I mesi imprevedibili e sconvolgenti da cui veniamo ci hanno consegnato alcune immagini, destinate a fissarsi in maniera indelebile nella memoria collettiva. I reparti ospedalieri trasformati in terapie intensive. La vita esposta a criteri di selezione e di scarto. Lโisolamento che ha privato di affetti e conforti religiosi nel passaggio decisivo. Le bare anonime, caricate su camion militari. Le restrizioni delle libertร , le attivitร sospese, i tradizionali luoghi dโincontro deserti. Un Uomo affaticato e solo, che sale la china sotto la pioggia, e poi benedice una Piazza vuota in cui, significativamente, lโumanitร intera si รจ riconosciuta presente.
Questi fotogrammi, carichi di forza evocativa, ci costringono a mantenere vivo lo sguardo su ciรฒ che abbiamo vissuto nel far fronte alla pandemia; nel contempo, ci testimoniano che davveroย nulla sarร come prima. Del resto, come avverte lโArcivescovo di Milano, โtanto soffrire, tanto morire, tutto sarebbe sperperato se tornassimo alla vita di sempre, con la stoltezza di chi dimentica il dramma e il messaggio che la sapienza cristiana ne riceveโ. Come Pastori siamo consapevoli di dover ripensare la forma dellโesperienza della fede, il nostro stesso ministero e, piรน in generale, la vita delle nostre comunitร .
Le pagine che seguono intendono introdurre i lavori del Consiglio Permanente (Roma,ย 21-23 settembre), dove saremo chiamati a preparare lโAssemblea Generale (Roma,ย 16-19 novembre). Piรน che da una riflessione a tavolino, nascono da quanto con tanti di voi abbiamo condiviso in questi mesi e sono animate dallโintento di agevolare il confronto in presenza.
Memoria grata
Per quanto inattesa, la tempesta ha incontrato la reazione e lโimpegno quotidiano di Istituzioni nazionali, regionali e locali; il coraggio e la dedizione umana e professionale di operatori sanitari, cappellani di ospedale e volontari delle Caritas e di altre associazioni: โsilenziosi artigiani della cultura della prossimitร e della tenerezzaโ, li ha definiti il Santo Padre, โuna delle colonne portanti dellโintero Paeseโ (Francesco,ย 20 giugno 2020).
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E che dire della testimonianza solidale offerta dalle nostre Chiese? Diocesi, parrocchie, comunitร religiose, sacerdoti e laici sul territorio si sono fatti carico di vecchi e nuovi bisogni, a partire da chi si รจ ritrovato senza lavoro e alle prese con gravi difficoltร economiche, esposto a unโincertezza lacerante.
Le nostre Chiese hanno messo a disposizione un numero incredibile di strutture,ย vuoiย per lโaccoglienza di medici e infermieri, piuttosto che di persone senza fissa dimora,ย vuoiย per spazi e ambienti ora destinati allโattivitร scolastica pubblica; attivitร โ quella didattica ed educativa โ che rimane tra le piรน colpite dalle conseguenze della crisi.
Ancora: con quante iniziative le nostre realtร hanno accompagnato e sostenuto la speranza di molti, abitando i tempi vuoti e gli spazi circoscritti, la solitudine degli anziani e la situazione inedita delle famiglie. Quanti gesti semplici di attenzione e vicinanza, quante proposte di preghiera e animazione, di catechesi e liturgia โa distanzaโ! Non sono mancati abusi e derive individualistiche, rivelatrici probabilmente di quella che giร prima era la qualitร di determinate relazioni comunitarie. Con questi limiti, anche le forme virtuali โ che vanno necessariamente confinate al tempo dellโemergenza โ hanno permesso a tanti di continuare a sperimentare un senso di appartenenza ecclesiale e, in senso piรน ampio, di sentirsi comunitร .
Memoria sofferta
Davanti al dramma, che ha lacerato la vita e la storia di tutti, come credenti abbiamo condiviso con gli uomini del nostro tempo sentimenti di smarrimento e dolore, di disagio e preoccupazione, forse anche di risentimento. โI nostri modi abituali di relazionarci, organizzare, celebrare, pregare, convocare e persino affrontare i conflitti sono stati modificati e messi in discussione da una presenza invisibile che ha trasformato la nostra quotidianitร in avversitร โ, scrive Papa Francesco ai sacerdoti della Diocesi di Roma; sรฌ, anche noi ci siamo ritrovati a โconvivere e confrontarci con lโignoto, con ciรฒ che non possiamo governare o controllare e, come tutti, ci siamo sentiti confusi, impauriti, indifesiโ (Francesco,ย 31 maggio 2020).
