Padre Giulio Michelini – Commento al Vangelo di domenica 23 Agosto 2020

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Tra Cesarea di Filippo e il monte della trasfigurazione.

Nel 1980 due esegeti pubblicarono su questa pagina matteana un saggio che ha avuto molto fortuna, anche perchรฉ ripreso da Benedetto XVI nel suo Gesรน di Nazaret: ยซJean-Marie van Cangh e Michel van Esbroeck [โ€ฆ] richiamano lโ€™attenzione sul fatto che soltanto cinque giorni separano due grandi feste giudaiche nellโ€™autunno: prima vi รจ lo Yom Kippur, la grande festa dellโ€™espiazione; sei giorni dopo viene poi celebrata la festa delle Capanne (Sukkot) che dura una settimana. Ciรฒ starebbe a significare che la confessione di Pietro ha avuto luogo durante il grande giorno dellโ€™espiazione e che teologicamente andrebbe anche interpretata sullo sfondo di questa festa, lโ€™unica occasione dellโ€™anno in cui il sommo sacerdote pronuncia solennemente il nome Yhwh nel Santo dei Santi del tempioยป.

Se la parte piรน creativa di questa ipotesi รจ quella dove vengono studiate le somiglianze tra la descrizione matteana degli eventi a Cesarea di Filippi e la celebrazione del Kippur, si deve perรฒ ammettere che essa non solo ha dei punti deboli, ma veicola fortemente una teologia della sostituzione: la comunitร  palestinese, che consegnerebbe il detto sul primato di Pietro allโ€™evangelista, intenderebbe con questo dire che Gesรน affida a Pietro le chiavi, ovvero la funzione di sommo sacerdote nella liturgia del Kippur; questa verrebbe cosรฌ tolta a chi la stava svolgendo allora nel tempio di Gerusalemme. รˆ perรฒ proprio qui uno dei punti fragili dellโ€™ipotesi, nellโ€™identificazione delle chiavi con la funzione sacerdotale.

Le chiavi del regno (v. 19a) date a Pietro, infatti, sono piuttosto un affidamento di autoritร . Nel libro dellโ€™Apocalisse, il Risorto possiede le chiavi della morte e del regno dei morti (1,18): Gesรน, vittorioso sulla sua stessa morte, ha finalmente il potere di aprire le porte dellโ€™Ade e fare uscire i prigionieri. Ma di quale autoritร  รจ investito il discepolo, Pietro, a cui vengono date queste chiavi da Gesรน? In un testo del Talmud babilonese si trova un midrash secondo il quale Elia avrebbe chiesto a Dio โ€“ per poter ridare la vita al figlio della vedova di Sarepta (1Re 17,17-24) โ€“ le chiavi della risurrezione, poichรฉ ยซtre chiavi non sono state affidate agli angeli, quella della nascita, della pioggia e della risurrezioneยป. Poichรฉ perรฒ ad Elia era giร  stata data la chiave per la pioggia, e domandava ora questโ€™altra, gli viene chiesto da Dio di restituire la prima (cf. 1Re 18,1), perchรฉ nelle mani del Padrone non puรฒ rimanere solo una chiave. Lโ€™autoritร  di Pietro non รจ assoluta, e mentre il Vivente di Ap 1,18 ha in mano le ยซchiavi della Morte e del regno dei mortiยป, il potere delle chiavi dato a Pietro riguarda il regno presente, dove si รจ giร  instaurata la signoria di Dio. Che cosa implichi precisamente lโ€™autoritร  di Pietro รจ oggetto di discussione: se le parole di Gesรน avessero come sfondo la figura di Eliakรฌm, sulle cui spalle il re di Giuda pone le chiavi della casa di Davide (Is 22,22), ovvero il potere di aprire e chiudere il suo palazzo, allora a Pietro verrebbe dato il potere di consentire lโ€™accesso al regno โ€“ compito che eserciterebbe magari con la sua missione, facendo discepoli mediante la predicazione. Le chiavi date a Pietro forse richiamano anche quel simbolo che negli scritti biblici e giudaici rappresenta non solo un potere, ma la conoscenza, al modo in cui si parlerร  ancora di chiavi in un altro testo rabbinico (ยซR. Huna disse: โ€œChi possiede la conoscenza ma non ha il timore del Signore รจ come un tesoriere che ha le chiavi per lโ€™interno ma non per lโ€™esterno: e chi potrร  mai entrare?โ€ยป; Talmud babilonese), elemento che si potrebbe ritrovare anche in Lc 11,52 (dove si parla della ยซchiave della scienzaยป portata via dai farisei; cf. Mt 23,13). Il potere delle chiavi รจ, secondo le parole di Gesรน, specificato perรฒ da quello di legare e sciogliere.

