Nico Guerini – Commento al Vangelo di domenica 6 Settembre 2020

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Mi sono chiesto se ci sia un nesso tra il tema sul quale si รจ riflettuto la scorsa domenica e quello che ci รจ presentato oggi. Mettendo al centro il modo con cui ci relazioniamo agli altri, apparentemente sembra ci sia una contraddizione tra un modo di rapportarsi al prossimo senza mirare a โ€œpossedereโ€ le persone, e quello che ci viene richiesto oggi di essere nei loro confronti una ยซsentinellaยป, secondo la bella immagine usata dal profeta Ezechiele. Verrebbe abbastanza naturale chiedersi se il rapporto che si instaura tra noi debba essere guidato da una sovrana indifferenza, โ€œoltre il possessoโ€, o se ci tocchi la funzione del controllore, che scruta, giudica e sentenzia. Messe cosรฌ le cose, รจ ovvio che nรฉ lโ€™uno nรฉ lโ€™altro di questi due atteggiamenti sono corretti.

Il primo รจ sbagliato perchรฉ รจ frutto della cupidigia, che รจ la ยซradice di tutti i maliยป; il secondo lo รจ perchรฉ รจ privo di quella caritร , che รจ la ยซradice di tutte le virtรนยป, come scrive Aelredo di Rievaulx nel suo Specchio della caritร  con la chiarezza cristallina dei contrasti netti: radix omnium malorum est cupiditas (1Tm 6,10), sicut e diverso radix omnium virtutum caritas (lib 2, 3; Specchio, Milano 1999, p. 190).

Qualcuno potrร  storcere il naso davanti a quella che viene bollata come visione โ€œdualisticaโ€ della realtร , che ci si presenta, soprattutto nel campo dei sentimenti, molto piรน complessa e confusa. I ramoscelli che nascono da queste due radici โ€“ lo sanno tutti โ€“ appaiono molto piรน variopinti e variegati, e del resto la grande tradizione della letteratura spirituale ci ripete piรน volte che la madre di tutte le virtรน รจ il discernimento.

Ma รจ anche importante e decisivo saper ricondurre i ramoscelli alla loro radice, che a ben vedere ha due nomi: Satana (lโ€™avversario) o diavolo (il divisore) da una parte, e Dio (il sommo bene) dallโ€™altra. E davanti alle radici un solo atteggiamento รจ quello giusto: o il rifiuto, o lโ€™accoglienza, โ€œtotaleโ€. In questo Aelredo si presenta persino piรน severo dellโ€™amico e maestro Bernardo: per lui ยซla radice (cattiva) va radicalmente estirpataยป (radix ipsa evulsa radicitus), mentre Bernardo si accontenta di un poโ€™ meno, e scrive ยซsia potata la cupidigia, affinchรฉ la virtรน divenga piรน forteยป (putetur cupiditas, ut virtus roboretur): Sul Cantico 58,10. In realtร , a ben guardare, la metafora rimane la medesima: si tratta di recidere qualcosa, semmai la differenza รจ nel metodo, dove la โ€œpotaturaโ€ esprime la gradualitร , mentre lo โ€œsradicamentoโ€ mira allโ€™obiettivo da tenere sempre presente.

La sentinella

La prima lettura (Ez 33,1.7-9) mette a fuoco, sotto lโ€™immagine della ยซsentinellaยป, la funzione del profeta nella comunitร , quella che in definitiva riguarda tutti i battezzati, che il sacramento rende, oltre che ยซsacerdoti e reยป, pure ยซprofetiยป. Scrive Ezechiele: ยซIo ti ho posto a sentinella per la casa dโ€™Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte miaยป.

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Chi รจ posto a sentinella occupa un posto di osservazione alto e prominente che lo mette in grado di avvertire prima degli altri ciรฒ che succede o sta per succedere. Per rimanere nel linguaggio โ€œmilitareโ€, o agonistico, della fede, che in tempi ormai lontani era usato molto piรน di frequente nella liturgia, e che รจ tuttora valido, la sentinella รจ la prima ad annunciare una vittoria o una sconfitta, un traguardo raggiunto o una minaccia incombente.