Quel โcome tuttiโ include quanti, a livello globale, anche in questa emergenza sono costretti a pagare il prezzo piรน alto a causa di ingiustizie e disuguaglianze sociali, fino a ritrovarsi discriminati nella stessa possibilitร di accesso alle cure, derubati della loro dignitร dallโindifferenza del mondo. Indifferenza, sufficienza e arroganza che hanno avuto il loro peso nel condurre un atteggiamento aggressivo e predatorio nei confronti dellโambiente: ora รจ sotto gli occhi di tutti la stoltezza che ci ha visti proseguire โimperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malatoโ (Francesco,ย 27 marzo 2020).
Annuncio liberante
Per molti versi, questa situazione richiama quella della prima comunitร cristiana, riunita attorno agli Apostoli. ร una comunitร che sperimenta il pericolo, per reagire al quale non fa conto tanto su analisi o su nuove strategie, ma si raccoglie in preghiera: โTutti insieme โ evidenziano gliย Attiย (4,24) โย tutti insiemeย innalzarono la loro voce a Dioโ.
ร questa unitร , piรน forte delle difficoltร come di ogni legittima differenza, che ci fa Chiesa, Popolo di Dio; unโunitร che matura, appunto, radicandosi nella relazione con il Signore. In Lui troviamo la chiave per interpretare e discernere ciรฒ che accade, gli avvenimenti della storia personale e di quella collettiva.
Torno volentieri su questa pagina degliย Atti degli Apostoli, perchรฉ evidenzia come la preghiera non sia finalizzata soltanto alla richiesta che Dio ponga fine alla prova: proprio nella prova la Chiesa chiede la grazia di โproclamare con tutta franchezza la Parolaโ (Atย 4,29); proprio nella prova si conforma al pensiero di Cristo e matura la libertร , il coraggio e la forza โ laย parresiaย โ dellโannuncio.
Non vale forse la stessa cosa anche per noi? A indebolirci non sono mai state le prove, ma le nostre tiepidezze e infedeltร , la mondanitร spirituale che ci allontana da una vita evangelica di povertร e di disponibilitร , portandoci a pascere noi stessi invece di quanti ci sono affidatiโฆ โLโora della prova โ mi evidenziava uno di voi โ รจ sempre la piรน preziosa, se vissuta nella fede e nellโamore, perchรฉ ci permette di non cadere in un caos esistenziale, di porre ordine alle nostre prioritร e alle conseguenti scelte e di inserire la pagina della nostra storia nellโunico e meraviglioso progetto voluto da Dioโ.
Non fatichiamo, quindi, a intuire che il nostro contributo alla ripresa ha la forma diย un annuncioย essenziale, radicato nel Crocifisso Risorto, che rimane lโunica vera novitร che abbiamo da offrire al Paese;ย un annuncioย lontano dalla tentazione di ridurre il Cristianesimo a una serie di princรฌpi, a una morale o a uno spiritualismo disincarnato;ย un annuncioย che muove da un ascolto paziente, fino a lasciarsi interrogare e coinvolgere a fondo da quello che accade, sviluppando in noi unโumile comprensione e una solidale compassione per le persone ferite;ย un annuncioย che rende liberi, perchรฉ introduce alla veritร e narra la fedeltร di Dio anche in questo scenario;ย un annuncioย che risponde a responsabilitร educative, passa dalla celebrazione dei sacramenti e si concretizza in stili di vita e in segni visibili di servizio, di caritร e giustizia, che ridonano speranza e rendono fraterna lโesistenza.
โChi ha una parola dโesortazione, parliโ
ร con questo sguardo che intendiamo affrontare i prossimi mesi. Saranno tuttโaltro che facili; a maggior ragione, sosteniamoci reciprocamente: โFratelli, se avete qualche parola di esortazione per il popolo, parlate!โ (Atย 13, 15).
