Commento al Vangelo del 26 Maggio 2019 – p. Roberto Mela scj

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Lo Spirito, memoria sovversiva

Circoncisione e fede

Nellโ€™anno 49 (o 48) la Chiesa primitiva visse una svolta fondamentale. Alcuni giudei convertiti, scesi da Gerusalemme ad Antiochia di Siria, pretendevano che i fratelli etnico-cristiani lรฌ residenti si facessero circoncidere per ottenere la salvezza (At 15,1). Sorse una grande discussione e una delegazione fu inviata a Gerusalemme, dove si tenne lโ€™Assemblea di Gerusalemme o il Primo concilio di Gerusalemme.

Parlarono in molte persone, fra le quali soprattutto Pietro e Giacomo, il fratello del Signore. Pietro affermรฒ che Dio non aveva fatto alcuna discriminazione fra i giudeo-cristiani e gli etnico-cristiani, purificando il cuore di questi ultimi con la fede (At 15,9). Si รจ giustificati per fede e non per la circoncisione.

Il resto della discussione si allargรฒ dal problema della circoncisione imposta agli etnico-cristiani alle regole minimali da richiedere loro per una serena convivenza fraterna e la possibilitร  di condividere, oltre alla mensa eucaristica, anche la mensa della vita quotidiana.

La problematica raccontata in At 15 da Luca corrisponde al resoconto di Paolo in Gal 2,1-14. Le due prospettive sono perรฒ molto diverse. Paolo ha un punto di vista argomentativo-polemico, Luca (At 15) uno narrativo-consensuale.

Paolo riporta la non imposizione della circoncisione, la divisione dei campi di missione con lโ€™approvazione dellโ€™operato evangelizzatore di Paolo e la raccomandazione a lui fatta di ricordarsi dei poveri. Paolo non menziona perรฒ alcun decreto apostolico che imponesse regole alimentari particolari.

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Qualcosa devโ€™essere stato comunque emanato a Gerusalemme. Paolo non lo ricorda nelle sue lettere, anche se nella sostanza delle sue esortazioni e dei suoi comportamenti egli raccomando sempre una convivenza rispettosa fra le due componenti del corpo ecclesiale (cf. 1Cor 8 -10 gli idolotiti; Rm 14,1โ€“15,13 i โ€œdeboliโ€ e i โ€œfortiโ€ della comunitร  di Roma quanto ai cibi).

Qualche tempo dopo lโ€™assemblea di Gerusalemme, in base a questo decreto Pietro, in visita ad Antiochia, si ritirรฒ dalla commensalitร  con gli etnico-cristonai โ€“ coinvolgendo anche Barnaba โ€“, provocando la fortissima irritazione di Paolo che lo affrontรฒ a muso duro (incidente di Antiochia e seguito, Gal 2,11-14).

Decreto apostolico

Luca, che con ogni probabilitร  conosce Paolo attraverso la mediazione delle sue grandi opere missionarie ma non conosce le lettere paoline, venuto a conoscenza del prolungamento del concilio apostolico, ha inserito le misure prese con il decreto nel suo resoconto dei fatti, collegando strettamente due eventi che probabilmente, pur originando entrambi da Gerusalemme, sono eventi distinti e separati nel tempo.

Il decreto apostolico non accenna al problema della circoncisione o della fede per avere la salvezza. Rispetto a questo problema iniziale, il decreto opera due slittamenti. Da un piano soteriologico passa a un livello etico. Il secondo slittamento fa sรฌ che si passi dai diritti degli etnico-cristiani a quelli dei giudeo-cristiani.

Il discorso di Pietro, e di Giacomo, preservano gli etnico-cristiani dal dover assumere il โ€œgiogo/peso/barosโ€ della legge mosaica (cf. At 15,10.19), mentre le quattro astinenze indicate nel decreto preservano anche, in senso inverso, i giudeo-cristiani da una potenziale contaminazione da parte degli etnico-cristiani.

