Fabio Quadrini – Commento al Vangelo di domenica 29 Settembre 2019

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Precipitate le prime piogge autunnali, e con esse le temperature, la chiesa si va ripopolando: si torna al ritmo invernale, che prevede la domenica di andare (sempre senza esagerare!) alla messa: โ€œAdelante, Pedro, con juicioโ€.

Durante la celebrazione liturgica, รจ molto interessante osservare come lโ€™Eucaristia sia lo โ€œSpezzareโ€ (il Pane) per antonomasia, ma anche lโ€™omelia sia essa stessa uno โ€œspezzareโ€ (la Parola di Dio); ed รจ molto singolare notare come il โ€œPane Spezzatoโ€, pur se assorbito mediante un processo biologico, sia nutrimento per lโ€™anima, mentre la โ€œParola spezzataโ€, pur se catturata dalle facoltร  spirituali, sia strumento per regolare le azioni concrete.
Ecco allora lโ€™importanza di accostarsi con devozione sia al Pane che alla Parola: la devozione sia โ€œdignitร โ€ dinanzi al Pane (cfr. 1Cor 11, 27); la devozione sia โ€œfranchezzaโ€ dinanzi alla Parola (cfr. Ef. 6, 17-19).

Riservandoci di approfondire il โ€œPane Spezzatoโ€ quando il Signore vorrร  (anche se il tema lโ€™abbiamo giร  sfiorato in passato), in merito allo โ€œspezzare la Parolaโ€ cโ€™รจ da considerare che non รจ mai un atto โ€œfinitoโ€, poichรฉ la Scrittura, che รจ โ€œbellezza cosรฌ anticaโ€, รจ sempre nuova e non smette mai di generare. La Parola di Dio ha una potenza cosรฌ detonante, che non possono bastare dieci minuti di predica, o dieci righe di analisi esegetica.
รˆ missione del sacerdote, al di lร  del โ€œcompitinoโ€ omiletico, rendersi sempre disponibile per qualsiasi dubbio o chiarimento, ma รจ dovere del fedele avere la buona volontร  di scrutare la Parola di Dio e di approfondirla al di fuori del portone della chiesa: la non disponibilitร  del sacerdote porta il fedele allo smarrimento e alla vulnerabilitร , ma la non volontร  del fedele (anche il sacerdote lo รจ) porta allโ€™ariditร  e allโ€™arbitrarietร .

Il Paraclito (cfr. v. 25) assista lo scrivente ed il lettore, affinchรฉ non venga mai a mancare loro la โ€œparresรฌaโ€ nella ricerca incessante del senso della Parola di Dio.

La pericope odierna รจ un passo molto conosciuto, ed offre una molteplicitร  di spunti.
Prima di cogliere la parola oggetto della nostra consueta riflessione, proviamo a suggerire alcune briciole da cui il lettore puรฒ fare gemmare personali approfondimenti e meditazioni.
In primo luogo, piace allo scrivente osservare un piccolissimo esempio di come i quattro Vangeli suonino unโ€™unica sinfonia, addirittura in episodi apparentemente non in sinossi: lo โ€œsfamarsi con quello che cadeva dalla tavolaโ€ e il riferimento ai โ€œcaniโ€ (v. 21), non rimandano armonicamente allโ€™episodio di Matteo 15, 26-27 e di Marco 7, 27-28 (la donna che aveva la figlia tormentata da un demonio nella regione di Tiro)? E la presenza ripetuta del nome โ€œLazzaroโ€ (vv. 20, 23, 24, 25, 27), assieme al โ€œnon saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai mortiโ€ (v. 31), non sono in armonia con il capitolo 11 di Giovanni?
In secondo luogo, sarebbe degno di essere lungamente meditato il nome โ€œLazzaroโ€. In greco il sostantivo โ€œlร zarosโ€ significa โ€œspoglia_mortale/mortoโ€. Inoltre il โ€œLazzaroโ€ di questa parabola รจ lโ€™unico che tra tutti i racconti di Gesรน ha nome proprio. Nelle narrazioni emblematiche di nostro Signore, non essendoci protagonisti nominati, uno dei compiti del lettore/ascoltatore spesso รจ quello di inserire il proprio nome, dopo aver definito il soggetto che rappresenta il proprio ricalco: ma al cospetto di questa parabola, รจ forse idea del Signore che ogni ascoltatore/lettore puรฒ identificarsi solo e soltanto con lโ€™ โ€œuomo riccoโ€?

