L’AMORE SI E’ FATTO PAROLA RIVESTITA DI CARNE PERCHE’ POTESSIMO VEDERLO OPERARE NELLA NOSTRA VITA
AUTORE: don Antonello Iapicca
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No, รจ ci รจ impossibile anche il solo immaginarlo, perchรฉ in fondo sappiamo diย dire lโimpossibile, di rivestire con le parole i desideri piรน intimi; eppure giร cosรฌ ci sembra di vederli in qualche modo realizzati. Ci basta dire ti amo, ed รจ giร amore. E attenzione, non รจ sempre ipocrisia e sentimentalismo. Non possiamo di piรน, ecco tutto. Vorremmo compiere quello che diciamo, ma lโincarnazione delle nostre parole abortisce sempre nellโincoerenza, come quella di Pietro: โti seguirรฒ ovunque e darรฒ la mia vita per teโ. Ed era sicuro che ce lโavrebbe fatta, perchรฉ lo desiderava con tutto il suo cuore. Ma non aveva fatto i conti con la paura della morte che ancora lo teneva schiavo.
Eppure, proprio giunto a quel triste capolinea dove finalmente scendeva lโillusione, Pietro ha incontrato la carne che avrebbe compiuto ogni suo desiderio di bene e di amore. Lo sguardo di Gesรน lo sconvolgeva, aprendo dโun colpo la diga che gli bloccava le lacrime in petto. I suoi occhi vedevano infatti la parola di misericordia fissarlo e accoglierlo cosรฌ come era mentre si faceva carne prendendo su di sรฉ il suo tradimento. Quelle lacrime diventavano un battesimo nel quale la parola buona pronunciata da Dio su ciascun uomo scendeva di nuovo per farsi carne nellโincoerenza e trasformarla in fedeltร .
Come puรฒ accadere in questo tempo di Natale, nel quale la Parola di Dio viene a cercare le nostre parole per purificarle e assorbirle nella sua Parola che si fa carne per essere vista e accolta. I rabbini insegnavano che perย vedere Dioย occorre accostarsi alla scala che, nel sogno, ha permesso a Giacobbe di vedere il cielo aperto. Essa era una profezia della scala del Sinai, sulla cui sommitร Dio ha consegnato la Torah a Mosรจ e al popolo. Ma era anche una profezia della Croce! Per vedere Dio รจ dunque necessario accostarsi alla scala di Giacobbe, attraverso l’ascolto della Torah, la Parola che la Chiesa ci predica, con il cuore finalmente contrito e desideroso di accoglierla nell’obbedienza.
Come accadde a Giacobbe quando incontrรฒ il gemello Esaรน dopo la notte passata al guado dello Jabbok, dove ha lottato con Dio. In quel battesimo aveva sperimentato la sua debolezza e la forza di Dio, uscendone claudicante ma finalmente appoggiato a Lui; da quelle acque era nato Israele, un nome nuovo per un uomo rinato a vita nuova. Ora Giacobbe poteva incontrare il fratello che aveva temuto e riconciliarsi con lui, e in quell’esperienza vedere la parola fatta carne nella sua debolezza risplendere viva dinanzi ai suoi occhi, sino ad affermare cheย “vedere il volto di Esaรน รจ come vedere il volto di Dio” (cfr. gen 33,10). Solo un cuore umiliato e contrito che si appoggia completamente a Dio puรฒ riconciliarsi prima con se stesso e la propria storia, e poi con i fratelli vedendo in essi il volto di Dio.
Anche per noi รจ preparata una notte simile, quando attraverso la croce Dio si fa carne per lottare con il nostro uomo vecchio, ridurlo a nulla e donarci il nome nuovo di figlio di Dio, che “non per volere di carne nรฉ di sangue ma da dio, per pura grazia, รจ generato”. La nostra natura รจ ferita dal peccato, e per questo ci atterriscono lโumiliazione, il dolore, la morte e la frustrazione delle nostre idee, dei progetti, degli ideali. Ma nella liturgia di questa domenica, di nuovo si compie il mistero dellโIncarnazione, e risplende per noi come per Giacobbe la luce della vittoria di cristo su ogni peccato compiuto nella carne. La parola che la Chiesa ci predica, infatti, โsi fa carneโ oggi nei sacramenti e nel popolo santo di Dio, โper abitare in mezzo a noiโ eย offrirci cosรฌ la possibilitร di accoglierla e camminare senza paura verso i fratello e la storia che ci attendono.
Guardiamoci intorno, รจ tutto un incarnarsi della Parola di Dio! Non cโรจ una sua promessa andata a vuoto. Non cโรจ un matrimonio raggiunto dalla sua Parola che non sia stato salvato e rigenerato. Accettiamo la nostra debolezza, come Giacobbe e come Pietro, perchรฉ proprio essa ci spinge, umilmente, ad accogliere il Signore e appoggiarci a Lui. E appoggiarsi significa la fede, senza la quale la Parola non si puรฒ incarnare. Ma chi nella Chiesa cresce in essa sperimentando nella propria vita il “potere” di Cristo nei figli di Dio, vedrร in โtuttoโ un nuovo “principio”, una nuova creazione.
Forse sino ad oggi hai vissuto incastrato nel mondo che non ha riconosciuto il Messia farsi carne, e per questo non hai accettato la luce che risplendeva nelle tue tenebre. Non hai potuto sopportare tua moglie imputando al suo carattere le difficoltร nel vostro matrimonio; hai rifiutato i tuoi genitori, o il lavoro, o te stesso. Stop, fermati, oggi la liturgia ti annuncia che non deve per forza continuare cosรฌ!
Gesรน “รจ nel mondo” ora, nel tuo mondo, ed esso “รจ stato fatto per mezzo di lui”. Sรฌ, รจ ferito dal peccato, ma Lui vi รจ disceso per assumere sulla sua carne le ferite che ti scandalizzano e ti impediscono di accettare e amare le persone e la storia. La “grazia e la veritร ” vengono oggi a te attraverso l’amore che si รจ infilato proprio dentro il tuo mondo, nel modo piรน impensabile. Lasciando cioรจ che ogni tuo peccato, come quello di chi ti รจ accanto, giungesse alla sua carne per disintegrarsi sulla roccia incorruttibile della natura divina che essa celava.
Coraggio allora, perchรฉ se รจ vero che nessuno ha visto Dio, e per questo tutti brancoliamo nelle tenebre del non senso e della frustrazione, nella Chiesa Gesรน, che รจ rivolto verso il Padre con amore, si volge a noi e ce lo rivela. sรฌ, nella chiesa possiamo vedere Dio! e chi vede Dio nella propria vita, chi cioรจ sperimenta il suo amore che perdona e rigenera, come Giacobbe e come Pietro, puรฒ vivere, nell’umiltร , una vita nuova e piena, compiuta nello stesso amore che lo ha raggiunto, perchรฉย โdalla sua pienezza tutti abbiamo ricevuto grazia su graziaโ.ย