Il decreto si sofferma solo sulle linee di risoluzione di un conflitto di convivenza ecclesiale dovuto a problematiche alimentari. Non si propone certo la Torah come elemento necessario per la salvezza, ma si richiede agli etnico-cristiani lโ€™osservanza di quattro elementi di delicatezza nei confronti dei giudeo-cristiani.

Le richieste del decreto non si pongono a livello soteriologico, non toccano cioรจ il piano dellโ€™accesso alla salvezza o al suo mantenimento. Si pongono invece a livello etico, teso a garantire la possibilitร  di vivere insieme. Prescrivono le norme di vita comune fra giudeo-cristiani ed etnico-cristiani. Non si tratta solo di permettere la convivialitร  (bisognerebbe aggiungervi delle prescrizioni sulla kasherut), ma piรน fondamentalmente di garantire un vivere insieme.

Il decreto ยซenuncia i tabรน da rispettare per preservare la puritร  che Dio ha accordato per grazia ai non giudei (15,9). โ€œรˆ importante conformarsi nel quotidiano a questa nuova prossimitร  con il Dio di Israele e al nuovo statuto che conferisce lโ€™elezione e, di conseguenza, astenersi da tutte le impuritร  che non corrispondono a questa relazione con Dioโ€ยป (Marguerat, che seguiamo in queste note, cita qui un testo di Rost).

Astensione

Nel decreto apostolico gli etnico-cristiani sono chiamati ad astenersi da quattro elementi, citati con leggeri spostamenti, ininfluenti, rispetto a quelli proposti da Giacomo nel suo intervento (cf. At 15,19-20).

Le โ€œcarni offerte agli idoliโ€ (cf. la discussione e le indicazioni di Paolo in 1Cor 8โ€“10) porterebbero โ€œcontaminazioneโ€ (At 15,20). Daniele rifiuta di contaminarsi accettando i cibi preparati dal re (cf. Dn 1,8). La frequentazione degli idoli costituiva per la fede ebraica il peccato capitale (cf. At 7, 41-43). Didachรจ 6,3 โ€“ uno scritto siriano del 120 d.C. โ€“ si esprime cosรฌ: ยซPer gli alimenti, assumi ciรฒ che potrai, ma astieniti risolutamente dalle carni offerte agli idoli, perchรฉ รจ un culto di dรจi mortiยป.

Astenersi โ€œdal sangueโ€ รจ un comando costante nella pratica ebraica (Lv 3,17; 7,26-27; 17,10-14; Dt 12,16.23). Il sangue rappresenta la vita e appartiene al creatore (cf. Gen 9,4). Mosรจ ยซci ha assolutamente vietato la consumazione del sangue, perchรฉ riteneva che il sangue contiene vita e respiroยป, ricorda lo storico ebreo Flavio Giuseppe (Antichitร  III,260). Forse si allude allโ€™abitudine dei sacerdoti pagani di bere il sangue degli animali sacrificati.

Con la prescrizione circa โ€œgli animali soffocatiโ€ si allude alla norma dei riti giudaici sulla macellazione, che richiedono lo sgozzamento rituale dellโ€™animale per svuotarlo completamente del suo sangue (verbo ลกแธฅแนญ, cf. Es 12,6; Lv 4,4.15; 14,5.6.50.51). In 1Sam 14,31-35 si racconta, invece, il peccato rituale del popolo contro YHWH (v. 33) nel momento in cui mangia la preda strappata ai filistei dopo la vittoria, macellandola per terra e mangiandola con il sangue (vv. 32.34); il re Saul cerca di porvi rimedio con un sacrificio corretto degli animali depredati offerto sul suo primo altare edificato a YHWH.

