Commento al Vangelo del 10 Novembre 2019 – p. Roberto Mela scj

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Figli della risurrezione

Con lโ€™avvicinarsi della conclusione dellโ€™anno liturgico, le letture proposte accentuano il messaggio escatologico circa le realtร  ultime: la morte, la risurrezione, la certezza della vittoria di Cristo risorto, Signore della storia e dellโ€™universo intero, sulla morte e sul male presente in essi.

Il Secondo libro dei Maccabei
Meno noto e studiato di 1Mc, di cui non costituisce la continuazione, 2Mac รจ un libro scritto in greco, deuterocanonico, entrato cioรจ ufficialmente nel canone cattolico solo in un secondo (deuteros) momento. Difatti, vi entrรฒ solo con la IV sessione del Concilio di Trento dellโ€™8 aprile 1546, probabilmente in risposta polemica alla posizione esclusionista tenuta da Lutero nel 1545 nellโ€™introduzione alla sua traduzione di 2Mac.

2Mac non รจ accettato nel canone ebraico perchรฉ scritto in greco e posteriore al tempo di Alessandro Magno, epoca con la quale gli ebrei pensano si concluda il periodo della composizione dei libri divinamente ispirati.

Alcuni episodi comuni con 1Mac sono raccontati con contenuto e dislocazione temporale diversi (invertiti) rispetto a quelli di 1Mac. Il libro di 2Mac contiene brani di generi letterari diversi ma, dopo due lettere iniziali, esso si presenta come un riassunto o epitome dellโ€™opera di un certo Giasone in cinque volumi. Si pensa possa essere stato composto tra il 124 e il 63 a.C. da un ebreo della diaspora, proveniente forse da Alessandria dโ€™Egitto o da Antiochia di Siria.

2Mac รจ caratterizzato dal genere letterario di storia di una cittร  e del suo tempio (cf. storici locali come Sirico, che scrisse la storia del Chersoneso, o Eudemo, Mirone e Temocrito che scrissero la storia di Rodi). In esso ci sono inoltre dei documenti ufficiali e anche la narrazione di episodi di carattere leggendario, che per lungo tempo hanno nuociuto alla credibilitร  storica di 2Mac (cf. per es. 2Mac 6,18-31: il martirio di Eleazaro; 2Mac 7: il martirio dei sette fratelli e della loro madre; 2Mac 9,1-1: la descrizione dei mali che colpiscono Antioco IV Epifane; 2Mac 1,37-46: il suicidio di Razis).

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Lโ€™articolazione letteraria di 2Mac segue la datazione dei seleucidi, successori di Alessandro Magno regnanti ad Antiochia di Siria. La Giudea rimase sottomessa ai seleucidi dal 200 a.C. al 142 a.C.

I PARTE 1,1โ€“2,32. Lettere preliminari e prefazione.

1,1-9 Prima lettera degli ebrei della Giudea agli ebrei dโ€™Egitto; 1,10โ€“2,18 Seconda lettera agli ebrei dโ€™Egitto; 2,19-32 Prefazione.

II PARTE (3,1โ€“15,36).

3,1โ€“4,6 Eventi durante il regno di Seleuco IV Filopatore (187-175 a.C.); 4,7โ€“10,9 Eventi durante il regno di Antioco IV Epifane (175-164 a.C.); 10,10โ€“13,26 Eventi durante il regno di Antioco V Eupatore (164-162 a.C.); 14,1โ€“15,36 Eventi durante il regno di Demetrio I Sotere (161-150 a.C.).

EPILOGO 15,37-39.

Linee teologiche
2Mac รจ segnato dal rapporto conflittuale del giudaismo con lโ€™ellenismo. Il libro rifiuta le forme dispotiche di questโ€™ultimo quando vuole distruggere lโ€™identitร  ebraica del popolo di Israele con le sue istituzioni civili greche, il cambiamento del calendario ecc.

Le linee teologiche principali di 2Mac โ€“ notate da Maria Brutti nel suo commentario (Cinisello B. [MI] 2014) โ€“ ruotano attorno agli appellativi divini impiegati dallโ€™autore.

Il Dio di 2Mac รจ indicato come Theos e Kyrios, cioรจ come โ€œDioโ€ e โ€œSignoreโ€. Il kyrios รจ โ€œunoโ€, opera nella storia e viene riconosciuto dagli uomini come il Signore che tutto vede (ho pantepoptฤ“s kyrios). รˆ un Dio che educa gli uomini che hanno peccato anche col castigo e la sofferenza, ma lascia loro la libertร  di operare per la riconciliazione con lui.