Penso al marinaio sullโ€™alto della coffa di un veliero, pronto a segnalare lโ€™apparire di una terra o lโ€™approssimarsi di pirati, o a chi nel lontano medioevo sorvegliava il mare dallโ€™alto delle torri che ancora pullulano sulle nostre coste per annunciare il ritorno dei pescatori o lโ€™avvicinarsi minaccioso dei nemici. Dire sentinella significa dunque vigilare, e, trasferendo la metafora nel linguaggio relativo alla comunitร , significa sentirsi responsabili gli uni degli altri. Non รจ un sentimento nรฉ facile nรฉ comune. Ma dal giorno in cui Caino disse ยซSono forse io il custode di mio fratello?ยป e fu per questo molto severamente ripreso (Gen 4,9), nessuno puรฒ piรน dire che gli altri non gli interessano. Ancora di piรน, in positivo, da quando Gesรน si chinรฒ a lavare i piedi dei suoi discepoli (Gv 13,4-5) nessuno puรฒ sottrarsi con leggerezza al debito che ha verso i fratelli, come ci ricorderร  Paolo nella seconda lettura.

Nel brano di Ezechiele la vigilanza pare riguardare solo la correzione di chi sbaglia, un compito certamente importante, ma che va svolto non tanto con minacce quanto con discorsi persuasivi. Al malvagio si deve dire ยซTu moriraiยป, proclama Ezechiele. Ma รจ forse diverso dal dire a qualcuno che spreca i suoi soldi al gioco, o che vive da fannullone, o che cade vittima dallโ€™alcol, della droga o di altre dipendenze: ยซGuarda che stai buttando via la tua vitaยป?

Misericordia, tenerezza, amore

Questo discorso ci porta direttamente al breve testo di san Paolo, ancora una volta tratto dalla Lettera ai Romani (13,8-10): ยซFratelli non siate debitori di nulla a nessuno, se non dellโ€™amore vicendevole perchรฉ chi ama lโ€™altro ha adempiuto la Leggeยป. Attenzione! Il non avere debiti รจ un ottimo traguardo, ma mi pare che, a volte, sia letto come segno di sovrano disinteresse: ยซnon ho debiti con nessuno, sono a posto con tuttiยป, e il discorso finisce lรฌ. Il rischio di condurre a una fondamentale indifferenza per gli altri puรฒ essere addirittura aggravato dalla conclusione della lettura che recita: ยซLa caritร  non fa alcun male al prossimoยป. Ma รจ sufficiente? Non proprio, perchรฉ Paolo aggiunge, non certo a caso: ยซPienezza della Legge infatti รจ la caritร ยป. E quando si dice ยซcaritร ยป si apre un oceano immenso e vasto come รจ vasta e senza confini la caritร  di Dio, che รจ la sola veramente โ€œpienaโ€, e che per questo, e in quanto tale, costituisce un โ€œpungoloโ€ (Caritas Christi urget nos: 2Cor 5,14) continuo alla nostra disponibilitร , alla nostra fantasia, al nostro spirito di servizio.

E cosa questo significhi trova una sintesi mirabile in una sola frase di Giuliana di Norwich, la mistica inglese del โ€™300 che incontrate spesso in queste righe: ยซLa misericordia opera in quattro modi: custodisce, sopporta, ravviva, guarisce, e tutto questo รจ la tenerezza dellโ€™amoreยป (Una rivelazione dellโ€™amore, Milano 2015, c. 48, p. 235-36). Tre sostantivi che si rincorrono: misericordia, tenerezza, amore, e quattro verbi che rivelano la loro presenza: custodire, sopportare/supportare, ravvivare, guarire. A dire la straordinaria densitร  di questa essenziale grammatica dellโ€™amore-caritร  si puรฒ leggere la riflessione che ne รจ stata ricavata in un agile libretto, Lโ€™acqua e la rosa, Milano 2005, pp. 17-39.

