AUTORE: Paolo di Martino
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ยซLรฌ non poteva fare nessun prodigioโฆยป (v. 5).
Lโamore non trova accoglienza e non puรฒ manifestarsi.
Occorre essere molto โvuotiโ per poter esperire lโazione di Dio in noi. Finchรฉ pensiamo che Dio sia โcosรฌ e cosรฌโ di fatto lo neghiamo, perchรฉ egli รจ puro โnullaโ ricorda Meister Echkart, nel senso che non รจ questo nรฉ quello; il โneti-netiโ della tradizione induista.
I conterranei di Gesรน credono di conoscere tutto di lui, ed egli legge questo come disprezzo.
I pensieri, le immagini, le attese, le aspettative su Dio ne sanciscono di fatto la morte, trasformandolo in un idolo, dinanzi cui inchinarsi.
Gesรน sโattende la fede, quella che ha trovato nel soldato pagano, nella donna siro-fenicia, nei samaritani, persone lontane, eretiche, fuori dalla religione ufficiale. Pura accoglienza, che comincia col non sentirsi meritevoli di nulla.
LโAmore non premia i buoni e i santi, ma fa sbocciare la vita di quanti ne fanno esperienza.
Fede significherร dunque dar credito allโazione del bene in noi. Aprirsi alla Vita, lasciando perciรฒ libera la divinitร dโessere lโinsperato, lโamore che muove e fa sorgere il tutto. Significa aprirsi ad essa nelle nostre storie malate, e credere che รจ giร allโopera, realizzando cosรฌ il suo sogno.
Fede vuol dire che per quanto la nostra umanitร possa essere malata, ferita, limitata e bacata, la divinitร che giร opera in noi ha il potere non di cambiarla, ma di avvolgerla, E se il Vivente abita la mia vita in questo modo, allora ยซanche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perchรฉ tu sei con meยป (Sal 23, 4)
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Fonte: il blog di Paolo de Martino