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In terzo luogo, la parabola del โ€œRicco epuloneโ€, la quinta consecutiva (la prossima sarร  soltanto allโ€™inizio del capitolo 18 [escludendo un breve racconto paradigmatico in Lc 17, 7-10]) sembra richiamare sottilmente tutte le precedenti quattro, con velati riferimenti che si scovano solamente in trasparenza.
1 โ€“ Richiamo alla โ€œPecora smarritaโ€. Il versetto 20 recita: โ€œUn povero, di nome Lazzaro, stava alla sua portaโ€. Il sostantivo โ€œportaโ€ in greco รจ โ€œpulรฒnaโ€ che in sรฉ ha la radice โ€œpelโ€ che significa โ€œessere_appresso/aver_curaโ€, ma anche โ€œpascolareโ€.
2 โ€“ Richiamo alla โ€œMoneta smarritaโ€. Il versetto 21 recita: โ€œbramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavolaโ€. Il sostantivo โ€œtavolaโ€ in greco รจ โ€œtrapรจzesโ€ che vale โ€œtavola/mensaโ€, ma anche โ€œbanco_dei_cambiavalute (banca)โ€.
3 โ€“ Richiamo al โ€œPadre misericordiosoโ€. I versetti 20, 23, 24, 25, 27 citano il nome โ€œLazzaroโ€ che, come visto sopra, allude esplicitamente alla morte (argomento giร  trattato); ma anche interessante รจ il versetto 21 nel quale viene usato il verbo โ€œsfamarsiโ€, che nel greco originale โ€œkhortasthรจnaiโ€ รจ identico a quellโ€™ โ€œavrebbe voluto saziarsiโ€ del figlio piรน giovane.
4 โ€“ Richiamo allโ€™ โ€œAmministratore disonestoโ€. Il versetto 19 recita: โ€œCโ€™era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchettiโ€. Lโ€™ โ€œuomo riccoโ€ (ร nthropos ploรนsios) รจ lo stesso in ambo le parabole, e quel โ€œsi davaโ€ in greco รจ โ€œeufrainรฒmenosโ€ che in sรฉ ha la radice โ€œfrรจnโ€ (argomento giร  trattato).
In quarto luogo, in virtรน del fatto che in merito alle parabole del โ€œPadre misericordiosoโ€ e dellโ€™ โ€œAmministratore disonestoโ€ abbiamo dato loro la definizione di โ€œaperteโ€, in quanto il finale non ci รจ dato, non potrebbe essere proprio il racconto escatologico odierno quella โ€œchiusaโ€ che manca?

In quinto luogo, sarebbe opportuno fare una riflessione circa i โ€œnovissimiโ€ e, almeno personalmente, lo scrivente gradirebbe che le omelie dei cari sacerdoti tornassero ad affrontare con vigoria tale argomento. โ€œMorte_Giudizio_Inferno_Paradisoโ€ molto spesso vengono privati della compagnia dei due fratelli centrali, e ciรฒ avviene non di rado negli atrii ecclesiastici: eppure nel passo odierno del Vangelo, Gesรน non omette ciรฒ che certi pulpiti defalcano.
E di spunti come questi ce ne sarebbero a iosaโ€ฆ
Fermarsi a questi cinque รจ necessario allo scrivente per non impazzire.
Per quanto ci riguarda, vorremmo rimanere in scia dellโ€™ultima sollecitazione appena proposta (il โ€œquinto luogoโ€) e raccogliere una parola che nella lettura, ovvero nellโ€™ascolto, potrebbe passare inosservata poichรฉ apparentemente troppo scontata: TORMENTI.

gerusalemme_valle_sepolcri_cerdon_giosafat_geenna
Gerusalemme: veduta delle valli del Cedron (Giosafat) e Geenna

Essa nella traduzione in italiano รจ ripetuta tre volte (sempre usando il sostantivo), ma ai versetti 23 (plurale) e 28 (singolare) il greco originale usa il nome โ€œbร sanosโ€, mentre al versetto 25 adopera il verbo โ€œodunร oโ€ (anche usato nel versetto 24, tuttavia lโ€™italiano non traduce โ€œtormento/tormentareโ€, ma โ€œsoffro terribilmenteโ€).
Proviamo a dare uno sguardo ad entrambi i termini.
Il verbo โ€œodunร oโ€ (soffrire_dolore) รจ connesso al sostantivo โ€œodรนneโ€ (dolore/affanno) che ha in sรฉ la radice โ€œรจdoโ€ la quale intende โ€œmangiareโ€. Giusto รจ il dubbio istintivo del lettore (che cโ€™entra โ€œmangiareโ€ con โ€œdoloreโ€?), ma il frequentatore โ€œfedele (di questa nostra rubrica)โ€ sa giร  che basta porre bene attenzione al percorso di senso, per comprendere un apparente sconnessione lessicale. Il โ€œmangiareโ€ non si concreta forse in un atto di โ€œcorrosione/erosioneโ€? E non รจ un modo di dire (non solo un modo di direโ€ฆ): โ€œil dolore divoraโ€?
Inoltre il sostantivo โ€œodรนneโ€ รจ strettamente connesso ad una espressione latina: โ€œcurae edacesโ€ ovvero โ€œpensieri divoratori/logoratoriโ€.

