INSONNIA D’AMORE
Come tante ragazze povere, ingannate e fatte schiave da aguzzini travestiti da benefattori, anche noi, sedotti da una menzogna, abbiamo vissuto obbligati a โservireโ un โpadroneโ crudele. L’esperienza che ci definisce con piรน evidenza รจ proprio quella di Adamo ed Evaย scacciati dal Paradiso, stranieri e schiavi. Per quanto pensiamo, progettiamo e facciamo, non siamo a casa, non ci sentiamo mai liberi, ed รจ insopportabile. Ma, proprio la lontananza dalla nostra patria e dalla nostra casa, proprio la dura schiavitรน che regola da dietro le quinte la nostra vita, proprio questa ferita รจ il seno benedetto dell’amore.ย
Il Vangelo di oggi ci svela che, dall’istante in cui Adamo ed Eva, e dopo di loro ciascun uomo di ogni generazione, quando tu ed io ci siamoย destati al di qua del Paradiso, come tutti, abbiamo cominciato ad amare, a desiderare di poter amare. Sembra assurdo, eppureย l’amore autentico nasce sempre da un’attesa, dalla nostalgia di casa, come appare evidente nel figliol prodigo. Come mai Matteo e Zaccheo, come mai gli apostoli sulle rive del Mare di Galilea, hanno “aperto subito” al Signore, rispondendo senza indugio alla sua chiamata? Apparentemente non aspettavano nulla, come anche Abramo per esempio. Ma se scaviamo un po’ ci renderemo conto che non รจ cosรฌ. Matteo e Zaccheo erano pubblicani, stranieri in patria, odiati e rifiutati; gli apostoli non avevano pescato nulla, pur faticando tuttaย la notte; Abramo era senza figlio e senza terra. Tutti lontani, tutti insoddisfatti, tutti perduti “nel mezzo della notte”, tutti con un’attesa incipiente nel cuore. Forse neanche loro sapevano di aspettare qualcosa, eppure un dolore premeva sul petto, una sensazione strana affioravaย a volteย nel loro stomaco, come un’insoddisfazione, ma, probabilmente, non ci avevano dato peso.ย Sino al giorno in cui Dio ha “bussato” alla loro porta e, nell’aprire frettolosamente il loro cuore, hanno compreso di aspettare da sempre quel volto e quella misericordia. Nella nostalgia che cuciva le loro ore, era deposto l’amore della sposa del Cantico dei Cantici, pronta ad alzarsi per aprire al suo Sposo quando avrebbe bussato.ย
Dormivano, come tutti noi, storditi tra impegni e disillusioni, ma il loro cuore di sposa vegliava. La storia, infatti, la nostra, quella vissuta sino ad oggi, e quella che si compirร in questo giorno, ogni persona, ogni evento,ย tutto cesella in noi l’attesa. Come uno scultore che, seguendo i segni nascosti della figura che ha in mente di realizzare, scolpisce il marmo grezzo, cosรฌ il Padre, attraverso i dolori, i fallimenti, le difficoltร , la precarietร , le malattie, plasma a poco a poco in noi l’attesa perchรฉ ne diventiamo consapevoli e sappiamo obbedirle; e cosรฌ, quando appaia Gesรน, essa si vesta diย speranza, l’abito bello dell’amore che di cui sono capaci i peccatori scacciati lontani dal Paradiso. Non sappiamo che cosa significhi amare. Per questo balbettiamo erotismo e ci sporchiamo con la pornografia; cadiamo nell’egoismo e nella gelosia, perchรฉ non siamo a casa, e fuori dal paradiso l’amore รจ sfregiato dal peccato, non puรฒ nulla di diverso che quello che detta la concupiscenza.ย
Il Vangelo raccoglie questa incompiutezza ad esempio nella figura dellavedova, cosรฌ ricorrente. E’ sposata, ma ha perduto il marito. Non รจ completa, attende un ritorno,ย improbabileย per la carne, maย certoย per quel germe di vita divina che il peccato non ha potuto cancellare. Una vedova assediata da un avversario, il demonio, che l’ha derubata; le ha tolto quanto di piรน caro avesse, lo sposo che era carne della sua carne. Come ciascuno di noi, che cerchiamo nei gironi e nelle persone il volto amato, la parola amica, la mano capace di proteggerci. Nella vedova e in noi si svela dunque l’immagine del “servo che attende il ritorno delย suoย padrone”. Come tutti noi, egli serve costretto e male altri padroni, usurpatori che lo hanno rapito. Come noi che non riusciamo a servire gratuitamente il coniuge, i figli, gli amici, i colleghi, la fidanzata, i fratelli. Vorremmo, come scrive San Paolo, ma non possiamo e facciamo il male che aborriamo. Eppure proprio tu ed io, servi incompiuti e incapaci di servire, siamo oggi “beati”. Sรฌ, beato te se, nella fatica e nella sofferenza, attendi l’unico e autentico Padrone. Se hai nostalgia dei suoi “ordini”, della Parola che dร luce agli occhi e pace all’anima. Se il tuo cuore veglia perchรฉ sei servo suo, appartieni a Lui e a nessun altro. Se ci troverร oggi “ancora svegli”, preda dell’insonnia d’amore di chi desidera il “ritorno” dell’Amato.
