p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 2 Giugno 2021

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Come si fa a non pensare che vi sia una risurrezione, almeno quella, quando vediamo un sacco di ingiustizie. Una risurrezione che faccia un poโ€™ di giustizia. Una risurrezione che mandi il ricco agli inferi e il povero Lazzaro nel seno di Abramo. La risurrezione รจ lโ€™ultima giustizia per lโ€™uomo che vive continuamente lโ€™ingiustizia.

Senza risurrezione il ricco continua a godere finchรฉ puรฒ, e il povero continua a soffrire fino a non poterne piรน. La morte รจ unโ€™ingiustizia per il ricco che vorrebbe vivere in eterno, la morte รจ una giustizia per il povero che almeno, dice, finisce di soffrire.

Ma non รจ questa la risurrezione. La risurrezione cโ€™รจ ma non ha nulla a che vedere con quello che noi pensiamo. Innanzitutto non avviene come la pensiamo noi. Noi pensiamo alla risurrezione come ad una sorta di spossesso e di possesso: di chi sarร  la donna se vi รจ la risurrezione?

La prima risurrezione รจ dunque una liberazione dal possesso, anche di se stessi. La prima risurrezione, che รจ cosa di oggi e non di domani, รจ libertร  da ogni buon senso e da ogni ricerca di sicurezza umana.

La risurrezione, poi, รจ celebrazione di vita. Tutto non finisce in un poโ€™ di cenere che fa un poโ€™ meno ribrezzo dei vermi sulle nostre carni morte.

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La risurrezione รจ celebrazione di vita donata e accolta.

Il centro della risurrezione, รจ il caso di dirlo, non siamo noi ma Dio datore di vita che continua a donare se stesso, dono della sua vita per noi.

La risurrezione scaturisce dalla morte della quale preferiamo non parlarne. Non si muore piรน in casa, non se ne sa piรน se uno muore oppure no. Preferiamo ambienti asettici e ben messi. Preferiamo ambienti accoglienti anche se estranei. Preferiamo nascondere la morte. Ne consegue che siamo costretti a nascondere la risurrezione.

Cโ€™รจ piรน scalpore per un animale morto, che ancora sta in casa, e tante volte piรน partecipazione che per un umano. Un animale riceve attenzione e necessitร  di averne uno che cambi il morto. Un umano rimane a decomporsi nel suo appartamento: di lui ci si accorge che cโ€™รจ qualcosa che non vaโ€™ perchรจ manda odore sulle scale del condominio. Allora sรฌ che se ne parla, perchรฉ allora e solo allora fa notizia.

Dio si dichiara per noi e quello che รจ in gioco nella risurrezione: รจ Lui prima che noi. รˆ in gioco la sua fedeltร , non le nostre intuizioni e le nostre convinzioni, le nostre attese o i nostri terrori.

รˆ in gioco la fedeltร  di Dio; รจ in gioco il suo nome. Se la morte ha il sopravvento allora Lui non รจ piรน Dio. Gesรน ci dice che Lui รจ Dio, il Dio dei viventi, non dei morti.

La porta stretta della morte รจ passaggio di liberazione verso la vita, รจ grazia che ci spossessa da ogni possesso. รˆ via che ci porta nella vita piena di Dio dove tutto รจ condivisione e non piรน accumulo.

Tutto viene lasciato lungo la via, tutto il lasciare รจ completato nella morte e benedetto nella risurrezione: oggi, non domani.

รˆ vero che i nodi ad un certo punto vengono al pettine: ogni possesso nella morte per la vita sarร  escluso.


AUTORE: p. Giovanni Nicoli FONTE SITO WEB CANALE YOUTUBE FACEBOOKINSTAGRAM