Lโoccasione che la scena narrata oggi da Giovanni mi offre รจ troppo ghiotta per non leggere in essa le mie reazioni allโannuncio di libertร che oggi Gesรน mi rivolge. Mi viene facile contemplare la scena e ascoltare le parole di Gesรน stando in quel gruppo indefinito, tra le file di quel generico โloroโ.
ยซMi cercherete ma morirete nel vostro peccatoยป, ยซdove vado io, voi non potete venireยป, ยซio sono di lassรน, voi di quaggiรนยป. Ma chi crede di essere questo Nazareno?
ร davvero difficile stare ad ascoltare qualcuno che mi riporta alle mie mancanze, alle mie incoerenze. Ma in fin dei conti non รจ molto diverso da quello che spesso mi capita di fare da solo con me stesso, rimproverandomi da solo. Il problema nasce, invece, quando qualcuno mi riporta a quegli inciampi per dirmi che non dicono tutto del mio cammino, che certamente non ne indicano la meta.
Tra il vociare di quella folla nel tempio accolgo questo annuncio, oggi: credere in Gesรน significa togliere al peccato la possibilitร di dire di me la parola definitiva. Credere in Gesรน significa cercare nello spreco dโamore della croce le coordinate del Padre. Senza queste coordinate, la mia ricerca potrebbe essere inutile.
Oggi posso scegliere di fare diverse cose: unirmi ai farisei e lapidarmi per le colpe che ho davanti; unirmi agli altri giudei e lapidare Gesรน che mi propone una parola e un modo dโessere nuovi; oppure ritornare al centro dellโannuncio, alla Parola di oggi, e accoglierla proprio per ciรฒ che ci dice, perchรจ โmolte cose ha da dire di noiโ.
Matteo Palma
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato
