Pentecoste
Lo Spirito che rinnova il creato

La creazione come lingua comune
Nei secoli il rapporto dellโuomo con la creazione รจ stato un potente fattore di unitร e comunione per tutta lโumanitร : la lingua comune, persa a Babele, si ritrovava almeno nelle grandi percezioni cosmiche. Giorno e notte, sole e luna, mare, vento, cibo, stagioniโฆ tutti i popoli vivevano le stesse esperienze fondamentali, si confrontavano con le stesse realtร e difficoltร .
Oggi uno degli aspetti della perturbazione nei rapporti tra uomo e uomo e uomo e creato รจ proprio nellโeliminazione di questo sfondo comune. Lโumanitร si divide tra chi puรฒ riscaldarsi dโinverno e rinfrescarsi dโestate, con i mezzi della tecnologia, e chi non puรฒ; tra i popoli e i gruppi che hanno ampio accesso alle risorse (acqua potabile, aria, terreni edificabili) e quelli che ne sono privi. Nelle cittร e nelle nazioni si creano ambienti artificiali ideali, dotati di ogni confort, a cui corrispondono altrove ambienti degradati, inquinati, adatti solo a una vita stentata.
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Lo Spirito della Pentecoste invita tutti a riscoprire la โlingua comuneโ della creazione, con le sue leggi e il suo equilibrio, che non puรฒ essere sfruttato dai pochi a scapito dei molti.
La creazione come fattore di diversitร
Riascoltare la voce dello Spirito creatore, che annuncia โle grandi opere di Dioโ (Atti 2,11) potrร significare anche riscoprire il valore delle differenze. Nei secoli il rapporto dellโumanitร con la creazione รจ stato fonte di una grande varietร e differenziazione dei popoli e delle culture. ร di moda il termine โbiodiversitร โ: esso esprime la varietร sorprendente che le creature assumono in relazione al loro ambiente. Leggendo per intero il salmo 103 vediamo come una simile contemplazione possa facilmente diventare preghiera.
Nei nostri tempi lโazione dellโuomo tende ad appiattire e livellare la diversitร degli ambienti naturali. dove era una foresta, con migliaia di specie animali e vegetali, si stabilisce una piantagione, una monocultura. Dove era una prateria, sorge la periferia di una cittร . Dove prima era la differenza, regnano livellamento e appiattimento: anche a livello umano. Sparisce la differenza delle culture, dei popoli, delle loro tradizioni, subentra una sorta di sub-cultura unica, in cui il guadagno e il consumo tendono ad essere i principali fattori di aggregazione e riferimento.
Lo Spirito della Pentecoste invita tutti a riscoprire la feconditร delle differenze, sia tornando a contemplare la varietร del creato, sia tornando a relazionarsi e dialogare con la diversitร delle culture, valorizzate soprattutto nei loro aspetti spirituali ed autenticamente umani.
Figli e fratelli
Sembra che il discorso sulla creazione ci abbia fatto deviare dal nucleo proprio della Pentecoste: invece ci riporta esattamente al centro. Chi puรฒ guardare al Creato con occhi semplici e riconoscenti, con uno sguardo di fanciullo, che scopre la bontร di Dio, creatore e provvidente, puรฒ riconoscere facilmente la paternitร di Dio, anchโessa dono dello Spirito. La lettera ai Romani, al capitolo 8, mostra come dallo Spirito proceda la preghiera inesprimibile: โAbbร , Padre!โ (Rm 8,15). E se la leggiamo oltre i limiti della pericope liturgica, troviamo il quadro grandioso di โtutta insieme la creazioneโ che โgeme e soffre le doglie del parto fino ad oggiโ (Rm 8,22).
Anche il brano evangelico insiste sulla profonda unione tra il discepolo, il Figlio e il Padre, realizzata nello Spirito: โil Padre mio lo amerร , e noi verremo a lui, e prenderemo dimora presso di lui (Gv 14,23)โ. Non si tratta di un misticismo disincarnato: subito dopo si aggiunge โchi non mi ama, non osserva le mie paroleโ (Gv 14,24). Lโamore si incarna in una esistenza profondamente unificata.
Lo Spirito di comunione non permette separazioni e fratture: se ci si riconosce come Figli di Dio, ci si riconosce fratelli, legati da un destino comune, inseriti nella medesima creazione, incamminati verso la stessa partecipazione alla gloria.