Ci muove la fiducia nellโiniziativa sorprendente di Dio, che rende anche questo un tempo di grazia da riconoscere e assecondare con disponibilitร , accogliendolo come un appello con cui lo Spirito ci sprona lungo sentieri inediti. โSe una presenza impalpabile รจ stata in grado di scompaginare e ribaltare le prioritร e le apparentemente inamovibili agende globali che tanto soffocano e devastano le nostre comunitร e nostra sorella terra โ sono ancora parole di Papa Francesco โ non temiamo che sia la presenza del Risorto a tracciare il nostro percorso, ad aprire orizzonti e a darci il coraggio di vivere questo momento storico e singolareโ (Francesco,ย 31 maggio 2020).
Se questa ieri era la speranza di un Papa, oggi รจ giocoforza che โtutte le comunitร facciano in modo di porre in atto i mezzi necessari per avanzare nel cammino di una conversione pastorale e missionaria, che non puรฒ lasciare le cose come stannoโ (EG 25).
Cosรฌ, se ieri la stessa espressione di โChiesa ospedale da campoโ poteva risolversi in unโimmagine suggestiva, oggi diventa la realtร che attende e impegna la nostra risposta: lontani dallโessere nostalgici, lamentosi o ripiegati su improbabili scorciatoie, sentiamo la responsabilitร di affrontare strade nuove, lungo le quali ridisegnare il volto della nostra presenza ecclesiale.
Si tratta di prendersi a cuore le persone, la loro dignitร , la casa comune, il creato; di curare e custodire le relazioni, di coltivare e alimentare il dinamismo della comunione, che vive di incontro e di reale condivisione; di tessere con convinzione e gratuitร una rete di alleanze sociali per promuovere insieme il bene comune, di ciascuno e di tutti.
Papa Francesco, in occasione di una nostra Assemblea Generale di qualche anno fa, ci ricordava che il rinnovamento della nostra pastorale ci richiede un respiro e un passo sinodale: โCamminare insieme รจย la via costitutivaย della Chiesa;ย la cifraย che ci permette di interpretare la realtร con gli occhi e il cuore di Dio;ย la condizioneย per seguire il Signore Gesรน ed essere servi della vita in questo tempo feritoโ (Francesco,ย 22 maggio 2017).
Forse, proprio le celebrazioni senza la presenza del popolo ci hanno fatto sentire con piรน forza la ricchezza di carismi e ministeri che anima le nostre comunitร e rende tale la Chiesa. Questa stagione ci impegna a far crescere il senso di appartenenza e di corresponsabilitร , dando tempo al riconoscimento, allโascolto e alla stima dellโaltro, arrivando ad assumere in maniera concorde e convinta scelte condivise.
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Senza alcuna pretesa, vi condivido infine alcune domande, per lo piรน consegnatemi nei colloqui e negli incontri di questi mesi con diversi di voi.
- Questa situazione inedita conosce la ricerca sincera di uomini e donne, forse digiuni delle nostre abitudini e dei nostri linguaggi, ma abitati dalla sete di Dio. Come proporre un nuovo incontro con il Vangelo, come annunciarlo con parole e gesti credibili?
- Come aiutarci a superare rassegnazioni e luoghi comuni, per rileggere da una prospettiva di fede โ quindi, con il pensiero di Cristo โ anche questa stagione di angoscia e desolazione?
- Attorno a quale nucleo essenziale ripensare nelle nostre comunitร ecclesiali percorsi possibili di catechesi e di maturazione della fede?
- Quali aspetti curare maggiormente nella formazione permanente dei nostri sacerdoti, quali processi favorire?
- Quali passi ci attendono per vivere maggiore collegialitร episcopale e comunione ecclesiale?
- Quale contributo assicurare alla societร italiana per rimuovere le cause della povertร , favorire lโinclusione di vecchi e nuovi poveri e far sรฌ che nessuno sia escluso o resti indietro?
- Al di lร di ogni tentazione di chiusura difensiva e autoreferenziale, come valorizzare al meglio i circuiti relazionali in cui siamo immersi e costruire alleanze tra soggetti e istituzioni?
- A cinque anni dalla pubblicazione dellโenciclica Laudato siโ, quale approfondimento proporne e quali scelte assumere per recuperare un rapporto buono con sรฉ, con gli altri, con il creato e con Dio?
