Se aveste fede quanto un granello di senapeโฆ

Durante la sua salita verso Gerusalemme Gesรน รจ interrogato, a volte invocato o pregato, a volte contestato per il suo comportamento o le sue parole. A volte Gesรน si rivolge ai discepoli che lo seguono, a volte ad alcuni farisei e scribi, a volte agli โapostoliโ, cioรจ quel gruppo ristretto di discepoli da lui resi โi Dodiciโ (Lc 6,13; 9,1) e inviati (questo il senso letterale di apรณstoloi) ad annunciare il Vangelo, quelli che saranno anche i testimoni qualificati della sua resurrezione (cf. Lc 24,48; At 1,8.21-22).
Proprio costoro, che hanno ascoltato le esigenze โdureโ proclamate da Gesรน come decisive per la sua sequela (cf. Lc 9,23-26; 14,26-27), conoscendo la propria debolezza chiedono a Gesรน, designato quale Kรฝrios, Signore della chiesa: โAumenta la nostra fede!โ. ร una preghiera rivolta al Signore, a colui che con la forza dello Spirito santo che sempre abita in lui puรฒ agire sulla fede, sullโadesione del discepolo. Questa domanda rischia perรฒ di non essere compresa nella sua reale portata, perciรฒ sarร bene riflettere sulla fiducia-adesione assolutamente necessaria per essere discepoli di Gesรน. La fede, da comprendersi in primo luogo come adesione, puรฒ essere presente solo lร dove cโรจ una relazione personale e concreta con Gesรน. La fede non รจ un concetto di ordine intellettuale, non รจ posta innanzitutto in una dottrina o in una veritร , nรฉ tanto meno in formule, nei dogmi. La fede non รจ innanzitutto un โcredere cheโ (ad esempio che Dio esista) ma รจ un atto di fiducia nel Signore. Si tratta di aderire al Signore, di legarsi a lui, di mettere fiducia in lui fino ad abbandonarsi a lui in un rapporto vitale, personalissimo. La fede รจ riconoscere che dalla parte dellโuomo cโรจ debolezza, quindi non รจ possibile avere fede-fiducia in se stessi. Proprio per questo, soprattutto sulla bocca di Gesรน, รจ frequente lโuso del verbo โcredereโ (pisteรบo) e del sostantivo โfedeโ (pรญstis) in modo assoluto, senza complementi o specificazioni:
Credi, non temere (Lc 8,50; Mc 5,36).
La tua fede ti ha salvato (Lc 7,50; 17,19; 18,42; Mc 5,34 e par.; 10,52).
Vaโ, e sia fatto secondo la tua fede (Mt 8,13).
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Donna, davvero grande รจ la tua fede! Ti sia fatto come desideri (Mt 15,28).
Credere senza complementi, avere fede senza specificazioni รจ per Gesรน determinante nel rapporto con Dio e con lui stesso.
Certo, la fede รจ un atto che si situa alla frontiera tra debolezza umana e forza che viene da Dio, forza che rende possibile proprio lโatto di fede. Si tratta di passare dallโincredulitร (apistรญa: Mc 6,6; 9,24; 16,14; Mt 13,58) alla fede, ma questo passaggio, questa โconversioneโ, richiede lโinvocazione a Dio e, in risposta, il suo dono, la sua grazia, che in realtร sono sempre prevenienti. ร infatti difficile e faticoso per ciascuno di noi rinunciare a contare su di sรฉ per decentrarsi e mettere al centro la parola del Signore a noi rivolta. Non si dimentichi che lโincredulitร o la poca fede (oligopistรญa: Mt 17,20; oligรณpistos: Mt 6,30; 8,26; 14,31; 16,8; Lc 12,28) denunciate da Gesรน contraddistinguono la situazione del discepolo (cf. Lc 24,11.41; Mc 9,19 e par.; 16,11.16), non di chi non incontra o non ascolta Gesรน. E come non stupirci di fronte al grido di Gesรน: โLa tua fede ti ha salvatoโ, emesso davanti a malati, peccatori, stranieri e pagani che, incontrandolo, gli chiedono con fede di essere da lui aiutati e salvati?
Cโรจ un episodio, descritto con particolare cura da Marco (cf. Mc 9,14-29), ma presente anche in Luca (cf. Lc 9,37-43) e Matteo (cf. Mt 17,14-18), che puรฒ aiutarci a comprendere meglio il brano che stiamo commentando. Un padre ha un figlio indemoniato e i discepoli di Gesรน non riescono a guarirlo. Scoraggiato, quando incontra Gesรน, gli dice: โSe tu puoi qualcosa, avendo compassione di noi aiutaciโ. E Gesรน, dopo aver rimproverato i discepoli, chiamandoli โgenerazione incredulaโ (come fece Mosรจ in Dt 9,6; 31,27; 32,5), gli risponde: โNon dire: โSe puoiโ, ma comprendi che tutto รจ possibile a chi credeโ. Ovvero: โSe hai fede, tutto ti รจ possibile attraverso la fede che ti salvaโ. ร come se Gesรน gli dicesse: โTi basta credere, avere fiduciaโ, cioรจ confidare che tutto รจ reso possibile da Dio per colui che crede, perchรฉ โtutto รจ possibile a Dioโ (Mc 10,27; Gen 18,14). Allora il padre risponde: โIo credo, ma tu vieni in aiuto alla mia incredulitร (apistรญa)โ. Basta offrire a Gesรน la propria incredulitร , lasciare che sia lui a vincere i nostri dubbi, sempre presenti dove cโรจ la fede allโopera. E cosรฌ Gesรน guarisce non solo il figlio, ma anche il padre, preda della sfiducia verso la vitaโฆ
Dunque, proprio perchรฉ la fede รจ credere alla potenza di Gesรน, non ha senso la domanda degli apostoli: โAumenta la nostra fedeโ. Basta infatti โ continua nel nostro brano Gesรน โ avere fede quanto un granello di senape per sradicare un gelso e trapiantarlo nel mare, per spostare le montagne (cf. Mc 11,22-23; Mt 17,20; 21,21). Gli apostoli sono consapevoli di avere una fede piccola; vorrebbero essere giganti della fede, ma Gesรน fa loro comprendere che la fede, anche piccola, se รจ reale adesione a lui, รจ sufficiente per nutrire la relazione con lui e accogliere la salvezza. ร vero, la nostra fede รจ sempre oligopistรญa, fede a breve respiro, ma basta avere in noi il seme di questa adesione alla potenza dellโamore di Dio operante in Gesรน Cristo. Credere significa alla fin fine seguire Gesรน: e quando lo si segue, si cammina dietro a lui, vacillando sovente, ma accogliendo lโazione con cui egli ci rialza e ci sostiene, affinchรฉ possiamo stare sempre lร dove lui รจ. Noi cristiani dovremmo guardare spesso il piccolo seme di senape, tenerlo nel palmo della mano, avere coscienza di quanto sia piccolo; ma dovremmo anche vederlo come seme seminato, morto sottoterra, germinato e cresciuto, fino a diventare grande come un arbusto che dร riparo agli uccelli del cielo โ immagine usata da Gesรน per descrivere il regno di Dio (cf. Mc 4,26.31-32) โ, e dunque stupirci. Cosรฌ รจ la nostra fede, piccolissima forse; ma non temiamo, perchรฉ se la fede cโรจ, รจ sufficiente, perchรฉ piรน forte di ogni nostro altro atteggiamento. La fede รจ la fede: sempre, anche se piccola, รจ adesione a una relazione, รจ obbedienza (hypakoรฉ pรญsteos: Rm 1,5); sempre, anche se รจ debole, รจ accompagnata dallโamore, e lโamore sostiene la fede, supplisce alla mancanza di fede, rinnova la fede come adesione al Signore.
La risposta di Gesรน agli apostoli prosegue poi con una parabola che li riguarda particolarmente, in quanto inviati a lavorare nel campo, nella vigna il cui padrone รจ il Signore. Gesรน li mette in guardia dal confidare in se stessi, perchรฉ questo รจ il peccato che si oppone radicalmente alla fede. ร lโatteggiamento che Gesรน condannerร nella parabola del fariseo e del pubblicano al tempio (cf. Lc 18,10-14), rivolta ad alcuni che, come il fariseo, โconfidavano in se stessi perchรฉ erano giusti (prรณs tinas toรนs pepoithรณtas ephโheautoรฎs hรณti eisรฌn dรญkaioi: Lc 18,9)โ. Questo potrebbe succedere anche agli inviati che, consapevoli di aver fatto puntualmente la volontร del Signore, vorrebbero essere riconosciuti, premiati. Ma Gesรน, con realismo, chiede loro: puรฒ forse succedere questo nel mondo, nel rapporto tra padrone e schiavo? Quando lo schiavo rientra dal lavoro, il padrone gli dirร forse: โVieni e mettiti a tavolaโ?โ. Non gli dirร piuttosto: โPrepara da mangiare, preparati a servirmi, e dopo mangerai e berrai tuโ? Dovrร forse ringraziarlo per aver svolto il suo compito? No, questo non puรฒ avvenire, e cosรฌ gli apostoli, inviati a lavorare nella vigna del Signore, quando hanno terminato il lavoro devono dire: โSiamo servi non necessari, ciรฒ che dovevamo fare lโabbiamo fattoโ.
