Ricordare il primo versetto di questo brano evangelico รจ essenziale per comprenderlo. Al versetto 16 Matteo dice: โEcco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi. Siate dunque prudenti come serpenti e semplici come colombeโ.
Non si tratta di vivere la vita da rimbambiti o da ingenui, quanto invece di viverla da cristiani con gli occhi aperti. Vedere e giudicare quanto avviene rimane cosa importante. Ma cosa ancora piรน importante รจ non usare le armi del Maligno, non divenire lupi, per prevaricare sugli altri. Non usare le armi del Maligno, dunque vedere il male ma andargli incontro col bene, rispondere al latrocinio economico con la gratuitร della condivisione. Rispondere ai problemi mondiali della vita con il โquesto รจ mioโ, รจ cosa da bambini, poveri di identitร che hanno ancora bisogno del mio per definire il proprio io nebuloso. Ma la vita o la si vive donando vita oppure se decidiamo di togliere vita noi moriamo e facciamo morire per asfissia. Questo รจ il vero problema, questo รจ quello che conta, questa รจ la cosa piรน importante da affrontare.
Dunque il problema non รจ il male, non รจ la persecuzione, non รจ la morte che ci possono dare, il problema รจ lโatrofizzazione della vita che porta a morte cerebrale e, soprattutto, alla morte cardiaca. Il male cโรจ, ciรฒ che fa problema รจ il nostro scandalizzarci di fronte al male e, cosa peggiore, il volere sconfiggere il male usando il male stesso. ร pia illusione questo modo di affrontare il male perchรฉ ci porta a far crescere il male, non certo a sconfiggere il male stesso.
Il problema non sono le crisi famigliari o di coppia o di comunitร o di parrocchia o di diocesi o di gruppo, il problema รจ come le viviamo e come le affrontiamo. Le crisi sono opportunitร di crescita. Non siamo convinti fino in fondo che il male cโรจ. Non esiste solo quando viene alla scoperta, ma quando viene fuori รจ il momento favorevole in cui lo possiamo vincere. Quando il male non viene alla scoperta, oppure quando noi siamo talmente affaccendati in tuttโaltre faccende da non accorgerci del male che emerge e del male in cui siamo immersi, non รจ il momento di gioire, come normalmente facciamo, perchรฉ le cose stanno andando bene. ร il momento di aguzzare la vista e lโudito per vedere e per ascoltare i movimenti del male in noi e fra di noi. Cosรฌ possiamo metterci nella condizione e nella posizione di poterlo vincere, non perchรฉ siamo piรน forti ma perchรฉ siamo disponibili ad assorbire il male come figli del bene. Da soli? No, col Padre nostro che รจ nei cieli che ci avvolge con il suo dono di gratuitร grazie al Figlio incarnato. Nella ricerca del bene, soprattutto di fronte al male, egli รจ con noi. Non cedere alla tentazione di dovere diventare lupi per difenderci รจ rimanere aperti alla vita che passa da Dio Madre a noi.
Ascoltare il male significa non demonizzarlo ma scorgere quelle crepe nelle quali il bene puรฒ passare. Continuare a lamentarci che non ci sono vocazioni sacerdotali e religiose, cercando di risolvere il problema convincendo altri a farsi preti e religiosi, รจ un rispondere ad un male con un male peggiore. Ascoltiamo questo โmaleโ, questa crisi, questa mancanza: sono convinto che il Padre ci stia chiedendo una chiesa diversa dove il centro non รจ piรน il prete, i parroci, vescovi e cardinali, ma dove finalmente al centro cโรจ il Popolo di Dio nel quale vi sono anche alcuni preti e religiosi. Anche le nostre preghiere al riguardo sono il piรน delle volte malvagie perchรฉ anzichรฉ ascoltare che cosa desidera il Padre in questa situazione, vogliamo tentare di recuperare posizioni chiedendo a Dio che ci faccia ritornare ai fasti, se di fasti si puรฒ parlare, passati. Grazie a Dio, Dio Madre ci ama, per questo non ci ascolta ma continua ad invitarci a vivere la crisi, lโindifferenza, la persecuzione, come tempo favorevole per riscoprire una fede nuova, non piรน lupesca ma da pecore che sono prudenti come serpenti nella semplicitร del nostro essere colombe.
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Cosรฌ, nel riconoscere che noi riceviamo gratis e a gratis siamo chiamati a donare, rimettiamo al centro della nostra esistenza la gratuitร del dono, cosa bella e silenziosa che va a toccare non i nostri bisogni troppo spesso infantili, ma il nostro desiderio di bene che alberga nel profondo del nostro essere.
Tutto ciรฒ che siamo e abbiamo รจ dono. Di dono e di grazia noi viviamo, se vogliamo essere gente viva, libera di amare. Ricevere in dono mi chiede ogni giorno di rifiutare di dare adito al mio bisogno di impadronirmi. Il dono mi richiama il Donatore. Cosรฌ in tutto quello che vivo e che ho, vivo lโamore del Cristo che si รจ fatto uomo a gratis. Cosรฌ lโamore della Madre mi raggiunge nel bene e non come Padre Padrone che combatte al mio fianco contro i miei fratelli: questa รจ una perversione dove noi usiamo Dio per i nostri porci comodi, non per la vita. Vivere i doni come doni divenendo dono รจ la vera grazia di vita che cambia la vita. Donare non รจ una cosa che debbo fare ma un modo di essere che mi permette di riconoscere quando il mio cuore รจ a corto di amore dicendomi di rallentare perchรฉ non debbo dimostrare proprio nulla a nessuno. Concludendo: la gratuitร non รจ un optional, non รจ fare lโelemosina o cosette del genere, รจ invece lโessenza della vita che o รจ gratuita o non รจ.
Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.
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Non siete voi a parlare, ma รจ lo Spirito del Padre vostro