Egli rimane sempre il Dio Signore โ€œgiusto e misericordiosoโ€ (dikaios kai eleฤ“son). Alla punizione per coloro che Dio ama sono tuttavia contrapposti, nelle parole dei martiri, il castigo e la fine dei persecutori. La โ€œclemenzaโ€ (epieikeia), prerogativa tipica dei giudici e dei legislatori, caratterizza la giustizia di Dio attraverso il senso della moderazione e della misura.

Soprattutto nei martirologi si sottolinea la certezza incrollabile nel fatto che il Dio degli ebrei รจ โ€œSignore che viveโ€ (ho zลn kyrios). ยซColui che lascia la libertร  ai martiri di scegliere la morte per mantenere la fedeltร  alla Torร , ma dร  loro la speranza della risurrezione, di una vita eterna. Per la prima volta, il destino degli uomini dopo la morte รจ segnato dalla misericordia divina, dal dono della risurrezioneยป (M. Brutti).

2Mac non testimonia una teologia sistematica della risurrezione ma propone comunque alcune linee di pensiero che affrontano e svolgono in maniera differenziata il tema della vita oltre la morte. In alcuni casi, infatti, si pensa a una risurrezione come ad un evento destinato ad accadere nel futuro; in altri casi si pensa che le preghiere conducono alla risurrezione dopo breve tempo dalla morte. La risurrezione dei martiri di 2Mac accade in cielo, dove il martire sembra ricevere un nuovo corpo. In altri racconti si intravedono la figura di Onia e di Geremia che pregano per Israele e porgono la spada a Giuda Maccabeo. Ambedue le figure compaiono in forma corporea.

Il Dio Signore รจ inoltre โ€œalleato dal cieloโ€ (apโ€™ouranou symmachos), โ€œSignore, santo di ogni santitร โ€ (hagie pantos hagiasmou kyrie), Dio โ€œonnipotente, il sovranoโ€ (ho theos pantokratลr, ho despotฤ“s).

La morte della madre e dei setti fratelli
Gli eventi accaduti durante il regno di Antioco IV Epifane (175 a.C. โ€“ novembre 164 a.C.) sono raccontati in 2Mac 4,7โ€“10,19 con questa sequenza: 4,7-50: Le lotte per lโ€™accaparramento del sommo sacerdozio da parte di Giasone e di Menelao; 5,1โ€“6,17: Oppressione, sofferenza e persecuzione โ€œreligiosaโ€ di Antioco IV a Gerusalemme; 6,18โ€“7,42: I martirologi; 8,1-36: La rivolta di Giuda Maccabeo; 9,1-29: La morte di Antico IV Epifane; 10,1-9: Purificazione e Ridedicazione del tempio.

I martirologi (6,19โ€“7,42) comprendono il racconto del martirio del vecchio Eleazaro (6,18-31) e la morte della madre e dei sette fratelli (7,1-42). Le narrazioni di 2Mac 6โ€“7 sono state probabilmente aggiunte in un secondo momento al resto del libro, a partire da una fonte diversa. I due capitoli si differenziano dal resto del libro per il diverso linguaggio: la mancanza della terminologia politica, lโ€™uso insistito dellโ€™espressione le โ€œLeggi dei padriโ€ e la persona di Antioco IV Epifane il quale, mentre la persecuzione ebbe luogo a Gerusalemme o almeno nella Giudea, risulta essere in Siria (cf. 2Mac 5,21.24; 6,1).

Demone vendicatore!
Nel racconto del martirio della madre e dei sette fratelli si sottolinea la scelta di morire anzichรฉ venir meno allโ€™osservanza delle โ€œLeggi dei padriโ€ che vietano la consumazione di carni suine. La narrazione insiste sui particolari crudeli delle torture inflitte a ognuno dei sette fratelli sotto gli occhi della madre e degli altri familiari. Membra dilaniate e mozzate, corpi straziati senza pietร .

Si esalta la morte โ€œnobileโ€ โ€“ molto apprezzata nella cultura ellenista โ€“ accettata in obbedienza alle leggi dei padri, certi โ€“ dice il primo dei fratelli messi a morte โ€“ che il Signore Dio ยซci vede dallโ€™alto e in veritร  egli ha compassione di noiยป (7,6); egli terminale sue parole citando il cantico di Mosรจ sulla compassione di Dio per i suoi servi (Dt 32,36).