E il Padrone โgiunge nel mezzoโ della nostra โnotteโ di schiavitรน, e ne fa anche oggi una Pasqua.ย Doveย รจ abbondato il peccato ha sovrabbondato la Grazia.ย Dove?ย Dove sei oggi, nel fango nel quale sei caduto. Dove scorre la nostra vita Gesรน scende come nelle acque del Giordano, e, proprio in questo istante, il cielo si “apre” e il Padre ci guarda uniti al suo Figlio e si compiace di noi. Basta essere oggi dove Lui verrร , nella storia concreta che ci รจ data, sulla Croce dove si aprono il Cielo e la terra, il cuore di Dio e il cuore nostro, l’uno in attesa dell’altro. Gesรน ha “aperto” il Cielo e si รจ fatto carne per “bussare” ad ogni nostra carne. Riusciamo a capirlo?ย Si รจ fatto peccato per “bussare” ai nostri peccati e liberarci. Il suo battesimo e la sua Croce sono il nostro battesimo e la nostra croce; sono il luogo dove il nostro bussare alla libertร ha incontrato il suo bussare alla nostra schiavitรน.ย
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Bussa al nostro cuore perchรฉ ha udito il nostro bussare intriso di lacrime.ย Il suo amore ha trovato il nostro amore.ย Sรฌ, รจ amore, un embrione di amore, ma รจ amore a Cristo quello che vagisce dentro di te, e magari fa i capricci, e cade e si sbuccia le ginocchia. E’ amore quello di tuo figlio che scappa e disobbedisce, di tua moglie o tuo marito, del tuo vescovo e del tuo superiore, dei tuoi fratelli. Perchรฉ cresca e diventi amore adulto e capace di donarsi ha bisogno di ascoltare Gesรน che bussa al suo cuore. Abbiamo tutti bisogno dell’annuncio del Vangelo, della predicazione della Chiesa. Di ascoltare e di annunciare, che sono i battiti di un cuore che attende, il cuore della Chiesa. Nel suo seno materno il โPadroneโ autentico della nostra vita, ci รจ venuto incontro in fretta con i โfianchi cintiโ, e ci ha comprati al caro prezzo del suo sangue, chinandosi a lavare ogni nostro peccato. Il suo โpassaggioโ in mezzo a noi ci ha liberati dal giogo del faraone e ci ha trasferiti nella Terra Promessa del suo Regno, dove il Primo si fa ultimo, e il Maestro fa โmettere a tavolaโ i suoi servi per โservirliโ, donando gratuitamente quello che con cupidigia avevano creduto di poter rubare.ย Ci siamo nutriti del suo amore e non ne possiamo piรน fare a meno.ย
Al solo pensiero che Egli ha dato la vita per tutti ci sentiamo spinti dal suo amore a non vivere piรน per noi stessi ma per Lui. Per questo, dopo averne sperimentato il “ritorno dalle nozze” nelle quali ha sposato l’umanitร sul letto della Croce, dopo aver gustato il perdono di un Padrone dolcissimo, lo “attendiamo” con gioia, vivendo ogni istante come una notte di Pasqua. โBeatiโ noi se saremo โsvegliโ per โaprirgli subitoโ, quando โarriva e bussaโ per farci entrare con Lui nei momenti difficili del matrimonio, nel rapporto con i figli, con i colleghi, gli amici, il fidanzato. In loro, con le loro mani, con le loro parole busserร anche oggi… “Beati” noi se saremo โprontiโ ad annunciare loro il Vangelo rinunciando ai criteri mondani; con โle vesti strette ai fianchiโ dalla castitร della carne e dello spirito, che lascia liberi e non si appropria di nessuno nellโโattesaโ che sia Dio, con i suoi tempi, a parlare ai cuori; con โle lampade acceseโ di Caritร nella Veritร , senza compromessi. “Beati” noi se il Signore ci troverร cosรฌ, celebrerร con noi e con tutti la sua Pasqua di vita e libertร .ย
UN ALTRO COMMENTO
“Insonnia d’amore”, il titolo d’un romantico film di qualche anno fa. Insonnia beata, secondo le parole di Gesรน del Vangelo di oggi. La beatitudine di chi non riesce a dormire perchรฉ il cuore batte forte in gola in un amore travolgente. Beati coloro che amano Cristo d’un amore incorruttibile. Che sono pronti ad aspettare, perchรฉ ogni istante puรฒ essere quello buono.