Ci soffermiamo ora sulle parole di Gesรน a Pietro, la beatitudine o macarismo a lui rivolta. Il macarismo ยซbeato teยป (v. 17) esprime lโ€™idea che Pietro, il discepolo, non puรฒ giungere da solo, con i suoi soli sforzi umani a riconoscere Gesรน come Messia: รจ una rivelazione del Padre di Gesรน. Il nome Pietro, con il gioco di parole legato alla parola ยซrocciaยป, rimanda a un tema caro a Matteo, toccato nel primo discorso di Gesรน, quello del discepolo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia e che sa resistere a ogni genere di tempesta che si abbatte su di lui (cf. 7,24-25). Questo gioco di parole perรฒ funziona non solo in greco, ma รจ perfetto in aramaico. Oltre a quello che si potrebbe trovare dietro la somiglianza di ยซPietroยป e ยซrocciaยป sono talmente tanti i semitismi in questi due versetti (ยซporte degli inferiยป; ยซcarne e sangueยป; ยซlegare e sciogliereยป) che essi sono un elemento di peso per sostenere che le parole di Gesรน risalgono ad un ambiente pre-matteano: Matteo deve averle ricevute da una tradizione orale.

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La Chiesa del Messia (cf. v. 18a) รจ una realtร  edificata da Cristo: lui lโ€™ha voluta e costruita, non allโ€™esterno di Israele, ma dentro quellโ€™assemblea (= Chiesa) che รจ il popolo di Dio, nel quale la comunitร  di Matteo si sente ancora pienamente inserita e verso la quale potranno poi giungere anche i pagani (cf. 28,29). Uno dei documenti centrali del Concilio Vaticano II; Lumen Gentium, 9, spiega cosรฌ lโ€™uso della stessa parola con la quale si intende sia Israele sia la comunitร  messianica: ยซCome giร  Israele secondo la carne, pellegrinante nel deserto, viene chiamato la Chiesa di Dio (Ne 13,1; cf. Nm 20,4; Dt 23,1 ss.), cosรฌ il nuovo Israele, che cammina nel secolo presente alla ricerca della cittร  futura e permanente (cf. Eb 13,14), si chiama pure la Chiesa di Cristo (cf. At 20,28)ยป.

Si noti che i verbi che descrivono la costituzione della Chiesa del Messia e il ruolo di Pietro sono al futuro: ยซedificherรฒยป, ยซdarรฒยป, ecc. Se dal punto di vista storico si potrebbe pensare che questa scena sia semplicemente lโ€™anticipazione di una realtร  postpasquale (che presume una maggiore maturitร  da parte di Pietro a cui potrebbero alludere testi come Gv 21,15-17), dallโ€™altra si deve dire che la scelta redazionale di Matteo รจ consistente al suo piano narrativo. La comunitร  messianica per Matteo infatti deve essere giร  presente insieme a Gesรน, in quanto nel racconto del primo evangelista il Messia che ora parla a Pietro รจ colui che si rivolgerร , nel capitolo 18, alla sua Chiesa, che magari non รจ ancora una realtร  istituzionalizzata, ma รจ lโ€™assemblea, la comunitร , chiamata a farsi carico del peccato del fratello.

Tra le tante altre cose che dovremmo illustrare a riguardo delle parole di Gesรน a Pietro, approfondiamo solo lโ€™endiade โ€œlegare e sciogliereโ€ (v. 19b-c). Questa espressione โ€“ che non si trova nella Settanta ma in alcuni Targumim palestinesi e nella letteratura rabbinica (dove ha il significato di โ€œdichiarare proibito o lecitoโ€ o imporre o togliere un obbligo mediante una decisione di autoritร ) โ€“ merita una particolare attenzione, anche perchรฉ ritorna nel discorso comunitario del capitolo 18mo di Matteo, quando indicherร  un potere conferito non solo a Pietro, ma a tutta la comunitร . Lโ€™esegeta Nicoletta Gatti elenca le cinque soluzioni principali presenti nella storia dellโ€™interpretazione, riguardanti il potere: a) di esorcismo e uso di formule magiche per il controllo dei demoni; b) concesso ai rabbi di sciogliere dai voti; c) di perdonare e non perdonare; d) di infliggere o togliere una scomunica; e) dato agli scribi di determinare quale azione fosse proibita e quale fosse lecita, interpretando in modo autorevole la Torร . Con la maggioranza degli studiosi Gatti si orienta โ€“ almeno per il significato dellโ€™espressione in questo versetto โ€“ per un potere di tipo dottrinale, rabbinico, di interpretare in modo autorevole la Torร , secondo lโ€™ermeneutica inaugurata dal vangelo di Gesรน. รˆ un potere essenzialmente didattico (che da Matteo verrร  poi declinato nella forma della caritร  fraterna nella sua successiva occorrenza, in 18,18): a Pietro รจ affidata la dottrina, la Torร  come spiegata da Gesรน, quella โ€œgiustizia piรน grandeโ€ (cf. 5,17-20) che lui esigeva, con cui dovrร  โ€œlegare e sciogliereโ€, in altre parole insegnare e guidare, trasmettere e spiegare con autoritร  (R. Pesch).

La Chiesa di oggi, e Pietro che la guida, hanno ancora il potere di fare questo, perchรฉ Gesรน stesso lโ€™ha conferito, concedendo fiducia ai suoi discepoli, e a coloro che sarebbero venuti dopo di loro.


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