Utilizzando la lingua dei padri โ€“ lโ€™ebraico e non lโ€™aramaico โ€“ il secondo fratello martirizzato taccia il persecutore col titolo di โ€œTu, o demone vendicatore/alastลrโ€ (CEI โ€œTu, o scelleratoโ€). Il termine ricorre solo in 2Mac e ยซindica uno spirito o un demone vendicatore o colui che compie azioni meritevoli di vendetta. รˆ un epiteto proprio della tragedia greca. In Eschilo, Supplici 414-415, รจ riferito a una divinitร , ยซil tremendo demone vendicatoreยป. Si trova anche in Plutarco, riferito a una categoria di demoni vendicatori (cf. Lโ€™eclissi degli oracoli 15 = 418BC). Si ritiene perciรฒ opportuno tradurre il termine come โ€œvendicatoreโ€ ma con lโ€™aggiunta di โ€œdemoneโ€ che conferisce una maggior forza di significato al termineยป (M. Brutti).

ยซPoichรฉ noi siamo morti per le sue Leggi โ€“ conclude sfinito il secondo dei fratelli โ€“ ci โ€œrisusciterร  alla risurrezione della vita eterna/eis aiลnion anabiลsin zลฤ“s anastฤ“seiโ€ยป.

Riavrรฒ queste membra
Il terzo fratello proclama โ€œcon nobiltร /gennaiลsโ€ e impressionante forza dโ€™animo di aver ricevuto dal Cielo le proprie membra (ex ouranou tauta kektฤ“mai) ma di โ€œnon curarsene/trascurarle/guardarle dallโ€™alto/hyperorลโ€ nella speranza certa di ricevere nuovamente le stesse (tauta palin elpizล komisasthai). Si sottolinea in tal modo lโ€™identitร  tra il corpo mortale e quello che sarร  ricostituito dopo la risurrezione. Centro dellโ€™affermazione รจ perรฒ la certezza che la risurrezione avrร  la funzione di rivendicazione della giustizia a favore del giusto oppresso e torturato.

In ogni caso, il dato di fede della risurrezione, collegato alla speranza, si arricchisce di contenuti nuovi: la permanenza dellโ€™identitร  corporale preservata anche dopo la morte.

Per te niente risurrezione
Il quarto fratello conferma lโ€™impossibilitร  di mettere sullo stesso piano le richieste degli uomini e quelle di Dio, ricche di promesse: รจ preferibile morire per mano degli uomini, ricevendo (prosdokan) da Dio la speranza di essere di nuovo risuscitati (palin anastฤ“sesthai). Per lโ€™oppressore non ci sarร  alcuna risurrezione. Questa รจ considerata una possibilitร  solo per i giusti.

La certezza di fede della risurrezione anche del corpo, seppur riservata per ora solo ai giusti, รจ un grande passo in avanti nella fede di Israele. รˆ impressionante che questa rivelazione venga donata da YHWH al suo popolo in un clima culturale filosofico e religioso che non era favorevole alla nozione di risurrezione e che questa riguardasse anche il corpo (benchรฉ le modalitร  di attuazione fossero misteriose anche agli stessi fedeli a YHWH). Nel pensiero greco la materia era irrisa e disprezzata; il corpo veniva considerato come la prigione dellโ€™anima: sลma-sฤ“ma. Paolo sarร  irriso su questo tema nel suo pur impressionante e forbito discorso allโ€™Areopago di Atene (cf. At 17,16-33).

Aprirรฒ le vostre tombe e rivivrete
Sostenuta dallโ€™annuncio dei profeti e dalla fede espressa nei salmi, in Israele iniziรฒ a nascere la certezza che Dio non abbandona i suoi nella morte, ma li avrebbe riportati in vita. Ez 37,13-14ss considera la risurrezione come evento nazionale che interessa lโ€™intero corpo del popolo di Dio che torna in vita dopo lโ€™esilio mortale a Babilonia: ยซโ€œRiconoscerete che io sono il Signore, quando aprirรฒ le vostre tombe e vi farรฒ uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio. Farรฒ entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farรฒ riposare nella vostra terra. Saprete che io sono il Signore. Lโ€™ho detto e lo farรฒโ€. Oracolo del Signore Dioยป.

Il libro della Sapienza, scritto nel 30 a.C. ormai alle soglie del NT, riafferma con forza la differenza di sorte finale che spetta ai giusti e ai malvagi, con il destino glorioso riservati ai giusti e la punizione ai malvagi: ยซI giusti al contrario vivono per sempre, la loro ricompensa รจ presso il Signore e di essi ha cura lโ€™Altissimo. Per questo riceveranno una magnifica corona regale, un bel diadema dalle mani del Signore, perchรฉ li proteggerร  con la destra, con il braccio farร  loro da scudoยป (Sap 5,15-16).

