Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 25 Aprile 2020

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Oggi celebriamo liturgicamente la memoria dellโ€™evangelista Marco e la liturgia affida alla nostra meditazione il brano finale del suo evangelo con l’invio in missione dei discepoli da parte del Risorto e il racconto della sua ascensione in cielo alla destra di Dio. In realtร , il Vangelo attribuito a Marco finiva al v. 8 con la paura delle donne che vedono nel sepolcro vuoto un giovane vestito di bianco che annuncia la resurrezione e affida loro una missione: โ€œAndate, dite ai suoi discepoliโ€ฆโ€. Gesรน non sembra tener conto della nostra paura, della nostra mancanza di fede. Infatti ai versetti 11, 13 e 14 viene denunciata senza pietร  lโ€™incredulitร  dei discepoli di fronte ai racconti di quelle o quelli che lโ€™hanno visto risorto.

La vita di Gesรน sulla terra รจ stata una lotta, nella pazienza, nella perseveranza e nellโ€™amore per orientare i โ€œcredentiโ€ verso il Dio vivente, il Dio che lโ€™ha riconosciuto come figlio. โ€œChi dite che io sia?โ€ chiedeva Gesรน ai suoi discepoli; e noi, adesso, siamo in grado di rispondergli: โ€œTu sei il risortoโ€?

Gesรน non attese questa confessione di fede da parte degli undici, li rimproverรฒ per la loro non fede e subito li mandรฒ ad annunciare al mondo la buona notizia della sua vittoria sulla morte. Possiamo stupirci…

Il Risorto รจ il Gesรน terreno risorto, non รจ unโ€™โ€œapparizione etereaโ€, egli dimostra di avere la stessa pazienza e lo stesso amore. Invece di disperare di loro, rinnova la sua fiducia. Accetta di nuovo di farsi piccolo, al livello della loro piccolezza, accetta di prenderli lร  dove sono per portarli lร  dove lui รจ e li aspetta: presente nella creazione, nel mondo, perchรฉ รจ โ€œil primogenito di tutta la creazione. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di luiโ€ (Col 1,15-16).

Disse loro: โ€œAndate e proclamate il vangelo a ogni creatura. Chi crederร  sarร  salvato, ma chi non crederร  sarร  condannatoโ€.

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Perchรฉ un annuncio possa essere creduto bisogna che lโ€™annunciatore sia credibile. La responsabilitร  dellโ€™annunciatore รจ gravosa perchรฉ ne va di mezzo lโ€™accettazione o il rifiuto dellโ€™annuncio. รˆ difficile credere lโ€™incredibile: che la morte sia vinta da un morto crocifisso. I discepoli stessi hanno rifiutato lโ€™annuncio della resurrezione e forse per quel motivo sono diventati piรน affidabili agli occhi del Risorto che li manda. Hanno attraversato la prova della croce e della resurrezione nel fallimento totale: lโ€™incredulitร .

Il Vangelo di Marco non nasconde il fatto che la morte in croce sia stata vissuta come una pietra dโ€™inciampo per la fede dei discepoli e delle folle, anche quelle che erano state affascinate da segni potenti. Marco ci testimonia quanto la resurrezione di Gesรน sia stata altrettanto difficile da credere.

Lโ€™evangelista ci lascia davanti al mistero della fede del centurione ai piedi della croce che vide il crocifisso e credette, mentre le donne che videro lโ€™angelo tacquero piene di paura e i discepoli che videro il Risorto non credettero.

Il Signore puรฒ accompagnare la nostra fede con dei segni ma per non essere una โ€œgenerazione malvagia e adultera che pretende un segnoโ€, crediamo nel segno di Giona: โ€œCome infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, cosรฌ il Figlio dellโ€™uomo resterร  tre giorni e tre notti nel cuore della terraโ€ (Mt 12,39-40).

Confidando nelle parole di Gesรน possiamo compiere i segni della sua presenza nella nostra vita di poca fede, i segni dellโ€™amore, gli unici credibili.

sorella Sylvie

Fonte

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