Il testo del vangelo presenta lโincrocio di due narrazioni che si intersecano, di cui una รจ una parabola, lโaltra probabilmente, fa riferimento a un fatto storico accaduto a quel tempo.
Ci soffermiamo sullโurgenza: Gesรน รจ vicino a Gerusalemme e vi รจ lโattesa del Regno come imminente. In questo tempo che precede lโAvvento, piรน che mai ci appare necessario ritornare a ciรฒ che รจ essenziale per la nostra vita.
Un uomo nobile, in procinto di essere incoronato re, distribuisce ai suoi servi una quantitร di denaro uguale per ciascuno. Al ritorno chiede conto a ognuno.
A ognuno รจ data una somma di denaro, non cโรจ nessuno escluso, nรฉ ci sono privilegi. A ognuno รจ fatta fiducia. Lโurgenza nella narrazione sottolinea tale azione con poche parole, tutto accade in sequenza rapida.
Al ritorno, incoronato re, egli chiama i servi; solo di tre รจ narrato lโesito della mina data.
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I primi due hanno messo a frutto il denaro e ora ne presentano i risultati: la mina ha fruttato in varia misura.
Il terzo restituisce: โEcco la tua minaโ (v. 20); รจ rimasta a lui estranea, la definisce โtuaโ, tenuta chiusa in un fazzoletto, come cosa da non toccare, con cui non coinvolgersi, che non tocca la sua vita in alcun modo nonostante la fiducia ricevuta.
Lโidea che il terzo servo ha del suo Signore รจ buia e imperiosa, non solo esigente ma anche fuori misura: โMieti dove non hai seminatoโ (v. 21). ร unโimmagine segnata dalla paura che puรฒ attanagliare e soffocare la vita e la possibilitร di futuro.
Idea che nulla ha a che vedere con lo sguardo di fiducia che il Signore ha posato su ognuno, affidando a ciascun servo una mina e accogliendo i frutti da ognuno secondo una misura diversa, dettata dalla storia di ogni persona.
ร lโeffetto di unโidea di fedeltร distorta e priva di libertร , della libertร che รจ data a ogni uomo e ogni donna.ย
Il passaggio cruciale รจ la scoperta che la fedeltร รจ percepire la mina affidata non come un impegno obbligante e soffocante, ma come una possibilitร di esprimere in libertร il proprio coraggio e la propria intraprendenza, senza paure, senza temere giudizi gravosi, consapevoli dei tempi di ognuno e quindi senza paragoni, mai portatori di senso.
Percepire che il โmioโ e il โtuoโ sono devianti dal senso della vita, tanto in una vita comune quanto in una vita familiare. Possono scavare fossati che dividono, che pongono una barriera insormontabile che impedisce di giungere insieme a gioire per i risultati ottenuti da ognuno, grandi o piccoli che siano, ma tutti preziosi agli occhi di Dio.
Certo vi รจ la parola finale del re: โToglietegli la mina e datela a colui che ne ha dieciโ (v. 24). Ma se riflettiamo, di fatto non gli รจ tolto niente, perchรฉ il servo giร non la considerava sua.
La mina รจ data a chi ha deciso di accoglierla, di percepirla come bene per la sua vita, come possibilitร per la sua esistenza e non come costrizione e peso gravoso.
Il testo finisce con Gesรน che prosegue davanti agli altri verso Gerusalemme.
Eโ ormai vicino e lโurgenza rende duro il suo volto, a tratti anche le sue parole e le sue azioni.
La misericordia รจ fatica, non รจ a basso prezzo, chiede perseveranza e coraggio, รจ frutto della fiducia ed รจ, comunque e sempre, un dono.
fratel Michele
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