(Curioso che dalle radici linguistiche appena citate derivi il nome โ€œaccidiaโ€. Non รจ, infatti, lโ€™accidioso un โ€œtras-curatoโ€, ma anche, a detta di gergo, un โ€œrosiconeโ€?)

Passando al secondo termine, il sostantivo โ€œbร sanosโ€ come primo significato ha โ€œesame/provaโ€, ma il senso proprio รจ โ€œricerca_(della_prova)_con_la_torturaโ€.
Anche in questo secondo caso cโ€™รจ una connessione con unโ€™altra espressione latina: โ€œlapis lydiusโ€ ovvero โ€œpietra di paragoneโ€, con cui si intende โ€œmetro_di_giudizio/termine_di_confrontoโ€. E proprio da โ€œbร sanosโ€ deriva โ€œbasaniteโ€ ovvero un basalto porfirico usato come โ€œpietra di paragoneโ€ per stimare la purezza dei minerali.

(Curioso che la basanite sia โ€œporfiricaโ€ cosรฌ come, al versetto 19, i vestiti โ€œdi porporaโ€ [in greco โ€œporfรนranโ€] del ricco epulone).

Date queste premesse, al cospetto del Vangelo di questa domenica possiamo dedurre quanto segue.
Lโ€™inferno esiste: Parola di Dio! (v. 23)
Stare negli inferi รจ tormento: Parola di Dio! (vv. 23, 25, 28 e [implicito] 24)
Il tormento infernale addenta con due fauci: essere โ€œcostretti_con_la_tortura _a_dare_provaโ€ (bร sanos) che Dio esiste (poichรฉ il โ€œseno di Abramoโ€ [v. 22] sarร  allora manifesto), e tale ammissione รจ โ€œcorrodersi (odunร o) in una ustione (en tรจ flogรฌ, v. 24)โ€.
In eterno!

(Molto interessante รจ la parola โ€œkhร smaโ€ (v. 26) che viene tradotta con โ€œabissoโ€: il senso proprio di questo sostantivo tuttavia รจ โ€œstare_a_bocca_spalancataโ€ ma anche โ€œsbadigliare/vomitareโ€. Ma, non รจ vero che il dolore/affanno fa spalancare la bocca? Non รจ vero che il mangiare/divorare lo si fa a bocca spalancata? Non รจ vero che lโ€™accidioso sbadiglia? Non รจ vero che confessare una prova sotto tortura รจ come vomitarla? Straordinario, inoltre, sarebbe sviluppare un raffronto tra il โ€œgrande khร smaโ€ in cui รจ precipitato lโ€™ โ€œuomo riccoโ€, contrapposto al โ€œkรฒlpos di Abramoโ€ [โ€œsenoโ€, ma anche โ€œutero/grembo/ventreโ€] in cui fu portato Lazzaro, ma lo lasciamo assieme alla molteplicitร  dei vari spunti suggeriti)

Immagina lo scrivente, infine, che nella mente del lettore sia giร  balenato quellโ€™episodio in cui, intrappolato nel ghiaccio (non รจ forse vero che il ghiaccio ustiona?), con disperato dolore, un dannato fu costretto a rispondere, sollevando la bocca da un cranio eroso.
Fu sola poesia, pur se di sommo poeta?
Sia gradita ad ogni lettore la propria risposta.
Allo scrivente piace pensare, che se a detta dellโ€™intellighenzia quel bigotto di un cattolico altro non รจ che un โ€œmedievaleโ€, quanto manca alla sua bocca per giungere alla conclusione che Gesรน si sia ispirato a Dante?

Fonte

A cura di Fabio Quadrini che cura, insieme a sua moglie, anche la rubrica ALLA SCOPERTA DELLA SINDONE: https://unaminoranzacreativa.wordpress.com/category/sindone/

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