Il decreto apostolico intima, infine, di astenersi dalla porneia: si tratta dellโ€™impuritร , della dissolutezza, dellโ€™immoralitร  sessuale. Con questo termine nella Bibbia si indica il vasto campo di tutte le relazioni sessuali illegittime: relazioni fuori del matrimonio (Tb 4,12; Sir 23,23), matrimoni vietati a certi gradi di parentela (Lv 18,6-23), prostituzione (Gen 38,15-22; Gdc 11,1; Os 1,2; 2,2-4; 4,12; Ez 16,30). Dal momento che le immagini sessuali sono state impiegate dai profeti come metafora della fedeltร  allโ€™alleanza con YHWH, la porneia indica anche lโ€™idolatria, considerata come una prostituzione agli dรจi stranieri (Os 5,4; 6,11; Ez 16,15-46; 23,7-35; Ger 3,6-8; 1Cor 10,8; Ap 2,14.20). La dissolutezza sessuale รจ bollata negativamente in numerosi โ€œcataloghi di vizi/Lasterkatalogโ€ ed รจ una presenza costante nella parenesi del NT (1Cor 6,18; 7,2; 2Cor 12,21; Gal 5,19; Ef 5,3; Col 3,5; 1Ts 4,3; Eb 13,4).

Noi e lo Spirito

Il decreto apostolico taccia i giudeo-cristiani scesi ad Antiochia come persone che, senza alcun incarico ufficiale dalla Chiesa madre di Gerusalemme, hanno turbato e sconvolto gli animi degli etnico-cristiani antiocheni. Definisce Paolo e Barnaba, con ciรฒ approvandoli e difendendoli implicitamente, come ยซcarissimi, uomini che hanno rischiato la loro vita per il nome del Signore Gesรน Cristoยป, e li invia insieme ai gerosolimitani Giuda e Sila a leggere, commentare e spiegare a voce il contenuto della lettera apostolica.

Le decisioni prese nellโ€™assemblea di Gerusalemme sono attribuite allโ€™autoritร  degli apostoli (โ€œnoiโ€) e allo Spirito Santo. La strana sequenza non intende mortificare e sequestrare โ€œapostolicamenteโ€ ed โ€œecclesiasticamenteโ€ la potenza e la libertร  dello Spirito, ma indicare che tutte le decisioni apostoliche sono compiute come mediazioni attuate su indicazione e impulso dello Spirito, senza alcun arbitrio da parte dellโ€™istituzione apostolica. Certo, si riconosce che le astinenze indicate e intimate sono un โ€œpeso/barosโ€ (v. 28), ma esse sono il minimo indispensabile (โ€œil necessario/epanagkesโ€) per poter vivere insieme nel corpo vasto della Chiesa. La posizione presa รจ liberale โ€“ si sottintende โ€“ e avrebbe potuto esser ben piรน severa. ยซImplicitamente, รจ respinta la posizione radicale che decreta la necessitร  per la salvezza della circoncisione e del rituale mosaico (15,5)ยป (Marguerat).

Lโ€™assemblea di Gerusalemme del 49 fu una svolta epocale per la Chiesa. Radicata nel popolo dellโ€™elezione permanente, essa si aprรฌ a tutte le nazioni, non rimanendo rinchiusa in una possibile deriva settaria allโ€™interno del variegato mondo giudaico. Insieme a ciรฒ che viene raccontato in At 10,9-15 (Pietro e la tovaglia calata dal cielo) e alle indicazioni precise di Gesรน contenute in Mc 7,1-23 (cf. il commento marciano in 7,19b: ยซCosรฌ rendeva puri tutti gli alimentiยป), ma evidentemente non ancora assimilate dalla Chiesa, le norme del decreto apostolico permisero una giusta libertร  agli etnico-cristiani nel rispetto perรฒ delle tradizioni legittime dei giudeo-cristiani.

Lโ€™evoluzione verso una Chiesa composta a stragrande maggioranza di etnico-cristiani portรฒ a una totale relativizzazione del norme alimentari (non dellโ€™idolatria). Questo non autorizza i cristiani a dimenticare o, peggio, a disprezzare le proprie radici ebraiche, permanenti e incancellabili.

