ยซSignore, come mi conosci?ยป, chiede Natanaele, che da studioso della Torah, forse pensava di sapere tutto di quel messia, di quella promessa di Dio al suo popolo, e invece, di fronte a lui, non sente piรน di conoscere, ma di essere inspiegabilmente conosciuto. Turbato forse, oppure trepidante di attese giร gravide della professione di fede con cui esploderร nei prossimi versi, gli domanda: ยซDa dove attingi la conoscenza della mia persona?ยป.
Gesรน dice di averlo visto, di averlo visto โprimaโ.
Prima di tutti questi eventi, prima del suo coinvolgimento nella comunitร dei dodici, prima che Filippo andasse da lui, lo chiamasse e gli dicesse: ยซVieni e vedi! Abbiamo incontrato colui di cui Mosรจ ha scritto nella legge!ยป. Gesรน dice di averlo visto sotto lโalbero di fichi, un albero dai frutti buoni, alla cui ombra si poteva trovare riparo. E probabilmente era alla sua ombra che Natanaele si sedeva per studiare ogni iota, ogni verso della scrittura, chiedendosi cosa potesse significare per la sua vita, alimentato dal suo grande desiderio di pienezza, di qualcosa di piรน grande.
Perciรฒ: ยซCome mi conosci, Signore?ยป.
ยซDal tuo desiderareยป, risponde Dio. Dal movente profondo delle tue azioni, da quel desiderio che ai suoi occhi ci distingue, da ogni altro scriba, da ogni altro scrutatore della scrittura, da ogni altro cercatore di veritร e di vita.
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Natanaele si sente conosciuto nelle cose piรน grandi, e cose piรน grandi ancora gli vengono promesse: cielo aperto e angeli che salgono e scendono sopra i figli di Dio. Un accompagnamento, una cura e una dedizione costanti del cielo, per ognuno di noi.
Elena Benini

Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato
