don Antonello Iapicca – Commento al Vangelo del 19 Giugno 2020

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AMATI GRATUITAMENTE POSSIAMO RIPOSARE NEL CUORE DI GESU’ CHE SI SCHIUDE PER NOI NELLA CHIESA

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Cosa ti farebbe gioire cosรฌ tanto da esultare? Pensaci un momento e rispondi. E il mondo? I colleghi, gli amici, i vip e gli opinionisti cosรฌ “intelligenti”? E gli intellettuali cosรฌ “sapienti”? C’รจ qualcosa che li farebbe scomodare dalla loro pura seriositร  e farli gridare di gioia? Ora vediamo invece per chi si rallegra Dio: il Padre e il Figlio esultano per ciรฒ che di sicuro neanche hai pensato; sรฌ, la ragione della loro esultanza sono quelli che noi e il mondo non degniamo di nessuna attenzione, perchรฉ nulla fanno per attirarla: sono troppo “piccoli” per gli uomini che si credono molto grandi, che si aspettano grandi eventi, grandi cambiamenti, grandi consolazioni. Invece il Padre, infinitamente piรน grande della sua creatura piรน grande, si avventura in un testacoda incredibile e plana dove l’occhio superbo proprio non puรฒ cadere…ย “Sรฌ, perchรฉ a Lui รจ piaciuto cosรฌ”, ha scelto cioรจย gli “infanti”, i “piccoli”ย secondo la Vulgata, coloro che non hanno ancora l’uso della parola,ย i”fanciulli”, i “lattanti”, perย “rivelare le sue cose”. Capito?ย Il Padre rivela il suo cuore a chi ancora non sa parlare, e il Figlio “esulta nello Spirito Santo”. Vallo a capire Dio…

Impossibile per chi ha un altro padre a cui cerca di assomigliare e spera la gioia dal compimento dei suoi desideri, carnali, effimeri, indigesti, quasi sempre mortali. Ascolta le sue parole che lo adulano, e ne fa un idolo da adorare e imitare. E’ cosรฌ, vero? Ascoltiamo le parole avvelenate del serpente, le accogliamo nel cuore, e cominciamo a ripeterle declinandole in ogni situazione che viviamo. E chiacchieriamo, per giustificare, per legare, per sciogliere, per ingannare, per sedurre, per vincere, per vendicare, per uccidere.ย La Scrittura mette in guardia dal troppo e dal vano parlare: “Le parole della bocca dell’uomo sono acqua profonda… con la bocca l’uomo sazia il suo stomaco, egli si sazia con il prodotto delle sue labbra. Morte e vita sono in potere della lingua, e chi l’accarezza ne mangerร  i frutti” (Pr. 18, 4. 20-21). Ecco, ci illudiamo di saziarci con le nostre parole perchรฉ abbiamo creduto che le parole del demonio ci avrebbero fatto diventare come Dio, e sai che esultanza. Per questo c’รจ come un’ingordigiaย nelle nostre parole, le accarezziamo credendo di trovarne beneficio, mentre, proprio come dopo aver accolto quelle del serpente, ne sperimentiamo i frutti avvelenati: divisioni, liti, invidie, passioni. Per questo siamo sempre piรนย stanchi, “affaticati e oppressi”. Come stai? Nove su dieci rispondono: stanchissimo guarda, non ti dico quante cose ho dovuto fare. E poi, sempre in tiro, guai ad abbassare la guardia, chi agnello si fa il lupo se lo mangia… E poi quella stanchezza per gli sforzi e i tentativi di obbedire alle leggi e ai moralismi che lo Stato e la societร  ci impongono per essere accettati, o quelli piรน subdoli della religione che ci siamo inventati, e i peggiori, quelli che noi stessi ci carichiamo sulle spalle. Fardelli insopportabili, che infatti ci schiacciano e ci fanno esplodere come quando buchi un palloncino: una deflagrazione di peccati che si abbatte su chi ci รจ intorno, dai quali esigiamo senza pietร  ciรฒ che noi non siamo stati capaci di compiere. E ancora piรน stanchi, perchรฉ ciรฒ che “opprime e affatica” il cuore sono soprattutto i peccati.ย 

Inveceย leย paroleย di Dio sono preparate per chi non ha parole. E se fossero, oggi, per noi? Se accettassimo di essere davvero “affaticati e oppressi” perchรฉ peccatori, ci ritroveremo, finalmente, senza parole. “Infanti”, cioรจ senza favella. Allora sรฌ che questa Solennitร  ci verrebbe incontro come un unguento a lenire le nostra membra ferite e stanche per tanto “andare e venire” senza frutto. Il “Sacratissimo Cuore di Gesรน” si schiuderebbe davanti al nostro “cuore corrottissimo”, indurito nell’orgoglio e nell’incredulitร , tempestato di aritmie perchรฉ incapace di battere per amare. Accetti di avere un cuore da buttare? Accetti di aver un’urgentissimo bisogno di trapianto? Sรฌ? Fantastico! Significa che la storia ti ha fatto scoprire di essere “piccolo” mostrando inutili le tue parole; e “povero”, “tapino”, secondo l’originale greco del termine “umile”. Significa che la Parola di Dio ti ha illuminato e le cure materne della Chiesa ti hanno condotto alla veritร , aprendo i tuoi occhi sulla “terra” di cui sei fatto, secca e arida perchรฉ hai cacciato da tempo lo Spirito Santo che le dร  la vita. Sei nell’humus, stai sfiorando l’umiltร , l’unica via per entrare nel “riposo” e nel “ristoro” autentici. Perchรฉ tu, esattamente come sei oggi, “affaticato e oppresso”, sei la “terra”ย dove Cristo รจ disceso per farvisi seppellire.ย Per Lui, infatti, non c’รจ nessuno piรน importante di te. Tu sei il “tutto” che “il Padre ha dato al Figlio”. E oggi viene a prenderselo, perchรฉ non c’รจ gioia piรน grande in Cielo che per un peccatore che si converte. “Un” peccatore, tu. Ma perchรฉ Gesรน possa “esultare nello Spirito Santo” per te come il Buon Pastore dinanzi alla sua pecora che s’era perduta, come il “Padre” abbracciando il suo figlio che era morto, รจ necessario che anche tu “conosca il Padre”: รจ questa infatti la sua gioia, che un “tapino” come te “conosca” suo Padre, perchรฉ, come diceva Filippo, “questo ci basta”. Ma “nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare”, cioรจ a te. Perย esserti accanto oggi e “rivelarti” nel suo volto il tuo Padre, pur essendo Figlio, ha “imparato” l’obbedienza dalle cose che patรฌ.

ย “Mite” come un agnellino condotto al macello, si รจ “umiliato” per entrare nella tua “umiltร ”, nella tua realtร  piรน dura e arida. Ascolta allora questa Parola, รจ Lui che nella Chiesa ti sta parlando dicendoti “vieni a me”. Puoi uscire da te stesso, perchรฉ nella sua chiamata vi รจ il potere di compiere quello che dice. Vai a Lui che ti chiama per “insegnarti” il “riposo e il ristoro”, immagini della vita celeste preparata per noi che il cuore che “ha imparato da Lui” puรฒ pregustare. Il termine “imparare” adottato da Gesรน, infatti, rimanda al rapporto tra “Didaskalo” e “discepolo”, tra il Maestro e l’allievo. “Imparare”, dunque, รจ la coniugazione di un’intimitร  che si realizza pienamente solo dove il Signore ci “rivela” il Padre amandoci “sino alla fine”, cioรจ sulla Croce, il “suo giogo” preparato per noi ogni giorno. Su di essa, infatti, “ha preso su di sรฉ” ogni nostro peccato, angoscia e dolore, unendosi cosรฌ a noi indissolubilmente; e con noi รจ sceso nella “terra” che ci ha sepolto, e da lรฌ ci ha fatti risuscitare con Lui per portarci al “riposo” e al “ristoro” del Paradiso. Per questo la Croce รจ l’unico “giogo soave”, l’unico “carico leggero”, cioรจ l’unico adatto a noi, perchรฉ Gesรน Cristo รจ l’unico che si รจ adeguato a noi, “facendosi peccato perchรฉ i peccati non ci allontanassero da Lui” (Ode VII di Salomone).

“Imparare da Lui” significa dunque lasciarsi legare nella sua intimitร  “prendendo su di noi” la nostra Croce che Gesรน ha fatto il “suo giogo”. Il “carico” di ogni giorno, proprio quello che la carne rifiuta come l’assurdo piรน lontano dal “riposo” e dalla gioia, รจ sulle sue spalle; e oggi viene a chiamarci proprio nell’ostinazione con cui abbiamo sempre rifiutato di portare la Croce per dirci di non aver paura ad entrare con Lui nei fatti e nelle relazioni che ci spaventano. In essi “impareremo” la “mitezza”, perchรฉ proprio la moglie o il marito, la malattia o qualunque sofferenza, ci “ammansiscono”, “domano” il puledro selvaggio che รจ la nostra carne; “impareremo” da Gesรน l'”umiltร ” che ci fa riposare nella realtร , anche se dolorosa, e la “mitezza” di fronte ai fatti e alle persone, per accogliere la volontร  di Dio senza esigere nulla. Benedetta la nostra storia, benedetta la Croce che Dio vi ha piantato: su di essa si schiude il “cuore” di Cristo per accoglierci nel suo amore e “rivelarci il Padre”, l’unico “ristoro” a cui anela la nostra “anima”. ย ย 

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AUTORE: don Antonello Iapicca
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