโ€: Mc 6,12-13), altre volte essi falliranno e mostreranno di non essere allโ€™altezza del compito ricevuto (Mc 9,18).

Le disposizioni che accompagnano lโ€™invio (Mc 6,8-9) sono estremamente rigorose e mostrano che una seconda dimensione che riempie di contenuto la missione, oltre alla fraternitร , รจ la povertร . Se sono rivolte ai Dodici, in realtร  esse delineano anche i tratti perenni dellโ€™azione missionaria della chiesa. E lโ€™opera di annuncio del vangelo destinato anzitutto ai poveri deve svolgersi con sobrietร  e povertร  di mezzi. Il mezzo รจ giร  messaggio, e come potrebbe il vangelo rivolto a poveri, sofferenti e ultimi come destinatari privilegiati, essere annunciato con dispiegamento di mezzi e opere grandiose, ed essere affidato a messaggeri ricchi e potenti? Non sarebbe questa unโ€™ipocrisia da parte dei missionari e unโ€™umiliazione inflitta ai destinatari? Gesรน โ€œordinรฒ loro di non prendere per il viaggio nientโ€™altro che un bastone: nรฉ pane, nรฉ sacca, nรฉ denaro nella cintura, ma di calzare sandali e di non portare due tunicheโ€ (Mc 6,9).

Se รจ vero che il rigore delle direttive di Gesรน รจ tale che Gerolamo afferma che i discepoli sono mandati โ€œpressochรฉ nudiโ€, tuttavia occorre sottolineare che queste direttive (che riguardano la missione allโ€™interno della terra di Israele) erano realmente praticabili, sicchรฉ la povertร  e la precarietร  in cui sono posti gli inviati non puรฒ essere elusa con interpretazioni simboliche o edulcorate. Gesรน situa la missione cristiana allโ€™interno del radicalismo evangelico. La povertร  dei missionari fa emergere il fatto che la missione ha il suo senso non nel โ€œconquistare animeโ€ o nel far proseliti, ma nellโ€™essere segno del Dio che viene e nellโ€™avere come protagonista e soggetto il Risorto stesso. Senza essere legge da applicare sempre e dovunque o modello da copiare, le rigorose direttive missionarie dicono unโ€™esigenza perenne della missione della chiesa: ogni epoca dovrร  riformulare le forme della povertร  della missione. Certo, quando Paolo si imbarcherร  e viaggerร  in nave per raggiungere la terra europea, dovrร  maneggiare denaro e pagare il biglietto โ€ฆ Ma lโ€™istanza di sobrietร  e povertร  rimane.

Pienamente parte di questa povertร  รจ il fatto che Gesรน non proibisce il superfluo, ma il necessario, ciรฒ che potrebbe rendere la missione piรน efficiente, rapida, produttiva: provviste di cibo nella bisaccia, denaro nella borsa per far fronte a eventuali emergenze e bisogni che insorgessero. Gesรน proibisce di avere due tuniche, ovvero di avere con sรฉ la veste di riserva per il domani, proibisce il pane, il cibo povero per eccellenza. Decisamente, il punto di vista di Gesรน non รจ quello dellโ€™efficacia operativa! Al tempo stesso, la redazione marciana di questo discorso di Gesรน contiene due โ€œconcessioniโ€ che non si trovano nel piรน rigoroso testo parallelo di Matteo: il bastone e i sandali (Mc 6,8-9). In Matteo entrambi non sono permessi: โ€œnรฉ sandali, nรฉ bastoneโ€ (Mt 10,10). Il bastone serve per sorreggersi mentre si guada un ruscello, per difendersi da un animale, per accompagnare il passo del cammino e i sandali proteggono la pianta dei piedi dai sassi, dai rovi, da altre insidie. Ci si puรฒ legittimamente chiedere se questa concessione, strana allโ€™interno di un testo cosรฌ radicale, non sia una maniera con cui il cammino degli inviati del Signore Gesรน viene assimilato al viaggio dei figli dโ€™Israele che nella notte pasquale hanno intrapreso lโ€™esodo, il percorso di uscita dalla terra egiziana. Si dice infatti in Es 12,11 dando indicazioni su come mangiare lโ€™agnello pasquale: โ€œEcco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in frettaโ€ (Es 12,11). La missione, dunque, come memoria dellโ€™esodo, come cammino salvifico.

Lโ€™invio in missione crea dei testimoni: gli inviati stessi devono far regnare su di sรฉ le esigenze del vangelo. La loro stessa presenza dovrร  essere annuncio e trasparenza di colui che li ha inviati. La missione non dovrร  mai essere โ€œcontroโ€, anche quando gli inviati non saranno ascoltati o accolti (Mc 6,11): chiedere conversione e far retrocedere il male operando il bene, questo il loro compito (Mc 6,12-13). Dunque: proclamare le esigenze del vangelo e testimoniarne la grazia. Nรฉ i missionari potranno avanzare pretese o fare bizze, ma accetteranno lโ€™ospitalitร  che verrร  loro offerta (Mc 6,10). Lโ€™inviato del Signore non รจ tanto colui che dice parole ispirate, ma colui che ha โ€œi modi del Signoreโ€ (Didachรฉ XI,8).

Il discorso di Gesรน suppone inoltre la vulnerabilitร  degli inviati, il fatto che la loro missione potrร  incontrare ostacoli e fallire: gli inviati potranno essere non ascoltati nรฉ accolti. La loro parola potrร  non solo non convertire ma anche suscitare unโ€™alzata di spalle. รˆ come se Gesรน prevenisse gli inviati avvertendoli di questa possibilitร  che dunque essi dovranno mettere in conto. Nรฉ potranno scoraggiarsi o considerarsi falliti per questo. Il loro percorso dovrร  continuare e sempre riprendere. Non era forse questo il mandato che il Signore aveva dato al suo profeta: quello di annunciare la volontร  di Dio quale che fosse la reazione, positiva o negativa, dei destinatari del messaggio? โ€œAscoltino o non ascoltino โ€“ dice Dio ad Ezechiele โ€“ sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loroโ€ (Ez 2,5). Potremmo parafrasare: ascoltino o non ascoltino, sapranno almeno che in mezzo a loro vi รจ un annunciatore della parola di Dio, un suo servo, un suo inviato. A quel punto il messaggio dellโ€™inviato รจ la sua stessa persona, รจ lui stesso. Lโ€™annunciatore diviene lui stesso annuncio. Lโ€™evangelizzatore diviene lui stesso vangelo.


A cura di: Luciano Manicardi
Per gentile concessione del: Monastero di Bose