Enzo Bianchi – Il silenzio profetico di Papa Francesco

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Allโ€™inizio dello scorso mese di marzo papa Francesco ha indetto la XVI assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, che si terrร  nel mese di ottobre del 2022 sul tema: โ€œPer una chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missioneโ€. Sarร  dunque la sinodalitร  della chiesa il tema della ricerca, del confronto e delle elaborazioni dei padri sinodali, un argomento diventato urgente non solo perchรฉ costantemente evocato dal papa, ma anche perchรฉ va acquisito e assunto da tutta la chiesa: รจ un tema che attende realizzazioni concrete, chiamate a diventare stile e prassi ecclesiale.

Va infatti riconosciuto che oggi, nonostante il discorso profetico sulla sinodalitร  tenuto da papa Francesco il 17 ottobre 2015, in occasione della commemorazione del 50ยฐ anniversario dellโ€™istituzione del Sinodo dei vescovi, la chiesa non รจ ancora pronta per praticare lโ€™esercizio della sinodalitร . Chiesa e sinodo non sono ancora sinonimi, e la stessa sinodalitร  abbozzata e tentata qua e lร  non riesce a esprimersi in modo tale da sperimentare concretamente che il popolo di Dio, il collegio episcopale e il vescovo di Roma si pongono insieme in ascolto di ciรฒ che lo Spirito dice alle chiese e, insieme, sono capaci di trattare un tema e di giungere a decisioni pratiche.

Proprio questa scelta del tema della sinodalitร  come primo orizzonte del prossimo Sinodo puรฒ aiutarci a comprendere la consapevolezza di papa Francesco, le sue scelte, le sue esitazioni e anche i suoi silenzi presenti nellโ€™esortazione apostolica Querida Amazonia (QA), consegnata al popolo di Dio e a tutte le persone di buona volontร  il 2 febbraio 2020, in seguito al Sinodo sullโ€™Amazzonia dellโ€™ottobre scorso. Questo testo, sul quale vi erano grandi attese, รจ stato accolto con molti silenzi dagli stessi protagonisti del Sinodo e anche con accenti di delusione da parte di quanti attendevano che il documento finale presentato dai padri sinodali al papa fosse da lui approvato nelle sue istanze piรน innovative. Teologi e vescovi che pure nutrono amore per papa Francesco, che sono a lui obbedienti e fedeli, hanno mostrato reticenze in proposito. Qualcuno ha manifestato la sua incomprensione proprio riguardo al fatto che questo testo โ€“ come il papa scrive nellโ€™introduzione โ€“ non sviluppa tutte le questioni abbondantemente esposte nel documento conclusivo, non intende sostituirlo nรฉ ripeterlo, ma presenta solo le risonanze provocate in lui dallโ€™evento di dialogo e di discernimento che รจ stato il Sinodo (cf. QA 2). Lโ€™esortazione si riferisce dunque al documento finale dei padri sinodali, invita a leggerlo con attenzione, ma non lo cita; in questo modo, di fatto, non si esprime direttamente sulle diverse istanze ecclesiali emerse nel Sinodo.

Allโ€™indomani della sua pubblicazione, cโ€™รจ stato chi ha sentito il bisogno di specificare che lโ€™esortazione del papa ha valore magisteriale, mentre il documento dei vescovi no, con lโ€™ossessiva ricerca di misurare lโ€™autoritร  di un testo, senza invece cogliere che esso va letto e interpretato nel contesto dellโ€™evento ecclesiale che si รจ vissuto. Credo invece che sia piรน onesto prendere atto che papa Francesco ha fatto unโ€™operazione di discernimento quale successore di Pietro e che, come dโ€™altronde egli ha dichiarato, si รจ mosso in obbedienza a ciรฒ che lo Spirito santo suggeriva allโ€™esercizio del suo ministero petrino, tenendo lo sguardo su tutta la chiesa di cui รจ pastore.