Ma noi quante volte, come i poveri discepoli al Getsemani, cadiamo distrutti dal sonno delle nostre fatiche senza risultati. Quante volte gli occhi si fanno pesanti senza sperare nulla. Il nostro amore per il Signore, รจ, nella migliore delle ipotesi, una grigia routine. L’amore di chi รจ ancora schiavo, di chi non ha conosciuto o ha dimenticato la notte della Pasqua. L’Egitto รจ come il Getsemani dei discepoli, angoscia senza speranza, qualcosa da cui scappare, come presi nella morsa della depressione che ti costringe a letto per non pensare, per non vedere, per anticipare la morte, unica plausibile via d’uscita al fallimento della vita. Un’esistenza che non attende รจ un’esistenza spenta, che scivola vegetando sui giorni. Chi non attende non ama, รจ schiavo dell’egoismo che lo sospinge ad offrire ogni cosa alla propria concupiscenza.
Anche noi spesso viviamo in Egitto, coccolando le sue cipolle, accontentandoci dell’unico, solito sapore, per paura e per abitudine, forse non rendendoci neanche conto di quello che ci stiamo perdendo e quello che stiamo soffrendo.
L’Egitto del Signore invece รจ ben altra cosa. E’ angoscia gravida di speranza; Lui fa dell’Egitto una porta dischiusa sulla libertร . La Croce, il sonno di Cristo sulla Croce, la sua morte per noi, un sonno ben diverso da quello dei suoi discepoli, dal nostro dormire appesantito nello scoraggiamento.
Nel suo sonno รจ nascosta la nostra salvezza. Nel suo sonno d’amore possiamo trovare la pace. Il suo sonno a saziare i nostri vuoti. Nell’incontro del nostro accidioso dormire con il suo sonno fecondo d’amore vi รจ l’unica possibilitร di salvezza, di gioia, di pace e d’amore. E’ il sonno dello Sposo che consegna completamente la sua vita per riscattare e liberare i suoi amati, ciascuno di noi. E’ il sonno della Pasqua, quel sonno che ha vinto la morte da dentro il sepolcro, facendo dei nostri sepolcri, delle nostre notti un cammino di libertร . I giorni, le ore, il lavoro, lo studio, le malattie, le relazioni, tutto quello che ci sembra incatenarci ad un sonno di fuga e di abdicazione รจ, in Cristo risorto, il luogo dell’attesa.
Esattamente dove piรน stretta stringe la morsa della schiavitรน, dove la notte dell’angoscia รจ piรน oscura, รจ preparata per noi la beatitudine piรน vera e autentica. E’ la Pasqua del Signore che spezza l’assedio della morte e del buio, รจ la sua luce d’amore che ci viene a cercare, e l’attesa della liberazione, dell’incontro con il suo amore รจ la beatitudine piรน grande. L’attesa รจ giร libertร , i fianchi cinti per la fretta e l’urgenza del momento dirigono giร l’esistenza sul cammino della Veritร . Vivere la vita come una lunga notte di Pasqua: ogni istante, ogni evento, tutto immerso nell’attesa innamorata e trepidante dell’Amato che viene a liberarci per fare, giorno dopo giorno, della nostra vita un’offerta gradita a Dio, amore puro nel dono libero di sรฉ.
Il Suo amore ci tiene svegli e accende il nostro cuore destandolo dal peccato e dall’angoscia. Beato quel cuore in attesa tremante del suo Sposo; vedrร e sperimenterร , ad ogni notte di paura, la misericordia di Dio che trasforma l’Egitto e la sua angoscia in un banchetto di nozze e di libertร , dove sedersi e riposare amati e serviti da un amore eterno e incorruttibile.
AUTORE: don Antonello Iapicca
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