Gesรน riprenderร  le fila di questo discorso di fede.

Moglie e marito in questo mondo
La terza delle quattro controversie/dispute gerosolimitane registrate dallโ€™evangelista Luca (la quinta, sul comandamento grande, era giร  stata riportata in Lc 10,25-28) verte sulla risurrezione dei morti.

I sadducei che interrogano capziosamente Gesรน non vi credono. Essi appartengono allโ€™aristocrazia sacerdotale (!) da cui provengono i sommi sacerdoti e accettano come normativi solo i cinque libri del Pentateuco (la Torah). Non ammettono alcuna โ€œlegge orale /Torah she beโ€˜al pehโ€, confessata invece dai farisei con uno statuto di valore uguale alla legge scritta. Luca informa il lettore sul loro rifiuto della credenza nella risurrezione dei morti (20,27). Il libro degli Atti ricorda inoltre che non credono negli spiriti e negli angeli (At 23,8), mentre i farisei vi credono (e Paolo sfrutterร  abilmente questa divisione fra lโ€™uditorio del sinedrio).

I sadducei citano la prescrizione mosaica circa il levirato (Dt 25,5-10; cf. anche Gen 39,8-9): se una donna rimane vedova senza figli, il cognato (in latino levir) deve prenderla in sposa e suscitare dei figli al fratello defunto affinchรฉ il suo nome non vada estinto. Il figlio che nascerร  sarร  infatti considerato figlio del defunto.

I sadducei estremizzano il dato biblico, per porre in difficoltร  Gesรน o semplicemente per sondarne la ragguardevole opinione. Pongono il caso di sette fratelli morti uno dopo lโ€™altro, tutti senza lasciare figli. Chiedono dunque a Gesรน: se eventualmente ci fosse la risurrezione โ€“ realtร  a cui non credono e che intendono irridere โ€“ di chi sarร  la donna, dato che tutti e sette gli uomini lโ€™hanno avuta in moglie (รจ il caso di Sara prima di incontrare Tobia, Tb 3,8).

Giudicati degni di quel mondo
In un primo momento Gesรน dร  ragione ai sadducei contro i farisei, che tendevano a considerare il mondo dellโ€™aldilร  una semplice continuazione materiale del mondo attuale (โ€œquesto mondoโ€).

Per Gesรน ci sono due mondi, due eoni.

Nel mondo attuale, โ€œquesto mondo/eone (aiลnion toutลn)โ€ segnato dalla morte e dalla finitudine radicale dellโ€™essere umano, รจ previsto il matrimonio perchรฉ si possa far nascere dei figli che prolunghino la discendenza. Questa vince in tal modo lโ€™angoscia della morte che attanaglia โ€“ anche inconsciamente โ€“ i genitori. I figli vincono momentaneamente la morte, ma i genitori di fatto mettono al mondo figli destinati a morire a loro volta.

Per Gesรน esiste un altro mondo/eone nel quale non cโ€™รจ necessitร  di sposarsi per avere discendenza e cosรฌ vincere la morte e lโ€™angoscia che essa crea negli esseri mortali. Gesรน propone il dato di fede della risurrezione, dellโ€™esistenza di un modo diverso, definitivo, un mondo dove regna la pienezza della vita divina negli uomini resi totalmente figli di Dio.

Nel โ€œmondo/eone altroโ€ regna non la finitudine radicale, ma la vita divina in pienezza. In quel mondo/eone le persone non continuano la loro vita in una pura prosecuzione della vita vissuta sulla terra, secondo la concezione praticamente materialistica professata dai farisei. Quanti sono considerati (da Dio) degni di accedere al dono di quel mondo/eone e a quello della risurrezione, sono resi โ€œsimili agli angeli/isaggeloiโ€.

Con questa espressione Gesรน non intende precisare la qualitร  della corporeitร  che gli esseri umani possederanno o lโ€™assenza totale in essi della differenziazione sessuale. Egli vuole sottolineare che le persone non avranno piรน bisogno dellโ€™istituto matrimoniale, ma possederanno per sรฉ stesse e vedranno possedere anche dagli altri la pienezza della vita di figli di Dio che รจ propria degli angeli. Essi sono puro splendore e gloria. Sono chiamati โ€œfigli di Dioโ€ (cf. Gb 1,6; 2,1).

Simili agli angeli, figli della risurrezione
Ottenuto per dono lโ€™accesso allโ€™altro mondo/eone e alla risurrezione, gli esseri umani diventano figli di Dio in pienezza, โ€œfigli della risurrezioneโ€.