Nella sequela di Gesรน non si rivendica nulla, non si pretendono riconoscimenti, non si attendono premi, perchรฉ neppure il compito svolto diventa garanzia o merito. Questa gratuitร del servizio deve essere visibile nella vita della chiesa, perchรฉ โun apostolo non รจ piรน grande di colui che lโha inviatoโ (Gv 13,16). Essa รจ costitutiva dellโautorevolezza dellโapostolo, di ogni inviato, che non โguarda a se stessoโ, non misura il proprio lavoro, ma obbedisce soltanto alla parola del Signore, mosso dallโamore per lui, affidando a lui e alla sua misericordia il giudizio sul proprio operato. Per chi ama basta amare e non cโรจ attesa di riconoscimento! Ciรฒ che si fa per il Signore, si fa gratuitamente e bene, per amore e nella libertร , non per conquistare un merito o per avere un premioโฆ Purtroppo oggi nella vita ecclesiale i premi, i meriti vengono dati da se stessi, a se stessi e non si aspetta qualcosa da Dio, il Signore!
p. Enzo Bianchi – Qui tutti i precedenti commenti al Vangelo della domenica
Fonte: Monastero di bose
Letture della
XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO โ ANNO C
Prima Lettura
Il giusto vivrร per la sua fede.
Dal libro del profeta Abacuc
Ab 1,2-3;2,2-4
ย
Fino a quando, Signore, implorerรฒ aiuto
e non ascolti,
a te alzerรฒ il grido: ยซViolenza!ยป
e non salvi?
Perchรฉ mi fai vedere lโiniquitร
e resti spettatore dellโoppressione?
Ho davanti a me rapina e violenza
e ci sono liti e si muovono contese.
ย
Il Signore rispose e mi disse:
ยซScrivi la visione
e incidila bene sulle tavolette,
perchรฉ la si legga speditamente.
ร una visione che attesta un termine,
parla di una scadenza e non mentisce;
se indugia, attendila,
perchรฉ certo verrร e non tarderร .
Ecco, soccombe colui che non ha lโanimo retto,
mentre il giusto vivrร per la sua fedeยป.
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 94 (95)
R. Ascoltate oggi la voce del Signore.
Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia. R.
ย
Entrate: prostrร ti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
ร lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce. R.
ย
Se ascoltaste oggi la sua voce!
ยซNon indurite il cuore come a Merรฌba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opereยป. R.
Seconda Lettura
Non vergognarti di dare testimonianza al Signore nostro.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timรฒteo
2 Tm 1,6-8.13-14
ย
Figlio mio, ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che รจ in te mediante lโimposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di caritร e di prudenza.
ย
Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, nรฉ di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo.
ย
Prendi come modello i sani insegnamenti che hai udito da me con la fede e lโamore, che sono in Cristo Gesรน. Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti รจ stato affidato.
Parola di Dio
Vangelo
Se aveste fede!
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 17, 5-10
ย
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: ยซAccresci in noi la fede!ยป.
ย
Il Signore rispose: ยซSe aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: โSrร dicati e vai a piantarti nel mareโ, ed esso vi obbedirebbe.
ย
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirร , quando rientra dal campo: โVieni subito e mettiti a tavolaโ? Non gli dirร piuttosto: โPrepara da mangiare, strรญngiti le vesti ai fianchi e sรฉrvimi, finchรฉ avrรฒ mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tuโ? Avrร forse gratitudine verso quel servo, perchรฉ ha eseguito gli ordini ricevuti?
ย
Cosรฌ anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi รจ stato ordinato, dite: โSiamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fareโยป.
Parola del Signore
