Sii terreno fertile. Sii terreno buono. Mettiti in ascolto, lascia che la mia parola entri e porti frutto. ร unสผimmagine semplice, ma potente.
Da una parte cสผรจ lui, il seminatore, che instancabile esce a seminare. Dallสผaltra ci siamo noi. Che siamo a volte terreno arido, a volte sassoso, a volte pieno di rovi. Cสผรจ molto lavoro, dietro ai solchi di un terreno che รจ pronto per raccogliere i semi: lavoro per tenerlo pulito dalle erbacce che continuano a crescere e che minacciano lสผerba buona che gli cresce a fianco; lavoro per togliere i sassi, fare spazio, lavoro per arare, per irrigare, per liberarlo dai rovi che lo rendono inospitale, incapace di essere fecondo. ร un lavoro quotidiano, costante, fatto di piccoli gesti.
E poi cสผรจ la misura della rendita. Quante volte sentiamo questa necessitร di quantificare, misurare, confrontare i nostri โinvestimentiโ: di studio, di lavoro, di relazioni. Ma non รจ questa la logica del buon seminatore: perchรฉ non ha importanza che il terreno dia cento, sessanta, trenta o due. Nรฉ, forse, siamo in grado di dire quanto e quando sarร il nostro frutto. Non importa. La buona notizia รจ che se il terreno รจ curato e libero, il seme cadrร e porterร frutto.
Francesca Carraro

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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato
