ร appena trascorsa una notte insonne di angoscia, in cui i discepoli si sono visti vicino alla morte nel mare in burrasca. Nonostante lโinsegnamento di Gesรน, i discepoli non avevano compreso il senso vero di quelle parole pronunciate quel giorno sulla riva del mare (cf. Mc 4,13).
Ora sono giunti allโaltra riva tra i pagani, come annunciava il profeta:
โMi feci ricercare da chi non mi consultava,
mi feci trovare da chi non mi cercava โฆ
abitavano nei sepolcri,
passavano la notte in nascondigliโ (Is 65,1.4).
Un indemoniato, uomo disumanizzato e lacerato dentro, gli corre incontro. Qui colpisce la lotta che si consuma: lotta fra chi รจ libero e chi รจ incatenato. Ma chi รจ libero per davvero in questo racconto? Cโรจ chi si crede libero, e incatena gli altri; e chi per restare libero e liberare gli altri, accetta anche di andarsene (cf. v. 17).
Ora, dopo lโinsegnamento a parole (Mc 4), Gesรน nella pratica ci fa fare esercizi di libertร , la sua รจ quasi una pedagogia della libertร . Prima, infatti, scioglie i legami e le catene dellโuomo indemoniato: questi si dibatte e si ribella perchรฉ gli altri โ invece di averne cura โ lo legano e lo escludono, come se avessero paura di parlargli e di lasciarlo esprimere. Gesรน invece gli parla, lo interroga con pazienza (v. 9: โgli domandavaโ), lo accompagna per mano fuori dalle sue prigioni interiori ridandogli parola e fiducia. Quellโuomo infatti non sa chi รจ, non conosce ciรฒ che si muove dentro di sรฉ, ne ha paura, non sa spiegarlo nemmeno a se stesso, e di conseguenza si comporta in modo autodistruttivo: รจ come se attendesse la Parola che lo unificherร , sulla quale fondare la propria esistenza.
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Gesรน, poi, lo spinge nel mare della vita, senza legarlo a sรฉ (vv. 19 ss.), lo spinge a non avere paura della propria esperienza, lo invita a testimoniare la liberazione che ha ricevuto, ad annunciare la buona notizia vissuta, cioรจ quel vangelo che ha conosciuto concretamente nella relazione con lui.
Una parola chiave del racconto รจ โpauraโ: in modo esplicito ricorre al v. 15 (i cittadini hanno paura nel vedere un uomo risanato: รจ quasi un paradosso!). Questa paura ricorda quella dei discepoli la notte passata (cf. Mc 4,41), che รจ la mancanza di fiducia di chi non vede ciรฒ che il Signore opera (cf. Mc 4,12). ร la paura della libertร , quella della Legione che teme lโazione di Dio nella storia, la stessa paura che muove lโuomo risanato a supplicare di restare con Gesรน, perchรฉ รจ piรน facile restare incatenati o cercare nuove catene che correre il rischio di buttarsi nella vita con fiducia, per amore, con lโimpegno e la speranza di instaurare relazioni liberanti.
E noi? Come sono le nostre relazioni? Veramente fraterne, cioรจ che mirano alla libertร dellโaltro? Sappiamo (e vogliamo) noi creare rapporti sani e trasparenti, che non solo lascino liberi gli altri ma che li liberino dai mille legami che insidiosamente noi stessi siamo tentati di forgiare? E che aumentino quindi la libertร in noi? Siamo in grado di riconoscere quelle relazioni che ci incatenano in dinamiche insane, sappiamo dare il nome a questo, oppure cerchiamo in mille modi di convincerci di essere liberi e capaci di liberare, autoingannandoci con le nostre stesse parole (che perรฒ di fatto ci frammentano e ci dividono dalla vita), perchรฉ abbiamo paura della libertร che ci รจ stata donata?
un fratello di Bose
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