Dimora

Il congedo di Gesรน riportato nel vangelo di Giovanni (13,1โ€“17,26) trova in 14,25-31 la fine del primo discorso di addio (14,1-31). Nei suoi discorsi di addio, Gesรน menzionerร  cinque volte lo Spirito, parlando di lui e della sua missione e promettendone lโ€™invio (14,16.26; 15,26; 16,8.13).

Nel brano letto nellโ€™odierna liturgia Gesรน parte dalla costatazione che chi lo ama โ€œconserva/osserva/tฤ“rฤ“seiโ€ la sua parola. รˆ una questione di corresponsione a un amore che ci precede, quello dellโ€™amore di Gesรน per i suoi discepoli. La risposta รจ la custodia amorosa e concreta, che comprende il trattenere gelosamente il tesoro della sua parola (lo ลกฤmar ebraico) e la messa in pratica (lo โ€˜ฤล›ฤh ebraico) come espressione di corrispondenza cordiale a ciรฒ che รจ ritenuta parola di vita, fonte di gioia e di pace. Chi la custodisce (e compie) diventerร  lโ€™abitazione del Padre e del Figlio, della Parola e di Colui che lโ€™ha inviata nel mondo a rivelare il suo volto (cf. Gv 1,1.14.18). Lโ€™abitazione del credente diventa la nuova โ€œdimora/monฤ“โ€ di Dio, in precedenza creduta essere nel tempio. Il Padre e il Figlio dimorano in chi custodisce e dimora nella Parola.

Il Paraclito

Nel suo discorso Gesรน si pone quasi in un tempo fra i tempi, come se giร  si fosse allontanato dai suoi e parlasse dal suo luogo definitivo.

Mentre era con loro fisicamente, aveva sempre annunciato il Padre e le realtร  ricordate nel discorso di addio. In 14,15 aveva rivelato di aver chiesto al Padre un altro Paraclito, un difensore e avvocato che proteggesse i discepoli nella loro testimonianza contrastata nel mondo. Uno Spirito Paraclito che avrebbe interiorizzato in loro la rivelazione del Padre (lo โ€œSpirito di veritร โ€).

Ora Gesรน rivela che lo Spirito che il Padre invierร  โ€œpassandoโ€ per lโ€™unitร  di volontร  e di amore costituita dalla persona del Figlio (ยซnel mio nomeยป) sarร  il Paraclito. Questa volta non un โ€œaltro Paraclitoโ€ rispetto a Gesรน, ma il vero avvocato difensore dei discepoli. รˆ una Persona (โ€œEgli/ekeinosโ€, pronome personale maschile), non uno Spirito generico (pneuma in greco รจ di genere neutro; ci si sarebbe aspettati quindi ekeino).

La funzione di assistenza e di difesa dei discepoli attuata dallo Spirito consisterร  nellโ€™โ€œinsegnareโ€ e nel โ€œricordareโ€ loro le parole dette in precedenza da Gesรน. Non dirร  altre parole, non aggiungerร  rivelazioni ulteriori rispetto a quella compiuta da lui. Lo Spirito insegnerร  ai discepoli la profonditร  di senso delle parole di Gesรน, attualizzandole e rapportandole alle piรน varie situazioni vissute in quel momento dai discepoli, in modo da poterle โ€œinterpretareโ€ e vivere con coraggio e fedeltร  alla luce della parola originaria, unica e completa, costituita dal Verbo incarnato. Una memoria โ€œsovversivaโ€ di eventuali situazioni o proposte antievangeliche.

Pace e gioia

Gesรน annuncia il dono della gioia tipicamente โ€œsuaโ€, differente da quella superficiale e banale offerta dallโ€™insieme delle forze opposte a lui (โ€œmondoโ€), spacciata attraverso consumo di beni, godimento piรน o meno sfrenato delle realtร  creaturali e delle persone, dominio e potere esercitato nel campo della politica, della finanza e della sessualitร .