Questa espressione รจ una sottospecie del genitivo ebraico. In esso il secondo termine funge normalmente da aggettivo qualificativo (ad es. figlio dellโ€™ingiustizia = figlio totalmente ingiusto). La sottospecie del genitivo ebraico โ€œfiglio diโ€ intende alludere al fatto che la prima realtร  menzionata sarร  completamente connotata dalla qualitร  espressa col secondo termine. Gli esseri umani risorti saranno totalmente โ€œintrisiโ€, connotati dalla risurrezione, saranno risorti nella loro completezza, in tutti gli aspetti della loro identitร  (corporeitร , affettivitร , relazionalitร , capacitร  volitive ecc.). Le realtร  fisiche, spirituali, psicologiche, affettive saranno ritrovate nella loro piena veritร , non piรน delimitate o frenate dalla loro funzionalizzazione alla perpetuazione della specie umana grazie allโ€™istituto del matrimonio, in ordine a vincere lโ€™angoscia della morte.

โ€œIn cauda venenum, nella coda il velenoโ€. Respinta lโ€™irrisione sadducea circa lโ€™istituto giuridico del levirato tramite lโ€™estremizzazione del caso (sette fratelli morti uno dopo lโ€™altro) e illustrata la qualitร  completamente nuova della vita goduta nel โ€œmondo/eone altroโ€, Gesรน si concentra sul dato stesso della risurrezione negato dagli interlocutori.

Dio dei vivi
Parlando ai sadducei Gesรน deve trovare la sua dimostrazione biblica nel campo ristretto dei primi cinque libri della Torah, davvero miseri quanto ai dati piรน o meno espliciti sul tema.

Come sempre, Gesรน dร  risposte โ€œalteโ€ alle varie domande che gli vengono poste. Egli parte dalla qualitร  di YHWH rivelata al roveto ardente (Es 3,2.14).

Il Dio di Israele si rivela come un Dio che cโ€™รจ in quanto esiste per essere accanto allโ€™uomo, per amarlo e salvarlo: Il suo nome รจ โ€œEhyeh โ€˜ฤƒลกer ehyehโ€: โ€œIo sono/sarรฒ colui che sono/sarรฒ/vorrรฒ essere a favore di chi sceglierรฒ liberamente e in piena libertร  di modalitร  operativeโ€. (Si noti che YHWH non รจ il vitello dโ€™oro manipolabile una volta conosciuto completamente il suo nome: YHWH resta parzialmente elusivo nella rivelazione del suo nomeโ€ฆ!).

YHWH esiste solo per aiutare, salvare, amare il suo popolo, i suoi fedeli (e tutti gli uomini).

YHWH non ama ad tempus, nรฉ per prova, con riserve mentali. YHWH ama con la totalitร  di se stesso.

YHWH appartiene ai suoi fedeli, รจ dei suoi fedeli, di chi lo accoglie e gli dร  credito.

Il suo amore per il suo popolo e per i patriarchi Abramo, Isacco, Giacobbe (cf. Es 3,3.6.16) รจ eterno, per sempre. Non solo quando sono vivi.

Li ama ed esiste per loro anche se essi sono morti.

Figli della risurrezione
Lโ€™essenza di YHWH, il suo amore, valica con facilitร  le barriere del tempo e della morte, e si espande per sempre sui suoi figli.

Egli รจ il Dio dei vivi, non dei morti.

Tutti infatti coloro che lo hanno amato e hanno creduto in lui vivono totalmente relativi a lui (autลi zลsรฎn lo intendo come dativo di relazione).

Totalmente relativi a lui. Fin da adesso e per sempre, giร  con un piede nel โ€œmondo altroโ€.

Questo dicono, per poco che dicano, i primi cinque libri della Torah (secondo Gesรน).

A leggerli bene, i testi.

I sadducei, leggendoli male, sono โ€œin un grande errore/poly planastheโ€ (Mc 12,27).

รˆ lโ€™ultima stoccata di Gesรน, โ€œvelenosaโ€, verso i sadducei riportata nella versione parallela della controversa/disputa dal Vangelo di Marco.

In cauda venenum.

Dio รจ totalmente relativo a noi, vive per noi.

E noi viviamo tutti relativi a lui.

Risorti in radice, nellโ€™attesa della piena fioritura della vita filiale, โ€œangelicaโ€.

Figli della risurrezione.

Commento a cura di padre Roberto Mela scj

Fonte del commento: Settimana News

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