Il papa non trascura il documento finale dei vescovi, ma lo presenta e lo pone accanto alla sua esortazione come testimonianza e traccia di un cammino che la chiesa compie cercando di restare fedele al suo Signore. I vescovi hanno presentato richieste e manifestato soluzioni relative a urgenze pastorali, che il papa, in coscienza, non si รจ sentito per ora in grado di accogliere. A questa sua scelta deve andare lโ€™obbedienza fiduciosa della chiesa. In questo modo Francesco invita tutta la chiesa a meditare seriamente e con responsabilitร  le richieste di un Sinodo che non รจ generale ma รจ proprio solo di una regione, lโ€™Amazzonia, in modo che tutti insieme si possa, mantenendo lโ€™unitร , giungere a scelte anche innovative sul piano pastorale. Lo capiremo piรน tardi, ma questo silenzio di papa Francesco apparirร  come un segno, una profezia per una chiesa che sembra non essere capace di convergenza evangelica e di discernimento libero da ogni mondanitร .

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Ma che cosa possiamo dire rileggendo con calma Querida Amazonia, dopo due mesi? Non commento i primi tre โ€œsogniโ€ del papa โ€“ il sogno sociale, quello culturale e quello ecologico (cf. QA 8-60) โ€“, che confermano il magistero espresso da lui nella Laudato siโ€™ e ne forniscono una prima applicazione allโ€™Amazzonia. Vorrei invece fare alcune annotazioni sul quarto sogno, quello ecclesiale, peraltro il piรน esteso (cf. QA 61-110). La sua prima parte (cf. QA 61-65) appare veramente profetica. Viene innanzitutto ribadito con molto vigore il primato del Vangelo nella missione e viene focalizzato ancora una volta in modo efficace il nucleo incandescente dellโ€™annuncio cristiano: Dio, rivelatosi in Gesรน Cristo, รจ amore per tutta lโ€™umanitร , e a questo amore chiede che si risponda con lโ€™amore fraterno (cf. QA 64-65). Si mette poi in risalto come โ€œil processo di inculturazione non disprezza nulla di quanto di buono giร  esiste nelle culture amazzoniche, ma lo raccoglie e lo porta a pienezza alla luce del Vangeloโ€ (QA 66).

รˆ alla luce di questa visione che non si devono giudicare come superstiziose o pagane alcune espressioni religiose che scaturiscono dalla vita di questi popoli: โ€œรจ possibile recepire in qualche modo un simbolo indigeno senza necessariamente qualificarlo come idolatricoโ€ (QA 79). Risposta, questa, a quanti si erano scandalizzati per la presenza di simboli religiosi amazzonici durante lo svolgimento del Sinodo e avevano denunciato una possibile idolatria. In questo papa Francesco non innova. Basta ricordare le parole rivolte nel 1659 ai vicari apostolici dellโ€™Indocina e della Cina dalla congregazione Propaganda Fide: โ€œNon mettete alcun zelo, non avanzate alcun argomento per convincere questi popoli a cambiare i loro riti, i loro costumi e le loro usanze, a meno che non siano evidentemente contrari alla religione e alla morale. Che cโ€™รจ di piรน assurdo del trasportare tra i cinesi la Francia, la Spagna, lโ€™Italia o qualche altro paese dโ€™Europa? Non introducete da loro i nostri paesi, ma la fede, questa fede che non respinge nรฉ ferisce i riti nรฉ gli usi di alcun popoloโ€ (Sacrae Congregationis de Propaganda Fide Memoria Rerum, vol. III/2, pp. 702-703).

Quando poi il sogno di Papa Francesco tocca lโ€™inculturazione della liturgia e della ministerialitร  (cf. QA 81-90), lo scritto si fa piรน dottrinale, meno propositivo, perdendo dunque quel respiro profetico che attraversa la parte precedente dellโ€™esortazione. Si denuncia che, nonostante il concilio Vaticano II avesse richiesto lo sforzo di inculturare la liturgia nei popoli indigeni, trascorsi oltre cinquantโ€™anni si sono fatti pochi progressi in tale direzione, ma non vengono fornite indicazioni affinchรฉ questo cammino possa compiersi in modo concreto nelle chiese dellโ€™Amazzonia. Per il momento non si puรฒ pensare di istituire un rito specifico, ma neppure vengono fornite indicazioni affinchรฉ si cominci a riflettere allโ€™interno del vissuto liturgico di queste comunitร .

