ย IMPARANDO NELLA CHIESA L’UMILTA’ DI PIETRO VEDREMO LA FEDE INCARNARSI IN OPERE CROCIFISSE PER AMORE CHE TESTIMONIANO LA VITA ETERNA
Una domanda e un rimprovero, le parole di Gesรน rivolte ai discepoli, a Pietro, a ciascuno di noi. Il Vangelo di oggi รจ stretto in questa morsa perchรฉ fuoriesca il pus che giace nascosto nei nostri cuori e nelle nostre menti. Pensare secondo gli uomini, ecco il veleno.ย La parola greca che nel Vangelo indica il pensiero assume una gamma di significati che ruotano attorno a quello piรน profondo di sapienza. La stessa che diviene astuzia nel caso del serpente. Ma indica anche la sapienza creatrice di Dio, come appare in piรน testi della letteratura sapienziale, dove assume il senso di giudizio, perspicacia, discernimento. Nei Vangeli, il termine indica spesso una sapienza capace di valutare, aspirare a una meta, prendere posizione. Il pensiero รจ dunque legato alla sapienza, che puรฒ essere secondo la carne o secondo Dio.ย E’ una sorta di Dna spirituale, la molecola chiave nell’economia della cellula. Come in una catena di informazioni, nel Dna รจ contenuta l’informazione genetica dalla quale partono tutte le informazioni su come deve essere fatta e su cosa deve produrre una cellula.
L’informazione viene poi trasmessa alle generazioni successive.ย Potremmo allora chiederci quale sapienza รจ all’origine dei nostri pensieri, delle aspirazioni, delle scelte e dei nostri atti. Se il nostro Dna spirituale stia scrivendo una catena carnale o una catena divina. Se in noi tutto รจ scomposto, frammentato, se i dubbi la fanno da padrone, oppure se si vi รจ un centro, un’origine che infonde pace, gioia, gratitudine. Seguiamo il Signore o lo prendiamo in disparte scandalizzati dalla Croce?ย Appartiene a Cristo chi ne ha lo Spirito e il pensiero. Pensare secondo la carne, seguirne i desideri significa essere nemici di Dio. Pietro con i suoi pensieri umani, carnali, era un nemico di Dio, sino ad identificarsi conย Satana diventando cosรฌ scandalo, l’inciampo sul cammino di obbedienza che il Figlio doveva percorrere. Il pensiero di Pietro si era posto davanti e di traverso a quello di Dio. Gesรน doveva soffrire ed essere rifiutato per risorgere. Era questa la missione di Cristo, del Messia, che Pietro aveva pur riconosciuto e confessato. Era il Figlio dell’uomo, l’Uomo che realizzava il pensiero di Dio. Era la Sapienza stessa di Dio, la scandalosa Sapienza della Croce. Per questa sapienza Egli doveva donare la vita, e non era un dovere morale, ma, come suggerisce l’originale greco, era una necessitร di tipo naturale. Era nel suo Dna l’amore per i propri amici e anche per i propri nemici, sino alla morte. Lui pensava un amore infinito.ย
Altro aveva in mente Pietro. Altro abbiamo in mente noi. Anziani, sacerdoti, scribi, sono tutte categorie che ci portiamo dentro. Costituiscono la catena del Dna dei nostri pensieri: prestigio, potere, intelligenza, religione vista e usata come un totem capace di soddisfare i nostri desideri. Gesรน รจ infatti rifiutato proprio dai nostri pensieri, la cui immagine appare chiaramente nelle categorie “religiose” che storicamente lo condurranno al supplizio: “Sono le tre maschere dell’unico male, l’egoismo… Corrispondono alle tre concupiscenze sulle quali si struttura il mondo…e ai tre aspetti seducenti e illusori del frutto proibito, che giร ad Eva parve buono, bello e desiderabile” (S. Fausti,Ricorda e racconta il Vangelo).
Il veleno di satana, il Dna impazzito dei nostri pensieri.ย Ma proprio qui appare la salvezza, per Pietro e per ciascuno di noi. L’amore infinito di Gesรน, che chiama per nome il nostro pensiero corrotto, per tirar fuori ed espellere il veleno che ci distrugge. Satana e Pietro, tu ed io. Satana che occulta la veritร scoprendone solo un pezzettino. Satana che mostra il rifiuto e la morte e nasconde la risurrezione. E Pietro ci casca, e sgrida il Signore. Non ha sentito, non ha potuto ascoltare la buona notizia che il Signore aveva annunciato subito dopo quella della passione, si era bloccato alla parte che riguardava il dover soffrire; il suo pensiero inquinato gli aveva sottratto l’epilogo di Gloria. Non aveva compreso l’amore, il dover morire per risuscitare, il dover caricarsi del rifiuto e dei peccati, per cancellarli e per risorgere, garanzia del perdono e della vita eterna. Lo capirร piรน tardi, quando l’evento annunciato si farร carne in Lui, la carne santificata dallo Spirito di Cristo risorto. Quando il pensiero sarร , per mezzo dello Spirito Santo, lo stesso pensiero di Cristo, e guiderร la sua carne ad essere offerta in una missione identica a quella del Signore. La Croce che ora rifiuta sarร il suo destino, la morte con la quale glorificherร chi ha rifiutato. E cosรฌ per noi.
Esattamente quello che stiamo oggi rifiutando sarร il nostro trofeo, il candelabro sul quale brillerร la luce del Padre in noi. Malattie, fallimenti, rifiuti. La nostra croce.ย Per ora perรฒ, Pietro deve scendere, tornare, convertirsi. Tornare a camminare dietro Gesรน. La traduzione scelta non ci aiuta a capire l’amore di Gesรน verso Pietro. In greco non dice “lungi da me” ma “dietro di me”. Quest’ultima รจ l’espressione che caratterizza il discepolo. Gesรน vuole Pietro vicino come vuole noi con Lui, ma al nostro posto. Non ci giudica, ci illumina. Ci dice la veritร svelando quello che abbiamo nel cuore e nella mente. E ci attira a sรฉ con amore, per imparare a seguirlo, a camminare umilmente ogni giorno dietro di Lui, per conoscerlo negli eventi della vita. Seguirlo e conoscerlo nella misura in cui conosciamo noi stessi.
- Pubblicitร -
Siamo oggi chiamati a pregare con San Francesco “Chi sei tu Signore, e chi sono io?” (Consid. sulle stimmate). Camminare con Lui per ricevere da Lui, in dono, il suo Spirito, il Dna sano della Sapienza celeste, quella della Croce, per pensare le cose secondo Dio, quelle di lassรน per vivere quaggiรน. “Noi, invece, abbiamo unโaltra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo. ร lui la misura del vero umanesimo. โAdultaโ non รจ una fede che segue le onde della moda e lโultima novitร ; adulta e matura รจ una fede profondamente radicata nellโamicizia con Cristo. ร questโamicizia che ci apre a tutto ciรฒ che รจ buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e veritร ” (J. Ratzinger, Omelia nella Missa pro eligendo Romano Pontifice).

Qui l’intervista Rai a don Antonello
Busshozan shi ko 31-1
Takamatsu, Kagawa 761-8078
Japan