La pace โ€œdonata/didลmiโ€, โ€œconsegnata/aphiฤ“miโ€ da Gesรน, si trasmette col dono generoso della propria vita sulla croce, non con il possesso e lo sfruttamento di cose o persone. La pace donata da Gesรน, menzionata qui, sembra essere il frutto dellโ€™inabitazione del Padre e del Figlio nel discepoli e dellโ€™attivitร  testimoniale e protettiva dello Spirito Paraclito. รˆ la gioia donata da Gesรน, ma proveniente dallโ€™inabitazione della Trinitร  nel credente. Pace insondabile, inesauribile, non catturabile e sequestrabile dalle โ€œpiccole gioieโ€.

Gesรน annuncia la sua partenza e ricorda che la gioia dei credenti dovrebbe essere grande perchรฉ egli raggiunge la pienezza della sua vita di Inviato del Padre e del dono della propria vita innalzato sulla croce che attira e coagula a sรฉ tutti gli uomini nellโ€™amore. Chi ama gioisce che lโ€™Amato raggiunga la pienezza della sua vocazione, ciรฒ per cui รจ stato pensato e amato da Dio Padre.

A livello di progettazione salvifica originaria il Padre รจ โ€œpiรน grandeโ€ di Gesรน, Verbo incarnato che sta abbracciando nella tortuositร  delle vicende storiche la pienezza della sua missione. Gesรน preannuncia ai suoi la sua partenza dal mondo degli uomini e dal mondo chiuso alla sua persona. La modalitร  in cui avverrร  potrร  perรฒ destabilizzare piรน di un discepolo, e per questo motivo Gesรน la annuncia fin dโ€™ora, perchรฉ quando avverrร  essi rimangano saldi nella fede in lui, nel progetto misterioso dโ€™amore del Padre, sostenuti dalla protezione memoriale del Paraclito.

Amo il Padre

Il principe del mondo, cioรจ il capo oscuro e invisibile che guida e strumentalizza le forze negative ostili a Gesรน e chiuse alla sua rivelazione, โ€œvieneโ€, in un presente drammatico. รˆ lโ€™โ€œoraโ€ negativa delle tenebre e in apparenza il principe oscuro vincerร , ma non puรฒ nulla contro la valenza profonda, divina, dellโ€™amore salvifico rappresentato da Gesรน.

Bisogna che questo scontro avvenga. รˆ necessario che โ€œil mondoโ€ โ€“ cioรจ le forze ostili a Gesรน ma anche lโ€™insieme degli uomini e del creato opera di Dio โ€“ sappia quanto Gesรน ama il Padre. Bisogna che conosca quanto Gesรน abbraccia, perchรฉ condiviso fin dallโ€™eternitร , il suo piano di rivelazione del suo volto e del suo amore, che passa attraverso lโ€™innalzamento gloriosamente tragico del Figlio, Verbo del Padre. Bisogna che il mondo conosca lโ€™obbedienza del Figlio. รˆ unโ€™obbedienza fatta di corrispondenza dโ€™amore, di condivisione, di volontร  di rendere partecipi gli uomini del dialogo amoroso intratrinitario.

Gesรน obbedisce a un comando del Padre. Ma il comando รจ solo desiderio condiviso di comunione dโ€™amore allargata. Il Figlio obbedisce corrispondendo alla sua natura di recettivitร  eterna dellโ€™amore sorgivo che lo qualifica Figlio nei confronti del Padre, fonte di ogni bene.

รˆ una gara dโ€™amore, amore oneroso.

Un progetto divino che mostra la gloria di YHWH /Padre per quello che รจ.

Amore trinitario, gara a prevenirsi nel dono di sรฉ.

Commento a cura di padre Roberto Mela scj
Fonte del commento: Settimana News

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