Allo stesso modo, riguardo allโ€™inculturazione della ministerialitร , si ribadisce la necessitร  che essa โ€œsi configuri in modo tale da essere al servizio di una maggiore frequenza della celebrazione dellโ€™eucaristia, anche nelle comunitร  piรน remote e nascosteโ€ (QA 86). Si evade perรฒ la richiesta dei padri sinodalidi conferire il sacramento dellโ€™ordine ai diaconi uxorati, mentre si invoca lโ€™invio di missionari da parte di altre chiese meno povere di presbiteri. La chiesa non รจ matura per una tale scelta? Possibile, ma รจ comunque triste sul piano ecumenico constatare che lโ€™eccezione dei presbiteri uxorati venga consentita a chi si converte alla chiesa cattolica (e a molti questo pare un incentivo), con un giudizio che rischia di valutare come meno eccellente il ministero presbiterale uxorato delle chiese ortodosse e delle chiese cattoliche di rito orientale. Non si tratta di abolire il celibato o di renderlo facoltativo, ma semplicemente di consentire delle eccezioni qualora lo richieda la salvezza delle persone (secondo il criterio tradizionale della salus animarum). Proprio su questo tema si รจ registrata lโ€™incapacitร  di quanti non sanno distinguere tra disciplina, tradizioni pur sante e Vangelo e bene della chiesa.

Per quanto concerne le donne, non poteva esserci altra risposta se non quella finora tradizionale che ritiene impossibile conferire loro il sacramento dellโ€™ordine. Va detto chiaramente e senza paura: oggi nella chiesa cattolica e in quelle ortodosse questa eventualitร  resta impensabile, ancor prima che impossibile. Ma si resti vigilanti e discreti sullโ€™uso della metafora di Cristo quale sposo e della chiesa sua sposa. Soprattutto, si ascoltino le donne e non si applichino loro delle immagini che non riescono a comprendere, o addirittura rifiutano. Affermare che โ€œil Signore ha voluto manifestare il suo potere e il suo amore attraverso due volti umani, quello del suo Figlio divino fatto uomo e quello di una creatura che รจ donna, Mariaโ€, (QA 101) non รจ una felice espressione teologica. Nellโ€™incarnazione del Figlio Gesรน Cristo non vi รจ infatti piรน nรฉ maschio nรฉ femmina, ma uomo e donna sono chiamati alla stessa sequela di Cristo (cf. Gal 3,28), e sia gli uomini sia le donne sono battezzati nella morte e resurrezione di Cristo, unico evento salvifico. E se si dice che โ€œle donne danno il loro contributo alla chiesa secondo il modo loro proprio e prolungando la forza e la tenerezza di Maria, la Madreโ€ (ibid.), implicitamente si dice che gli uomini danno invece il loro contributo prolungando lโ€™azione e il potere del Figlio Gesรน Cristo: ma questa dizione non รจ adeguata alla vocazione cristiana!

Sรฌ, il cammino verso una ministerialitร  inculturata e verso una presenza della donna riconosciuta dalla chiesa nella sua piena dignitร  resta ancora da compiere e, per molti aspetti, ancora da iniziare. Il prossimo Sinodo sarร  lโ€™occasione affinchรฉ ciรฒ che รจ stato abbozzato nel Sinodo sullโ€™Amazzonia, nel documento finale e nellโ€™esortazione di papa Francesco, possa trovare sviluppo e realizzazione in una chiesa unita, umile, che non abbia paura di percorrere vie nuove in obbedienza allo Spirito.

Articolo pubblicato su Vita Pastorale – Rubrica โ€œDove va la chiesaโ€ – Aprile 2020 di ENZO BIANCHI

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