La correzione fraterna

Il brano di vangelo (Mt 18,15-20) รจ la parte conclusiva del ยซdiscorso alla comunitร ยป, uno dei capisaldi del primo evangelista. Il passo riguarda la correzione di chi commette uno sbaglio. Il punto di partenza รจ giร  di per sรฉ interessante: non รจ chi commette lโ€™errore che รจ invitato a scusarsi, come ci si aspetterebbe, ma chi รจ stato offeso colui al quale si chiede di trovare una riconciliazione. Il brano รจ ben noto, e celebre per la โ€œgradualitร โ€ con cui vengono suggeriti i passi da fare per arrivare allโ€™obiettivo.

Si comincia con un incontro tra i due, nella speranza che alcune parole scambiate con discrezione e intelligenza possano portare lโ€™autore dellโ€™offesa alla resipiscenza. Si noti che lo scopo non รจ la denuncia dellโ€™errore, ma portare il fratello a rendersi conto dellโ€™errore commesso: cosรฌ lo si โ€œguadagnaโ€!

Un secondo tentativo include la presenza di ยซuna o due personeยป, che, essendo โ€œestraneeโ€ allโ€™offesa, possono essere piรน obiettive nel valutare lโ€™errore e la responsabilitร  di chi ha sbagliato.

Cโ€™รจ posto ancora per un terzo tentativo, estremo, che รจ quello di coinvolgere la ยซcomunitร ยป, anche perchรฉ lo stesso errante si renda conto che con il suo modo di comportarsi ha offeso lโ€™intera comunitร  e ne ha guastato lโ€™atmosfera. Se non si rende conto neanche di questo, รจ evidente che lui stesso non si sente piรน parte di una comunitร .

E il quarto tentativo, lโ€™ultimo, consiste nel materializzare la situazione con il suo allontanamento.

La parola โ€œscomunicaโ€ non gode di buona fama nellโ€™uso corrente, e si sa che questa prassi รจ stata usata anche a sproposito, seguita da pentimenti arrivati, non di rado, con grave ritardo.

A evitare tali svarioni, storici e non, giova mettere lโ€™accento sul finale del vangelo: ยซdove due o tre sono riuniti nel mio nome, lรฌ sono io in mezzo a loroยป. Lโ€™aspetto qualificante non รจ che bastano due o tre per mettersi dโ€™accordo, ma che quei due o tre, o piรน, siano uniti ยซnel nome di Gesรนยป. La frase รจ troppo nota per non correre il rischio di essere intesa e usata come una gloriosa e scontata banalitร .

Invito chi puรฒ a riprendere in mano il primo capitolo de La vita comune di D. Bonhoeffer (Brescia 1991), dove il principio che deve reggere lโ€™atmosfera della comunitร  cristiana si puรฒ scoprire quando essa ยซdeludeยป, perchรฉ proprio allora รจ il caso di ricordare che ciรฒ che ci unisce non รจ quello che ciascuno puรฒ fare per ciascun altro, ma quello che Cristo ยซha giร  fattoยป per ambedue (Vita comune, p. 21).

Questo รจ un criterio che deve attraversare tutte le relazioni allโ€™interno di quello che resta pur sempre โ€œun corpoโ€, nel quale anche le pene e i castighi, pur giusti, non devono mai ignorare il loro scopo risanatore e medicinale, sia nel caso di un rapporto tra uguali, sia nel caso di chi nella Chiesa esercita la funzione di autoritร .

Se poi qualcuno desidera consigli concreti su come esercitare la โ€œcorrezione fraternaโ€, anche o soprattutto entro un rapporto amicale, si vada a leggere Lโ€™amicizia spirituale di Aelredo di Rievaulx, Paoline, Milano 2004, 3, 104-110, pp. 201-204.

FonteSettimana News

Commento a cura di Nico Guerini


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