E il terzo? Il terzo figlio? Quello che dice sรฌ e che poi fa quello che dice? Perchรฉ non compare questo terzo figlio? Perchรฉ io non compaio in questa parabola dove manca il terzo figlio, colui che dice sรฌ e fa, quel figlio che sono io? Perchรฉ Gesรน non contempla la presenza del giusto, dellโobbediente, dellโoperaio della prima ora, del fariseo che ringrazia Dio perchรฉ lo ha fatto giusto e non peccatore, di colui che sa ben vedere la pagliuzza nellโocchio del fratello, del fratello maggiore che ha sempre obbedito in tutto al padre, che dico al padrone? Perchรฉ Gesรน ti dimentichi di me, il terzo figlio? Non รจ forse il terzo figlio colui che fa andare avanti il mondo, che rende ancora possibile la giustizia nel mondo? Non vorremmo tutti noi la presenza di questo terzo figlio nel quale identificarci? Noi che rimpiangiamo lโinnocenza perduta, noi che accusiamo gli altri delle nostre traversie e dei nostri tradimenti, sempre che li vediamo. Noi che ci lamentiamo ancora dei traumi che ci hanno creato i nostri genitori? Noi abbiamo bisogno di questo terzo figlio, per compiacerci allo specchio; ci manca questo terzo figlio nel quale poterci identificare. Senza il terzo figlio come possiamo fare festa alla nostra santitร , alla nostra bravura che รจ migliore di quella degli altri, che sono poveri peccatori o semplicemente imbranati sul lavoro.
Ma questo terzo figlio non cโรจ: Gesรน non lo contempla, il Padre non lo genera e lo Spirito Santo non lo irrora con la sua pioggia primaverile. Esistono due figli. Uno รจ il figlio dellโincoerenza, di colui che dice sรฌ a parole ma non con i fatti. ร lโirresponsabile ma anche lโidealista e il presuntuoso. Dice un sรฌ generoso che risulta da subito un sรฌ ingannatorio. Sembra un sรฌ detto a Dio ma, in realtร , รจ un sรฌ detto a se stesso. Un sรฌ destinato a non portare frutto, perchรฉ il terreno รจ povero di humus, lโhumus dellโumiltร , lโhumus, cioรจ, del realismo. Il secondo รจ il figlio del no che diventa sรฌ. ร il no di colui che non si nasconde dietro una facciata, ma รจ diretto e primario. Non teme il conflitto, anzi lo provoca e quasi ne gode. Ma forse il terzo figlio esiste. Sรฌ, forse il terzo figlio sono io, che sono a volte il primo e a volte il secondo figlio. Sono io in eterno conflitto col Padre e allo stesso tempo sempre tentato di evitare il conflitto. Ma รจ nel conflitto che noi viviamo e che noi cresciamo. Un rapporto senza conflitto รจ un rapporto di falsi sรฌ, che si presenta bello e perfetto, ma non รจ rapporto di figliolanza.
ร necessario cogliere la nostra vita come un cammino dove sempre meno ci deve interessare lโapparente perfezione del nostro agire e sempre piรน ci deve interessare la natura dinamica della nostra umanitร . Non esiste il sรฌ definitivo. Esiste il sรฌ dinamico che si costruisce ogni giorno e che continuamente รจ messo alla prova. Questo significa a volte dover passare anche attraverso esperienze dolorose: ma questa รจ la nostra umanitร . Non mi interessa il santerellino di turno, colui che รจ facile a dire di sรฌ, quel sรฌ detto con le labbra ma non col cuore nรฉ tantomeno coi fatti. Il santerellino che prima o poi presenta il conto a Dio dicendogli che poteva impegnarsi un poโ di piรน nella creazione e che poteva pensare a farci tribolare un poโ meno.
Il terzo figlio, non quello ideale ma quello reale, รจ colui che si ritiene sempre in conversione. ร colui che riconosce il suo attaccamento alle cose. Quello a cui non interessano i sacerdoti sempre pronti a giustificarsi con abili ragionamenti e astute parole. Il terzo figlio quello che nel conflitto col padre riscopre giorno dopo giorno il suo essere figlio. Quel figlio, sintesi dei due, a cui non interessa la falsa umiltร che impregna troppi cammini religiosi di ogni tipo e ad ogni latitudine del mondo.ย Quel figlio che sa che รจ molto piรน vicino al Padre un peccatore vero che un santo falso. Il perfettino che ha giร capito tutto da solo, non ha bisogno di un padre educante e confrontante, perchรฉ non accetterร mai di essere figlio.
Ammettere il conflitto che necessariamente cโรจ nel momento in cui cโรจ un padre e un figlio, nel momento in cui cโรจ sinceritร e non compiacenza. Senza conflitto non vi รจ crescita, vi รจ solo lโillusione del terzo figlio perfettino. Senza conflitto la via non diviene carne e ossa e sangue, resta solo una faccenda intellettuale, illusoria.
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Se vi รจ una colpa nel primo figlio, e nel terzo, รจ quella di lasciare il conflitto in un luogo latente, in un limbo dove non si manifesta mai. Buttarsi nella pratica religiosa, di ogni tipo, perchรฉ delusi dal mondo, per fuggire il mondo, ci porta a dire subito di sรฌ a chi indica la via, ma presto perderร entusiasmo quando ci si renderร conto che comunque nella vigna bisogna andare e che, per fare questo, non si possono eludere i problemi.
Chi รจ attaccato al mondo e ai suoi piaceri, i pubblicani e le prostitute, appunto, conosce anche quanto tutto questo possa essere ingannevole. Sa che bisogna cercare la via e che questa ricerca comporta dei dolori e una rinuncia alle cose amate che non si buttano via a cuor leggero. Chi non ama le cose a cui rinuncia, che sono le cose che ha sotto gli occhi, le cose che hanno a che fare con la sua vita di ogni giorno, non sarร capace di amare le cose che non si vedono. Chi ama queste cose, la prostituta e il pubblicano, e conosce quanto queste cose bruciano la vita e di come si รจ spesso spinti da queste cose a fare il male, innesca quel conflitto interiore ed esteriore che unico puรฒ provocare il pentimento, senza il quale la conversione non รจ possibile.
Non sappiamo che farcene dellโamore asettico del primo figlio. Ci piacerebbe lโamore del terzo figlio ma, grazie a Dio, non esiste. Ci rimane lโamore vero del secondo figlio o della sintesi dei due figli, quellโamore che non si fida delle apparenze e che non si lascia prendere da facili entusiasmi. Quellโamore che vive fedeltร e tradimento come luogo di vita e luogo di cammino. Quellโamore che non si nasconde dietro false mancanze di conflitto, ma vive la sua relazione col Padre in modo conflittuale ma vera, e impara, grazie al Padre, a gestire il conflitto anzichรฉ farsi travolgere dal conflitto stesso. Forse la mancanza del terzo figlio รจ proprio una grazia per riscoprire con chiarezza il nostro essere primi e secondi figli, sempre in tensione con un Padre che ci ama e che non ci molla.
AUTORE: p. Giovanni Nicoli
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